Il movimento gravel è davvero esploso negli ultimi anni e le aziende ormai hanno in gamma modelli specifici dalle vendite consolidate. Io stesso sto provando, in questi mesi, sostanzialmente lo stesso numero di bici strada e gravel.

Provenendo dal settore road, ho dovuto fare esperienza per acquisire le conoscenze necessarie a pedalare in sella a un mezzo differente, soprattutto su terreni molto diversi rispetto all’asfalto, che si tratti di ghiaia, terra o sterrati battuti.

Molti stradisti come me si stanno avvicinando e appassionando al gravel, spinti dalla somiglianza tra le due tipologie di bici, dal senso di avventura e, non ultimo, dalle minori esasperazioni che questa “nuova” disciplina porta con sé.

Lo stile gravel è un modo di pedalare meno tecnico rispetto alla MTB e sicuramente molto attrattivo per chi rifugge le uscite in bici nel traffico e l’atmosfera, dobbiamo dirlo con onestà, spesso “da invasati” che aleggia attorno al mondo strada.

Detto ciò, il gravel è un ottimo modo per percorrere chilometri esplorando territori nuovi o semplicemente percorsi mai affrontati, con il gusto di pedalare in compagnia o in solitaria accompagnati da un senso di avventura più marcato.

Quindi, ecco i miei 10 +1 suggerimenti:

1. LA BICI GRAVEL

Una bici specifica per il gravel è senz’altro il modo migliore per approcciarsi a percorsi misti: asfalto, greenway, strade bianche, sterrati, single track e perfino facili tratti rocciosi. Inoltre, un modello dedicato è predisposto per il bikepacking, cioè è possibile montare borse, portapacchi e borracce supplementari.

La bici da gravel ha molti elementi in comune con la cugina da strada, soprattutto per la posizione in sella e la forma del manubrio. Tuttavia, montando in sella ad una bici che deve essere così versatile, ci si accorge immediatamente dell’assetto più rialzato e meno sdraiato alla ricerca della performance aerodinamica, quanto piuttosto orientato ad ottimizzare la stabilità e il comfort in sella.

L’obiettivo è consentire di pedalare per molto chilometri, alternando varie tipologie di fondo, appunto. Il telaio ha geometrie più rilassate, in particolare il tubo piantone ha un angolo maggiore, meno verticale, così da permettere una postura eretta ma anche uno smorzamento delle vibrazioni prima che vengano trasmesse a fondoschiena e schiena. Il carro posteriore è allungato rispetto a una bici road e l’angolo di sterzo è più aperto. Ne consegue un maggiore interasse tra le ruote, a vantaggio della stabilità, anche grazie al manubrio più alto e all’attacco più corto che permettono di alleggerire l’avantreno.

La soluzione migliore se ti stai avvicinando alla disciplina da neofita è sicuramente quella di sfruttare la possibilità di noleggiare la bici, potendo così provare svariati modelli e allestimenti prima di scegliere il più congeniale alle tue avventure e al tuo budget.

2. LA STRADA o IL PERCORSO

Se conosci bene la zona in cui pedali, il consiglio è di iniziare gradualmente, effettuando giri non troppo lunghi e impegnativi, così da abituarti a pedalare qualche ora in gravel. L’ideale è partecipare a una delle manifestazioni organizzate dalle molte community nate attorno a questo stile di bici: potrai così esplorare nuovi percorsi e territori, ma anche conoscere persone e stringere amicizie di pedale.

In ogni caso, non improvvisare: analizza il tipo di terreno che dovrai percorrere e il tracciato, così da capire se è adatto al tuo livello tecnico e fisico. L’ideale è pianificare i percorsi, considerando che gravel vuol dire anche scoprire nuove vie oltre la propria comfort zone. Per le tue avventure ci sono diverse applicazioni, anche gratuite, che possono aiutarti a impostare il tuo percorso: l’ideale è caricare la traccia progettata sul tuo dispositivo GPS, in modo da avere le indicazioni in tempo reale.

Foto di Claudio Riotti su una scalinata con una bici gravel

3. LA PREPARAZIONE FISICA (E MENTALE)

Un aspetto molto importante da tenere in considerazione è che in gravel si fa molta più fatica che in bici da corsa. Ecco perché vale il consiglio precedente di procedere per step, partendo con giri più brevi rispetto a quanto sei abituato a fare su asfalto. La fatica maggiore si ha soprattutto su sterrato, ovviamente, ma anche in strada poiché la bici gravel è più pesante, con coperture generose e meno scorrevoli.

Affrontando i tratti molto tecnici, simili a percorsi mtb, devi considerare che la bici non ha sospensioni, perciò prendi del tempo per abituarti al comfort minore e alla rigidità, perché possono diventare un problema se non brilli per flessibilità. Il gravel è impegnativo dal punto di vista fisico, richiede un minimo di preparazione per condurre al meglio la bici in fuoristrada e per non penalizzare il divertimento, ma soprattutto la sicurezza. I fastidi tipici di chi affronta le prime uscite in gravel sono dolori del collo e della schiena, indolenzimento di mani e braccia.

Indipendentemente dal fatto che cerchi il divertimento o la prestazione, un minimo di allenamento è richiesto. In fuoristrada scoprirai ben presto che è necessaria più forza rispetto alla bici road, richiesta inoltre spesso a impulsi, cioè in modo non costante.

Le irregolarità del terreno, infatti, obbligano a continui movimenti compensatori in cui entrano in gioco numerosi muscoli. Queste sollecitazioni sono più note a chi proviene dal mondo MTB, ma la bici gravel non ha sospensioni ed è perciò più nervosa da gestire. Ecco perché alla guida è necessaria sempre una certa dose di lucidità, sia fisica che mentale, quindi valuta il tuo livello complessivo di forma senza improvvisare uscite di molte ore se non sei preparato. In offroad la luce si spegne molto più improvvisamente rispetto alla strada…

4. L’ABBIGLIAMENTO

Va benissimo utilizzare il tuo solito abbigliamento da bici. Un aspetto da considerare ancor di più rispetto alla bici road è di portare con sé adeguati “strati extra”. Indipendentemente dalla stagione e dal percorso, devi essere preparato ad affrontare molte ore in sella e sarebbe un peccato non godersi lo spettacolo per un vestiario non adeguato. L’aerodinamica non serve, perciò non esasperarti con capi super attillati. D’altro canto, però, il consiglio è sempre di indossare abbigliamento di buon livello, soprattutto per quanto riguarda i pantaloncini ed il fondello, ma vale anche per smanicato e mantellina.

Il famoso concetto di vestirsi a strati è sempre la regola: capi leggeri, comodi e traspiranti. Non ci sono più scuse, dato che ormai tutte le aziende hanno collezioni dedicate al gravel, ergonomiche e con tasche capienti, anche sui bibs.

5. LE SCARPE E I PEDALI

Un capitolo dedicato meritano le scarpe e i pedali, incaricati di una doppia funzionalità: garantire l’adeguato trasferimento di potenza alla bici durante la pedalata ma anche permettere di affrontare dei tratti a piedi, spingendo la nostra due ruote nelle zone più impervie o tecniche.

L’ideale sono dunque i pedali a sgancio rapido abbinati ovviamente a scarpe da MTB, che consentono di camminare comodamente quando siamo costretti a scendere dalla bici, grazie alla tacchetta incassata nella suola. Con questi pedali occorre abbassare la sella di 3-4 mm rispetto alla bdc, proprio per le differenze di scarpe e tacchette. Chi affronta percorsi in cui bisogna camminare molto può optare per pedali flat, liberi, tenendo ben presente che con questa tipologia e con le scarpe specifiche per pedali flat o delle scarpe da ginnastica non si hanno le stesse prestazioni di un pedale a sgancio.

6. LE BORSE DA BIKEPACKING

Le borse a cui non rinuncio nelle mie uscite gravel, e che considero la dotazione minima indispensabile, sono la borsa manubrio e quella da telaio. Con queste due sacche posso trasportare tutto quello che mi occorre. Nella borsa frontale trovano spazio il kit per la riparazione delle forature, multitool, camere d’aria, pompa o gonfia ripara, smanicato e mantellina. I percorsi gravel sono spesso lontani dai centri abitati, per cui un imprevisto al quale non sappiamo far fronte equivale a spingere la bici a mano per lunghi tratti. Nelle uscite più lunghe serve anche portare un forcellino di scorta, un cavo del cambio e la falsamaglia della catena.

Per le borse telaio preferisco quella da top tube sopra al tubo orizzontale, in cui metto barrette e gel oltre al cellulare. Sempre meglio portare anche una powerbank di emergenza, utile per ricaricare smartphone e GPS.

Abbiamo provato le borse GiVi Bike e abbiamo realizzato un tutorial su come scegliere le borse da bike packing.

Aggiungo una borsa sottosella quando ho in programma uscite più lunghe, indicativamente sopra le sei ore. Questo set permette di portarsi tutto il necessario mantenendo le tasche della maglietta libere, a tutto vantaggio della comodità e della traspirabilità nella zona della schiena e delle spalle.

Credo che questo sia l’allestimento ideale da bikepacking per una giornata in sella, a cui potreste anche aggiungere una borsa da telaio nel triangolo principale: ce ne sono di varie dimensioni e forme e permettono di “stivare” davvero parecchi elementi aggiuntivi come cambi di abbigliamento, provviste e attrezzature elettroniche per chi ne fa uso.

Mi sento dunque di sconsigliare le borse laterali perché prevedono l’aggiunta di un portapacchi su cui installarle, quindi molto peso e ingombro laterale in più, e spesso penalizzano l’equilibrio e l’assetto della bici durante la pedalata.

Tuttavia se volete leggere un articolo a riguardo abbiamo provato le borse laterali GiVi Bike Junter da 22 litri.

7. L’ACQUA E IL CIBO

Per lo stesso motivo del punto precedente, cioè la necessità di percorrere lunghi tratti lontano dalla civiltà, bisogna prevedere opportune scorte di acqua e cibo. Personalmente utilizzo due borracce: una con acqua e l’altra con sali minerali e maltodestrine. In base alla comodità personale si potrebbe utilizzare anche uno zaino con sacca idrica, che tuttavia limita la traspirazione della schiena. Il consiglio, valido indipendentemente dalla bici che utilizziamo e dal percorso affrontato, è bere a piccoli sorsi ogni 15-20 minuti.

Come accennato in precedenza, nella borsa da telaio infilo snack, barrette e gel, che agiscono in tempi brevi e aiutano in caso di cali di energia. Nelle mie escursioni, oltre alle barrette, porto sempre del cibo solido, tipicamente panini con marmellata o miele e frutta secca.

Il G-One Overland 365 è uno degli pneumatici preferiti dal nostro tester Claudio Riotti, trovate qui l’articolo con la recensione a lungo termine di questo ottimo copertone all-round.

8. LE RUOTE E GLI PNEUMATICI

Per tutte le differenti tipologie di bici, ruote e pneumatici sono attori protagonisti. Hanno influenza diretta sulle prestazioni, ma anche e soprattutto sul feeling di guida e sulla sicurezza. I principali brand hanno in gamma modelli di ruote dedicati al gravel, in alluminio e in carbonio. Queste ultime hanno costi maggiori ma garantiscono un livello superiore in termini di rigidità, scorrevolezza e assorbimento delle vibrazioni trasmesse dal fondo irregolare. A riguardo leggi il test delle ruote Miche Graff in carbonio che abbiamo effettuato.

La scanalatura interna, ampia rispetto ai modelli strada, consente di adottare pneumatici più larghi che migliorano trazione e comfort, potendo contare su sezioni che variano da 30-32 mm a 38-45 mm, o addirittura maggiori fino a 55 mm.

Sono misure che gli stradisti guardano con circospezione, ma dobbiamo considerare che siamo in fuoristrada e le gomme moderne garantiscono prestazioni ottimali di scorrevolezza e grip in condizioni di terreno battuto potendo giovare dell’effetto galleggiamento. Inoltre, una sezione ampia offre un migliore assorbimento delle vibrazioni poiché garantisce una deformabilità maggiore rispetto ai copertoni più stretti, oltre che più grip sul terreno per via dell’impronta a terra più larga.

Per la scelta delle gomme valgono considerazioni simili alla MTB: battistrada poco accentuato nella zona centrale per terreni asciutti e compatti, così da privilegiare velocità e scorrevolezza, e tasselli leggermente più accentuati sui lati per garantire il grip in curva con bici piegata. UN esempio sono gli Schwalbe G-One RS che abbiamo testato. In caso di fondo umido o fangoso, i copertoni avranno una sezione maggiore ed un battistrada più evidente, per dare trazione e stabilità.

Chi utilizza la bici gravel tutto l’anno e affronta diverse tipologie di percorsi e terreni fa bene a dotarsi di coperture differenti a seconda della necessità.

Attenzione alla pressione degli pneumatici: abbassando i psi si ottiene una maggiore aderenza su superfici scivolose e minori vibrazioni. Se sei abituato al mondo road con copertoncini da 23-25 mm, dimenticati le 6-8 atmosfere. Il riferimento è sempre il valore consigliato dai costruttori e stampato sul fianco della copertura, ma difficilmente si superano le 2-2.5 atm (a seconda sempre della sezione dello pneumatico e del peso del ciclista), per evitare di stare in sella a un cavallo imbizzarrito. La gomma troppo gonfia infatti rende la bici nervosa e “rimbalzante” soprattutto nei tratti in discesa. L’effetto penalizzante si ha anche in salita, poiché la ruota perde di trazione a causa dell’effetto saltellamento su fondo sconnesso.

Chi utilizza le camere d’aria non deve scendere troppo con le pressioni per non rischiare le forature da pizzicate. A tal proposito, mi sento di consigliare le gomme tubeless per migliorare le sensazioni di guida fuoristrada e il divertimento. Abbiamo anche testato degli inserti per coperture gravel, andate a leggere la nostra recensione degli inserti Red Poison Evo gravel per saperne di più.

9. LA TECNICA

La preparazione tecnica è complementare a quella fisica descritta in precedenza, poiché saper guidare la bici in fuoristrada fa la differenza in termini di prestazioni ma anche e soprattutto di sicurezza.

Chi proviene dalla MTB è ovviamente più abituato a gestire il mezzo su fondo sconnesso rispetto ai “bitumari”, avendo dimestichezza con sgommate, bici di traverso e l’utilizzo ponderato del freno anteriore per evitare le scivolate. Lo stile di guida gravel deve essere rilassato: imprevisti, buche e sollecitazioni si affrontano con una presa ben salda sul manubrio ma tenendo le braccia morbide per ammortizzare le asperità, mantenendo così il controllo della bici. La conduzione deve essere fluida, soprattutto in frenata e nei cambi di direzione, bilanciando il peso. 

In discesa è importante tenere le mani in presa bassa sul manubrio per garantire la guidabilità della bici, permettendo di fare più forza sulle leve dei freni soprattutto in caso di manubrio con un flare accentuato (allargato nella parte bassa), molto consigliato. La presa è più salda rispetto alla posizione “presa alta” sulle manopole dei freni in cui a volte è sufficiente una sconnessione imprevista per far scivolare le mani. In ottica di comfort e smorzamento delle vibrazioni è utile montare un nastro manubrio con inserti in gel, o anche un attacco manubrio ammortizzato come quello che sta attualmente provando il nostro redattore Claudio Riotti e di cui a breve pubblicherà il test.

In caso di pendenze negative elevate è bene arretrare in fuorisella, stile MTB, restando sempre morbidi con le gambe ad assecondare le sconnessioni.

Fondamentale è saper leggere il terreno davanti a noi e capire in anticipo cosa fare, se scalare, frenare, cambiare marcia o presa sul manubrio: lo sguardo deve essere proiettato in avanti, ben oltre la ruota anteriore, i soliti 10-20 metri, in modo da avere tempo di scegliere le traiettorie e di leggere eventuali ostacoli o passaggi tecnici.

Il consiglio vale anche in salita, per gli stessi motivi e per decidere con anticipo il rapporto da azionare così da avere la giusta pedalata. Quando si sale, occorre fare attenzione ad alzarsi sui pedali, almeno all’inizio quando non si è ancora esperti nel bilanciare i pesi e non viene automatico assumere un assetto con braccia ben piegate e bacino che sfiora la sella. Lo scotto da pagare è la perdita di aderenza della ruota posteriore, che può portare a mettere il piede a terra con conseguente difficoltà di ripartenza su fondi difficili, che ci costringe a tratti a piedi spingendo la bici.

Decisamente meglio procedere seduti, con un rapporto agile, copiando il terreno, ammortizzando con le braccia, tenendo il tallone più basso per facilitare il grip al posteriore.

Da qui l’importanza di scegliere bene i rapporti: monocorona o doppia e cassetta pignoni vanno valutati in base ovviamente ai percorsi che si faranno maggiormente e alla propria preparazione.

Il consiglio per prendere confidenza con la salita e i fondi smossi è quello di allenarsi su pendenze attorno al 5-6%, acquisendo esperienza sulle reazioni della bici in base ai nostri movimenti. Quando aumentiamo le pendenze, l’assetto ideale prevede petto ribassato verso l’attacco manubrio e pedalata costante per non impennare. Le mani restano leggere sul manubrio per lasciare un minimo di libertà all’avantreno, in modo che non scivoli su sassi, radici, ecc.

Riguardo alla preparazione fisica abbiamo realizzato un articolo con video che ne parla nel dettaglio utilizzando dei prodotti Decathlon.

10. LA PULIZIA E LA MANUTENZIONE

Questo aspetto è spesso trascurato, per stanchezza o pigrizia. La bici, spesso ricoperta di fango e polvere al termine del nostro giro, non va lasciata sporca fino all’uscita successiva. Non pulire il mezzo ci espone a usura, rischio di rumori o peggio rotture all’utilizzo successivo e sicuramente a un decadimento accelerato dei componenti, che si traduce in spese di manutenzione.

La pulizia si effettua con acqua, spazzole e prodotti specifici, soprattutto per le parti in carbonio e per i componenti da lubrificare. La bici in ordine e pronta per l’uscita successiva ci invoglierà ancor più a pedalare.

10+1. IL DIVERTIMENTO

Il consiglio bonus, il più importante: divertiti!

Le abilità e gli accorgimenti li imparerai con il tempo: più spesso andrai in gravel e meno tempo ti servirà per conoscere la bici e la disciplina.

Il gravel ha fatto tornare la voglia di andare in bici anche a chi si era allontanato dal nostro sport a causa di situazioni esasperate o sicurezza stradale, solo per citare due dei motivi più diffusi.

È un bel modo per scoprire nuove zone, nuovi percorsi e per fare nuove amicizie. Negli eventi organizzati si respira davvero una bella atmosfera, quella che si è persa da tempo nelle granfondo su strada e, più di recente, anche in alcune competizioni MTB.

CONCLUSIONI

Con questi 10+1 punti ho cercato di dare qualche dritta a chi guarda al gravel con curiosità e interesse. Se provieni dalla bici da strada scoprirai un modo di andare in bici più nella natura, più attraente dal punto di vista dei percorsi e della sensazione di scoperta. La posizione in sella simile alla bdc e la possibilità di percorrere molti chilometri e svariate ore in sella, anche lontano dal traffico, fanno il resto.

Infine, una riflessione economica: la bici gravel è versatile. Per questo permette molte possibilità, impieghi differenti, con un unico mezzo, magari semplicemente acquistando un set supplementare di ruote e coperture in base all’utilizzo.

Gli impieghi e gli utenti potenziali sono molto ampi: dai ciclisti su strada che cercano una bici endurance, passando per i cicloviaggiatori che fanno bikepacking leggero di qualche giorno, fino ai commuter per l’utilizzo quotidiano e bike to work.

Infine, anche solo per chi vuole “passeggiare” consente di non dover scegliere tra asfalto o sterrato, potendo percorrere tracciati fino al limite della MTB.

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Foto action realizzate da Gianluca Muratore (dove segnalato): @gianlucamuratore_ph

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A proposito dell'autore

Ingegnere, fondatore di CyclingON.com e collaboratore di riviste e testate web del settore. 40 anni in bici, dall’agonismo al cicloturismo. Sempre e costantemente affascinato e innamorato del mezzo tecnico. Tester curioso e appassionato di tutte le tipologie di due ruote a pedali: bdc, gravel, mtb, e-bike. Creatore di contenuti, altrettanto curioso e appassionato, di innovazione, design, aspetti scientifici e mentali. La bici attiva un’affannata respirazione, un sospiro d’amore.