Diciamolo, con lo spettacolo e le emozioni della Parigi-Roubaix prima e del Giro di Lombardia poi, è stata una conclusione di stagione davvero scoppiettante.

Vinte superbamente da due degli assoluti protagonisti di questo 2021, le ultime due classiche monumento in calendario (nobilitate entrambe da un campo partenti di primissimo ordine) si sono rivelate avvincenti e appassionanti, aperte ad ogni tipo di esito fino agli ultimissimi chilometri e, soprattutto, molto selettive.

Quest’ultimo aspetto, si sa, è legato all’interpretazione dell’evento da parte dei singoli corridori i quali però, possono essere portati ad approcciare in modo più o meno battagliero la corsa in base agli stimoli e agli spunti che la stessa fornisce.

A tal proposito, è bene segnalare che sia la Roubaix che il Lombardia hanno offerto due “assist” importanti agli atleti, due input essenziali che gli hanno consentito di animare le manifestazioni e scrivere così due bellissime pagine di ciclismo.

Il tocco magico della pioggia

Grazie anche (forse) al ricollocamento della corsa causa coronavirus, ad ottobre finalmente si è potuto assistere ad una versione piovosa dell’Inferno del Nord. A lungo attesa (l’ultima Roubaix bagnata era stata quella del 2002), l’acqua è tornata a caratterizzare il tracciato della classica delle pietre dando vita a uno scenario e a immagini d’altri tempi.

La pioggia ha trasformato i volti dei corridori in maschere di fango, i settori di pavé in sentieri di ghiaccio marrone, gli avvallamenti della strada in fredde piscine e le campagne in acquitrini, dando alla Roubaix un’aurea leggendaria ed eroica.

La corsa, così conciata, ha restituito al pubblico e anche a chi era in gara lo spirito autentico del ciclismo, quello che oggi come allora spinge un manipolo di coraggiosi a sfidare il caldo e il freddo, l’arsura e la pioggia, la siccità e il fango in sella al proprio velocipede per assicurarsi la gloria.

Florian Vermeersch durante la Parigi-Roubaix 2021

Uno scatto della Parigi-Roubaix 2021 presa dall’account Instagram di Florian Vermeersch.

Nel contesto difficile e peculiare della Roubaix 2021, tanti hanno saputo esaltarsi, altri invece si sono preoccupati di non affogare e portare a casa la pelle. Tra chi ha fatto corsa di testa, interpretando al meglio le difficoltà dello sconnesso tracciato della classica francese e galvanizzandosi un chilometro dopo l’altro, vi sono stati indubbiamente i primi quattro dell’ordine dell’arrivo.

Florian Vermeersch e Gianni Moscon, rispettivamente secondo e quarto sul traguardo del velodromo André-Pétrieux, sono andati in fuga nelle prime fasi di corsa ma, dimostrando sia che carattere che enorme resistenza, una volta riavvicinatosi il gruppo dei favoriti e persi molti compagni d’avventura per strada hanno continuato a credere e ad alimentare i propri sogni di vittoria occupando sempre le primissime posizioni.

Entrambi, come se avessero avuto un serbatoio extra d’energia a loro disposizione, hanno respinto l’idea di cedere alla fatica trovando modo nel finale di mettere nel mirino (senza poi centrarlo) il successo.

Il trentino della Ineos-Grenadiers, distanziati gli altri uomini della fuga del mattino, si è lanciato in una sfortunata cavalcata solitaria che forse, senza i problemi meccanici e la caduta che l’hanno appiedato, l’avrebbe portato ad alzare le braccia al cielo. Il belga della Lotto-Soudal invece, staccato da Moscon, non si è perso d’animo, concentrando tutte le sue forze per seguire il passo dei big tornati sulla sua ruota e contendergli il trionfo allo sprint.

Sonny Colbrelli durante la Parigi-Roubaix 2021

Uno scatto della Parigi-Roubaix 2021 presa dall’account Instagram di Sonny Colbrelli.

La loro storia, fatta di caparbietà e grandi gambe, si è intrecciata con quella di Sonny Colbrelli e Mathieu van der Poel, il vincitore e il grande sconfitto di giornata, che a più riprese si sono inseguiti, marcati e tallonati a vicenda in un duello che si è risolto solo in volata con la storica e insperata affermazione del bresciano, primo azzurro dai tempi di Andrea Tafi (1999) a primeggiare nell’Inferno del Nord.

Costui, sfruttando una condizione invidiabile e una consapevolezza mai avuta, ha corso da veterano la prima Roubaix della carriera affrontandola con accortezza, “fame” e determinazione, qualità queste che gli hanno permesso di non farsi sorprendere e stare sempre un passo avanti rispetto ai diretti rivali per la vittoria.

L’unico, assieme al sorprendente Vermeersch, a tenergli testa è stato il figlio di Adrie, uscito per la seconda volta questa stagione con le ossa rotte da un confronto che valeva il successo in una classica monumento. Anche questa volta van der Poel, fatta la selezione decisiva, sembrava dover conquistare facilmente la corsa ma quando è arrivato il momento di chiudere i conti, come in occasione del Giro delle Fiandre 2021, gli sono mancate le forze necessarie per depistare gli avversari.

Mathieu Van Der Poel durante la Parigi-Roubaix 2021

Uno scatto della Parigi-Roubaix 2021 presa dall’account Instagram di Mathieu Van Der Poel..

Se ad aprile era stato Kasper Asgreen, alla Roubaix è toccato a Colbrelli far ingurgitare un altro boccone amaro al poliedrico corridore di Kapellen al quale la pioggia, negli eventi importanti, non porta moltissima fortuna visto che già sotto l’acquazzone dei Mondiali di Harrogate nel 2019 la luce gli si era spenta all’improvviso mandandone all’aria le ambizioni.

Di quell’esperienza van der Poel ha certamente fatto tesoro per non farsi più trovare col motore totalmente privo di benzina, uno scenario questo che a Roubaix non si è verificato anche se il carburante era pericolosamente vicino ad esaurirsi. Trovandosi in riserva, il nipote di Poulidor ha lanciato la volata dalla miglior posizione possibile senza tuttavia poi avere la forza per portarla a termine, spia questa di come sul fondo e sulla resistenza (specie in giornate climaticamente difficili) ci sia ancora qualcosa da mettere a posto.

Forse, senza la pioggia, staremmo parlando di una sua vittoria a mani basse ma non lo sapremo mai. Quel che è sicuro è che le condizioni atmosferiche fanno parte del gioco e quelle trovate dai corridori lungo i 257 chilometri da Compiegne a Roubaix il 3 ottobre li hanno messi a dura prova, dando alla corsa una sfumatura epica e trasformando tutti i partecipanti in sporchi ma fierissimi rappresentanti della più pura bellezza delle due ruote.

Sonny Colbrelli durante la Parigi-Roubaix 2021

Uno scatto della Parigi-Roubaix 2021 presa dall’account Instagram di Sonny Colbrelli.

La durezza di un percorso sfiancante

Se a Roubaix la pioggia e la durezza delle pietre sono stati le due principali ragioni dietro ad una corsa altamente spettacolare, al Lombardia è toccato ad un percorso inedito e sfibrante svolgere un ruolo decisivo nello sviluppo e nell’esito della manifestazione.

Dopo cinque anni infatti, gli organizzatori hanno deciso di riportare l’arrivo della “classica delle foglie morte” in quel di Bergamo abbandonando gli scorci lariani e disegnando un tracciato infarcito di salite di media lunghezza che, affrontate in successione, come si prevedeva hanno creato una selezione naturale.

Un’ascesa dopo l’altra, i tanti chilometri all’insù hanno finito per pesare parecchio nelle gambe dei corridori facendo sì che solo i più talentuosi e quelli più in forma arrivassero a giocarsi il successo nel capoluogo orobico.

Adam Yates durante la Lombardia 2021

Uno scatto della Lombardia 2021 presa dall’account Instagram di Adam Yates.

In una giornata via via sempre più calda, la corsa ha perso progressivamente un protagonista dopo l’altro giungendo nei chilometri conclusivi con non più di una decina di uomini ancora in lizza per la vittoria.

Fra questi, a sottolineare la durezza di un percorso assimilabile per dislivello a quello di una buona tappa di montagna di un grande giro, sono rimasti corridori da corse a tappe come Primož Roglič, Adam Yates, Alejandro Valverde, Romain Bardet e Tadej Pogačar, tutta gente di fondo abituata a lottare sulle asperità più impegnative di Giro d’Italia, Tour e Vuelta.

Viste le difficoltà e il grande dispendio richiesto dal percorso, è bastato un solo attacco ben portato (quello del campioncino sloveno) a fare la differenza nel finale. Qui, con un’accelerazione irresistibile, Pogacar ha salutato la compagnia ma, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, non è riuscito ad arrivare a Bergamo in solitaria.

Tadej Pogacar durante la Lombardia 2021

Uno scatto della Lombardia 2021 presa dall’account Instagram di Tadej Pogacar.

Su di lui, dando sfoggio di una motivazione superiore e di una gamba imperiosa, è rientrato successivamente l’enfant du pays Fausto Masnada il quale, in maniera simile a Vermeersch e Moscon alla Roubaix, è arrivato a contendere il successo al ben più qualificato rivale che però, purtroppo per lui, in volata non gli ha dato scampo.

Pogacar è riuscito così ad iscrivere ancor di più il suo nome nella leggenda, diventando a soli 23 anni l’unico con il “Cannibale” Eddy Merckx a conquistare nella stessa stagione Liegi-Bastogne-Liegi, Tour de France e Lombardia. Masnada invece si è dovuto accontentare di un’onorevole seconda piazza ottenuta con la spinta della sua gente che, lungo il passaggio in città alta, ha incitato lui e gli altri partecipanti dando vita a una coloratissima cornice di pubblico.

Proprio quest’ultimo aspetto, alla pari di un percorso più duro di quello che ha visto negli ultimi anni il Lombardia concludersi a Como, potrebbe portare RCS e il comitato organizzatore a confermare il tracciato 2021 anche per l’anno prossimo, una decisione questa che verrà presa nei prossimi mesi dopo aver fatto le valutazioni del caso.

Fausto Masnada durante la Lombardia 2021

Uno scatto della Lombardia 2021 presa dall’account Instagram di Fausto Masnada.

Pur allontanandosi da alcuni dei luoghi che più hanno segnato la storia della classica lombarda, la manifestazione non ha perso eccessivamente in spettacolarità regalando un vincitore di tutto rispetto e uno sviluppo tutto sommato apprezzato.

Certo, magari sarà il caso di apportare alcuni aggiustamenti nel disegno generale, ma il tracciato bergamasco per quanto visto merita sicuramente una riproposizione a breve termine per capirne appieno le potenzialità e considerare magari di alternarlo stabilmente con il più classico percorso comprendente Ghisallo, Sormano (con o senza Muro), Civiglio e San Fermo della Battaglia.

A proposito dell'autore

Ciclista milanese sempre pronto a fiondarsi verso la campagna e il mare, alla ricerca di itinerari poco battuti in cui ristorare corpo e anima. Sulla sua bici da strada ama tanto darsi all’esplorazione lenta quanto sfidare le pendenze delle montagne mitiche, teatro di quelle imprese che hanno acceso in lui una passione vivissima e totale che ogni giorno prova a trasmettere attraverso i suoi scritti.