Quando ancora era impegnato in corsa, Francesco Moser era soprannominato lo “Sceriffo” per le sue doti di leadership e la sua capacità di gestire uomini ed eventi. Il trentino però, il corridore italiano più vincente di sempre nella storia del ciclismo dall’alto dei suoi 273 successi su strada, era in grado di controllare non solo compagni e gare ma anche l’inesauribile scorrere delle lancette.

Moser è stato infatti uno dei migliori interpreti delle prove a cronometro, esercizio solitario per il quale aveva una naturale predisposizione e che, nel corso dei suoi quindici anni di carriera tra i professionisti, gli ha regalato innumerevoli gioie.

Le sue imprese più grandi, quelle per cui è passato alla storia, sono sempre state legate alla sua capacità di fendere l’aria, limare secondi, abbreviare l’agonia e mulinare rapporti che lo facessero andare più veloce degli altri.

La sublimazione di queste qualità uniche è stata l’indimenticabile conquista del Record dell’Ora nel 1984, un exploit che ha fissato il nome di Moser nell’empireo del pedale rendendolo una figura riconoscibile, ascoltata e venerata ancora oggi da un gran numero di persone dentro e fuori al mondo del ciclismo.

In sostanza, con questo primato (accompagnato da molte altre indimenticabili vittorie) e grazie alla sentita rivalità con Giuseppe Saronni, “Kaiser Franz” si è affermato come uno dei più corridori più grandi di tutti tempi nonché come simbolo eterno dell’Italia ciclistica.

Uno scatto del celeberrimo ciclista Francesco Moser

Francesco Moser: gli esordi e la spinta dei fratelli

Francesco Moser nasce a Palù di Giovo, in provincia di Trento, il 19 giugno del 1951. Papà Ignazio e mamma Cecilia, pur alle prese con una famiglia numerosa composta da ben 12 pargoli, non gli fanno mai mancare attenzioni e insegnamenti importanti, allevandolo all’interno di un contesto umile e rurale.

All’età di 13 anni, nel 1964, Francesco deve affrontare assieme ai suoi tanti fratelli la perdita del capofamiglia, una figura di riferimento e di vitale per importanza per la sussistenza e la disciplina di casa Moser. Per dare concretamente una mano allora, quell’anno “Checco” abbandona la scuola e corre a lavorare la terra che fino a poco tempo prima era sorvegliata con premura dal padre.

Nel frattempo in famiglia, parallelamente al lavoro nei campi, cresce la passione per il ciclismo, una disciplina a cui prima di tutti ha deciso di dedicarsi il primogenito Aldo. Professionista dal 1954, due volte in maglia rosa al Giro d’Italia 1956 (quello della famosa tappa nella tormenta del monte Bondone), il più grande dei Moser fa presa a suon di racconti e risultati sui fratelli minori e, uno dopo l’altro, spinge all’agonismo Enzo, Diego e infine anche Francesco. A tutti loro Aldo, da buon mentore, quando arriva il momento giusto regala la prima bicicletta.

Una foto del diciottenne Moser agli esordi della sua carriera da ciclista

Il giovane “Sceriffo” la riceve tardi, a 18 anni, ma l’impatto è subito positivo. Francesco infatti si rende conto che pedalare gli viene facile e che, in maniera ancora più sorprendente, gli viene facile vincere. Sotto la supervisione tecnica di Enzo (già professionista al pari di Aldo e Diego) e con indosso la maglia della Bottegone, il ragazzo viene “svezzato” e immediatamente instradato al successo.

La sua parabola è fulminea: in pochissimo tempo Moser finisce nel giro della Nazionale azzurra e con questa ottiene prima l’argento ai Giochi del Mediterraneo di Smirne nel 1971 e poi due top ten (ottavo posto nella prova in linea, nono in quella a cronometro) alle Olimpiadi di Monaco nel 1972, risultati che inevitabilmente gli spalancano a 22 anni le porte del professionismo.

1973: lo sbarco tra i grandi

Nel 1973 quindi Francesco fa il suo esordio tra i grandi del pedale con la Filotex di Waldemaro Bartolozzi, formazione in cui curiosamente quell’anno si ritrova a pedalare al fianco di tre maestri d’eccezione: i fratelli Aldo (alla sua ultima stagione), Enzo e Diego.

Anche grazie ai loro consigli e alla loro spinta, “Checco” rompe il ghiaccio col botto vincendo allo sprint la tappa di Firenze al Giro d’Italia di quell’anno. Lo sbarco tra i pro’ dunque è di quelli significativi e molti in fretta corrono ad appuntarsi il suo nome convinti che il trentino non sarà una meteora.

La previsione è corretta e viene confermata dai numerosi successi ottenuti nel 1974 (su tutti Giro del Piemonte e Parigi-Tours) e nel 1975, anno in cui Moser si laurea per la prima volta campione italiano trionfando a Pescara, sul circuito del Trofeo Matteotti.

Francesco Moser nel 1973 pedala con la Filotex

In questo biennio Francesco prende anche le misure di alcune corse che, negli anni avvenire, lo vedranno più volte protagonista assoluto: la Parigi-Roubaix (secondo nel 1974 dietro a Roger De Vlaeminck per una maldestra caduta nel finale) e la Milano-Sanremo (braccato e battuto dopo la discesa del Poggio nel 1975 dal grande Eddy Merckx).

Il 1975 è anche l’anno della prima e unica partecipazione di Francesco al Tour de France, manifestazione dove subito si toglie lo sfizio di bruciare il Cannibale nel prologo di Charleroi e indossare la prestigiosa maglia gialla.

Mantiene il simbolo del primato per sei giorni dopo i quali, pur lasciando il palcoscenico ai big della generale, non scompare affatto nell’anonimato: a Parigi infatti arriva forte di un altro successo parziale (ad Angouleme) e soprattutto con indosso la maglia di miglior giovane.

Francesco Moser nel 1975 affianca Eddy Merckx

L’iride e la tripletta a Roubaix (77-80)

Dopo la Grande Boucle, Moser chiude una stagione superba con la prima affermazione della carriera in una classica monumento (il Giro di Lombardia), trionfo che lo porta di slancio ad affrontare un 1976 dove, oltre ai tanti primi posti e alle vittorie di peso al Giro d’Italia (sue le tappe di Varazze, Ostuni e Messina), fa man bassa di secondi posti.

Al Giro delle Fiandre (Walter Planckaert), alla Parigi-Roubaix (Marc Demeyer) e soprattutto ai Mondiali di Ostuni (Freddy Maertens) trova sempre un belga capace di fargli ingoiare un boccone amaro, una spiacevole sensazione che l’oro iridato nell’inseguimento su pista colto a fine stagione stempera solo in parte.

Per assistere a una vera e propria rivincita bisogna attendere l’anno successivo quando, dopo il successo nella Freccia Vallone, a San Cristobal (Venezuela), Moser non lascia scampo in volata al tedesco Dietrich Thurau e si laurea campione del mondo su strada.

Sfoggiando la maglia arcobaleno, nel 1978 “Checco” vive la sua stagione più prolifica di sempre conquistando, in barba alla maledizione della maglia iridata, ben 40 vittorie. Il numero è impressionante e certifica la continuità ad alto livello di un corridore le cui stimmate del campione sono già ben evidenti. La sua potenza e la sua completezza lo rendono uno dei favoriti principali in qualunque gara si presenti e lo aiutano ripetutamente a far di un sol boccone i rivali.

Francesco Moser nel 1978 veste la maglia iridata

La divisa che indossa quell’anno gli mette letteralmente le ali e contribuisce non poco nel dargli quelle energie extra per far man bassa di coppe e trofei. Tra le vittorie ottenute quella stagione spiccano il Giro di Lombardia, quattro tappe al Giro d’Italia (condite dalla maglia della classifica a unti e dal terzo posto nella generale) e soprattutto la sua prima Parigi-Roubaix, vinta con un fantastico assolo sul pavé a una ventina di chilometri dal traguardo.

La stagione però non è tutta rose e fiori.

Alle tante gioie, infatti, si alternano anche amari piazzamenti (terzo alla Liegi-Bastogne-Liegi e alla Gand-Wevelgem) e, in talune circostanze, anche sconfitte brucianti. È questo il caso del Mondiale del Nürburgring dove, dopo aver fatto la differenza sull’ultima salita (il famoso Carousel), sbaglia ad impostare la volata e viene infilato dall’unico corridore che era riuscito a resistergli: l’olandese Gerrie Knetemann.

Moser dunque fallisce la riconferma nella gara iridata e ci mette un po’ a digerire l’occasione sciupata. Nel 1979 tuttavia la delusione viene definitivamente smaltita con la vittoria alla Gand-Wevelgem e il bis alla Roubaix, sempre conquistata in solitaria.

Arriva dunque con grandi ambizioni al Giro d’Italia dove, pur vincendo tre tappe, alla fine si deve arrendere al rivale con cui ormai è stabilmente in lotta per il titolo di numero uno d’Italia: Giuseppe Saronni.

Il dualismo tra i due, reso inevitabile dai successi conseguiti da entrambi, accende la Penisola come non accadeva dai tempi di Coppi e Bartali e proprio durante la Corsa Rosa divampa con forza quando, nella puntata di “Tutti al Giro” dopo la Treviso-Pieve di Cadore, i due antagonisti si rimbeccano a lungo e molto animatamente in diretta tv.

Francesco Moser apre le braccia vittorioso

Da quel momento, Moser e Saronni si sopporteranno a malapena ma solo in un’altra occasione la loro rivalità toccherà picchi alti come quelli di quel 2 giugno 1979: al campionato italiano del 1981 i due litigheranno in corsa prendendosi a male parole reciprocamente e dando vita a un battibecco dal quale, alla fine, sarà il trentino a uscire vincitore staccando l’avversario e andando a vincere di forza la maglia tricolore.

Prima di arrivare a quel fatidico e avvincente giorno del 1981 però, lo “Sceriffo” centra un altro secondo posto al Fiandre, prosegue la sua collezione di tappe al Giro d’Italia (senza però avvicinare mai la maglia rosa finale) e, specialmente, completa la tripletta consecutiva nell’Inferno del Nord in una giornata da tregenda: a differenza degli avversari, le condizioni avverse sfiorano appena Moser che, rifilando distacchi abissali a tutti quanti, taglia il traguardo festante eguagliando il mitico Octave Lapize, l’unico prima di lui a centrare il tris di vittorie di fila tra il 1909 e il 1911.

Nei tre anni successivi, dal 1981 al 1983, il peso delle vittorie di “Checco” si affievolisce. I successi non mancano (nel complesso, sempre una ventina a stagione) ma il loro prestigio è decisamente inferiore a quello dei trionfi colti alla fine degli anni ’70. La parabola dello “Sceriffo”, priva degli exploit messi a segno in passato e in virtù della contro-ascesa di Saronni (vincitore di 27 corse tra cui il Mondiale su strada nel 1982 e autore della doppietta Sanremo-Giro d’Italia nel 1983), sembra subire una preoccupante battuta d’arresto.

Francesco Moser pedala in salita con la maglia rosa del Giro d'Italia

1984, l’anno della consacrazione

Nel 1984, all’improvviso tutto cambia: spinto da qualità mai sopite e da un orgoglio che solo i fuoriclasse hanno, Moser vive il suo anno magico conquistando risultati memorabili uno in fila all’altro. Che fosse un’annata irripetibile per “Checco” lo si capisce fin dagli albori della stagione, a gennaio, quando il trentino si regala un primato che, a prescindere dalla cancellazione postuma da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale, ne marca indelebilmente la carriera.

Moser infatti, anche per dare una sferzata di novità al suo cammino nel mondo del ciclismo, mette nel mirino il Record dell’Ora detenuto da Eddy Merckx, un 49,431 km che il nativo di Palù di Giovo decide di provare a battere agli oltre 2.200 metri di altitudine di Città del Messico.

Supportato da un’equipe altamente specializzata composta da personalità di spicco come il professore Dal Monte, Aldo Sassi, Francesco Conconi e Enrico Arcelli, Moser non trascura il benché minimo dettaglio e su una bici dal telaio aerodinamico (dotata di particolari ruote lenticolari) il 19 gennaio si lancia in un primo tentativo che subito, nonostante si tratti di semplice test su distanze parziali, si rivela vincente: 50,808 km.

Quattro giorni dopo Moser, perfettamente acclimatato, ci riprova davanti ai suoi tifosi venuti apposta dall’Italia e porta ancora più in alto l’asticella siglando un numero che passerà alla storia: 51,151 km in un’ora.

Francesco Moser trionfante al Giro d'Italia 1984

L’impresa è memorabile e rilancia con prepotenza la figura di Francesco che, una volta rientrato in Europa, continua a volare imponendosi sul traguardo della Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio e, soprattutto, vincendo la corsa dei sogni di ogni italiano: il Giro d’Italia.

Alla Corsa Rosa Moser realizza un vero e proprio capolavoro vincendo quattro tappe, difendendosi efficacemente in salita e facendo la differenza a cronometro, esercizio che nell’ultima decisiva frazione con arrivo gli consente di recuperare l’1’21” di ritardo in classifica generale da Laurent Fignon e vestirsi di rosa all’Arena di Verona.

Grazie a questo numero e in generale a un’annata irripetibile, Moser entra definitivamente nell’Olimpo delle due ruote, inserendosi di diritto nell’immaginario universale degli appassionati di ciclismo al fianco dei più grandi di ogni epoca.

Le ultime stagioni

Il trentino a questo punto è un uomo realizzato: ha centrato gli obiettivi e i traguardi che si era preposto, ha vinto tantissimo e gode dell’affetto incondizionato dei tifosi italiani e non solo.

Tuttavia, pur consapevole del fatto che ripetere i fasti 1984 sia praticamente impossibile, Moser non si ritira. A 34 anni, nel 1985, “Checco” sente che ha ancora qualcosa da dare al ciclismo e così, da campione uscente, torna al Giro d’Italia dove, complici anche i tre successi parziali, riesce a chiudere al 2° posto alle spalle del “Tasso” Bernard Hinault.

Le sue qualità di cronoman e le sue abilità sul passo gli consentono nel 1986 e nel 1987 di ritoccare il già ricchissimo palmares e arrotondare il numero di trionfi in carriera.

Il peso degli anni e la fatica palesata nelle gare dove un tempo faceva la differenza però iniziano inevitabilmente a farsi sentire e così, nel 1988, decide che è arrivato il momento di dire basta e appende la bici al chiodo: la userà, a eccezione della parentesi del 1994 in cui tenterà di rimpadronirsi del Record dell’Ora, per muoversi tra le vigne e i meleti di casa sua in Trentino, lo scenario perfetto per godersi in tutta serenità una meritata pensione ciclistica.

Francesco Moser seduto e riflessivo

Francesco Moser: il palmarès

1973: 14ª tappa Giro d’Italia (Bolsena > Firenze)

1974: Giro della Provincia di Reggio Calabria, Giro di Toscana, Gran Premio di Castrocaro Terme-Forlì, Giro dell’Umbria, Coppa Bernocchi, Giro del Piemonte, Parigi-Tours, Giro dell’Emilia.

1975: Grand Prix de Monaco, Coppa Placci, 3ª tappa Grand Prix du Midi Libre, 4ª tappa, 1ª semitappa Grand Prix du Midi Libre, Classifica generale Grand Prix du Midi Libre, Gran Premio Città di Camaiore, Trofeo Matteotti (valido come Campionato italiano), prologo Tour de France, 7ª tappa Tour de France, Giro dell’Umbria, Giro di Lombardia.

1976: Trofeo Pantalica, 2ª tappa Giro di Puglia, Classifica generale Giro di Puglia, Giro di Toscana, Giro dell’Appennino, 4ª tappa Giro d’Italia, 7ª tappa Giro d’Italia, 14ª tappa Giro d’Italia, Trofeo Matteotti, Tre Valli Varesine.

1977: Freccia Vallone, Giro di Toscana, Meisterschaft von Zürich, Giro dell’Umbria, Coppa Agostoni, Campionati del mondo prova in linea, Giro del Lazio.

1978: 2ª tappa Giro di Sardegna, Coppa Sabatini, Parigi-Roubaix, Gran Premio Industria e Artigianato 11ª tappa, 2ª semitappa Giro d’Italia, 13ª tappa Giro d’Italia, 14ª tappa Giro d’Italia, 16ª tappa Giro d’Italia, Prologo Grand Prix du Midi Libre, 3ª tappa Grand Prix du Midi Libre, prologo Tour de l’Aude,1ª tappa Tour de l’Aude, 3ª tappa Tour de l’Aude, Classifica generale Tour de l’Aude Trofeo Matteotti, Tre Valli Varesine, prologo Volta Ciclista a Catalunya, 1ª tappa Volta Ciclista a Catalunya, 3ª tappa, 2ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya, 7ª tappa, 1ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya, Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya, Giro del Lazio, Giro di Lombardia.

1979: Prologo Tirreno-Adriatico, Gand-Wevelgem, Parigi-Roubaix, Prologo Giro d’Italia, 3ª tappa Giro d’Italia, 17ª tappa Giro d’Italia, prologo Tour de l’Aude, Classifica generale Tour de l’Aude, Campionati italiani, Prova in linea, 2ª tappa Ruota d’Oro (Premio Giganplast), 3ª tappa Ruota d’Oro (Trofeo Valco), Classifica generale Ruota d’Oro, Giro del Friuli, Giro del Veneto, Giro dell’Emilia.

1980: Nizza-Alassio, prologo Tirreno-Adriatico, Classifica generale Tirreno-Adriatico, Parigi-Roubaix, prologo Giro del Trentino, 1ª tappa Giro del Trentino, Classifica generale Giro del Trentino, prologo Giro d’Italia.

1981: prologo Tirreno-Adriatico, Classifica generale Tirreno-Adriatico, 14ª tappa Giro d’Italia, Campionati italiani prova in linea, Coppa Agostoni, Giro dell’Umbria.

1982: prologo Tour de Midi-Pyrénées, Classifica generale Tour de Midi-Pyrénées, Giro di Campania, Giro di Toscana, 7ª tappa Giro d’Italia, 20ª tappa Giro d’Italia, 1ª tappa Grand Prix du Midi Libre.

1983: Milano-Torino, Giro di Campania, Trofeo Pantalica, prologo Giro del Trentino, Classifica generale Giro del Trentino, Giro del Friuli, 1ª tappa Giro di Norvegia, Classifica generale Giro di Norvegia, Milano-Vignola, Giro dell’Umbria.

1984: Milano-Sanremo, Giro dell’Etna, prologo Vuelta a España, 11ª tappa Vuelta a España, prologo Giro d’Italia,6ª tappa Giro d’Italia, 15ª tappa Giro d’Italia, 22ª tappa Giro d’Italia, Classifica generale Giro d’Italia, Cronoscalata della Futa-Memorial Gastone Nencini, Giro del Lazio.

1985: Giro dell’Etna, prologo Giro d’Italia (Verona), 19ª tappa Giro d’Italia, 22ª tappa Giro d’Italia, Giro dell’Appennino, 1ª tappa Ruota d’Oro.

1986: 4ª tappa Settimana Ciclistica Internazionale, prologo Tirreno-Adriatico, 6ª tappa Tirreno-Adriatico, Giro dell’Etna, 18ª tappa Giro d’Italia.

1987: prologo Giro del Mediterraneo, Europa G.P. Innsbruck, prologo Giro del Trentino.

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A proposito dell'autore

Ciclista milanese sempre pronto a fiondarsi verso la campagna e il mare, alla ricerca di itinerari poco battuti in cui ristorare corpo e anima. Sulla sua bici da strada ama tanto darsi all’esplorazione lenta quanto sfidare le pendenze delle montagne mitiche, teatro di quelle imprese che hanno acceso in lui una passione vivissima e totale che ogni giorno prova a trasmettere attraverso i suoi scritti.