Il Giro del Delfinato, meglio conosciuto anche con il nome di Critérium du Dauphiné, è una corsa a tappe storica facente parte del circuito UCI World Tour. La competizione si svolge a giugno prima del Tour de France e si snoda attraverso la regione del Delfinato, nel sud-est della Francia.
Appuntamento importantissimo per coloro che intendono vincere o puntare al podio della Grande Boucle, è caratterizzato da frazioni mosse e montuose particolarmente dure e ricche di asperità. Tra le grandi montagne affrontate negli anni dalla gara si possono infatti citare il Mont Ventoux, il Col du Galibier o il Col de la Chartreuse, salite leggendarie del Tour.
Negli ultimi anni, per aumentare l’incertezza del risultato finale, vengono inserite una cronometro a squadre o individuale all’interno del percorso in programma.
Il Calendario UCI e le maglie di leader
Nel 1990 la gara viene assegnata alla categoria UCI 2.HC mentre bisogna attendere il 2005 per la sua comparsa all’interno del circuito UCI Pro Tour. Dal 2011, causa il cambio di denominazione, il Critérium du Dauphiné rientra a far parte del prestigioso calendario UCI World Tour.
La competizione prevede quattro maglie di leader in funzione delle diverse classifiche. Il simbolo del primato in classifica generale è la famosa maglia gialla mentre quella verde, introdotta nel 1955, è la più ambita tra i velocisti.
Gli scalatori si contendono invece la famosa maglia blu a pois bianchi che contraddistingue l’atleta con il maggior numero di punti conquistati sui Gran Premi della Montagna.
Il primato della speciale graduatoria riservata ai giovani, cioè a coloro di età inferiore ai 25 anni, è la maglia bianca.
1947: la nascita del Giro del Delfinato
Il Giro del Delfinato viene inaugurato nel 1947, pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Georges Cazaneuve, membro del consiglio di amministrazione del giornale La Dauphiné libéré, si adopera per dare vita a una prestigiosa gara ciclistica.
Il ciclismo a quei tempi era uno sport molto popolare in Francia e la nuova corsa a tappe in programma prima dell’evento più atteso dell’anno, il Tour, viene accolta con molto entusiasmo da pubblico e corridori.
La competizione prende il nome dalla testata giornalistica di Grenoble e viene presentata al mondo con il nome di Critérium du Dauphinè libèrè. Il polacco Edward Klabiński si aggiudica l’edizione inaugurale davanti al francese Gino Sciardis e all’italiano Fermo Camellini.
Dal 1948 al 1960: il dominio francese e i successi di Nello Lauredi e di Louis Bobet
Dopo aver concesso la vittoria ad uno straniero durante la prima edizione, i ciclisti transalpini si riprendono il Critérium du Dauphinè libèrè e salgono regolarmente sul gradino più alto del podio dal 1948 al 1960.
L’unico che riesce ad interrompere questa serie di successi francesi è il belga Alex Close che vince la competizione nel 1956, lasciandosi alle spalle due atleti di casa. In merito alle vittorie dei “galletti”, nel 1948 è Edouard Fachleitner a conquistare la corsa, mentre l’anno successivo ci pensa Lucien Lazaridès.
È poi il turno di Nello Lauredi che, in maglia Helyett-Hutchinson, domina per due anni consecutivi (1950 e 1951), lasciando poi spazio a Jean Dotto (1952) e a Lucien Teisseire (1953) prima di tornare ad affermarsi nel 1954: lui è il primo detentore del record di tre successi al Giro del Delfinato.
Nel 1955, il leggendario Louison “Louis” Bobet capisce che questa nuova corsa a tappe può essere un valido allenamento per la preparazione della Grande Boucle; decide quindi di parteciparvi, imponendosi davanti a tutti.
Pochi mesi dopo conquista anche l’ultimo dei tre Tour de France della sua carriera, andando ad aggiungere un altro trofeo al ricco palmarès che conta un campionato del mondo, una Parigi-Roubaix, un Giro delle Fiandre e una Milano-Sanremo.
Dopo la “défaillance” del 1956, quando emerge il belga Alex Close, negli anni seguenti gli atleti francesi piegano i propri avversari a colpi di pedali. Marcel Rohrbach, Louis Rostollan, Henry Anglade e Jean Dotto sono, rispettivamente, i vincitori dal 1957 al 1960.
Dal 1961 al 1974: le vittorie dei campioni Anquetil, Poulidor, Ocaña e Merckx
Il 1961 vede il primo successo di un britannico al Critérium du Dauphiné: Brian Robinson. L’anno successivo invece è il francese Raymond Mastrotto a aggiudicarsi la classifica generale, lui che per tre anni consecutivi (dal 1959 al 1961) aveva sfiorato la vittoria piazzandosi secondo.
Jacques Anquetil, passato alla storia per aver vinto cinque Tour de France e tutti i Grandi Giri (Tour, Giro e Vuelta), domina questa corsa nel 1963 e nel 1965, mentre nel 1964 è lo spagnolo Valentin Uriona a imporsi. Quello stesso anno Anquetil si dedica totalmente alla conquista del Giro d’Italia e della Grande Boucle compiendo un’impresa storica, riuscita prima di lui solo a Fausto Coppi, “il più grande”.
Nel 1966 e nel 1969 il campione Raymond Poulidor supera i suoi diretti avversari e sale sul gradino più alto del podio. Prima dell’interruzione della manifestazione avvenuta negli anni 1967 e ’68, il francese, che nel suo curriculum vanta diversi successi tra cui la vittoria della Classicissima di Primavera, del Giro delle Fiandre e di una Vuelta a España, nonché diversi piazzamenti ai mondiali su strada, si regala anche la piazza d’onore al Giro del Delfinato nel 1964 e nel ’65, giungendo a un passo dalla prima posizione.
Dopo la sospensione della competizione, la gara cambia nome assumendo per qualche anno la denominazione di Circuit de Six Provinces, prima di tornare al titolo originale.
È proprio in questi anni che inizia una diatriba tra la testata giornalistica di Grenoble e l’ASO (Amaury Sport Organization), il gruppo francese responsabile anche di Tour de France e Parigi-Nizza, per l’organizzazione dell’evento. Bisogna aspettare il 2010 per risolvere questa questione e vedere affidata strutturazione e programmazione dell’avvenimento all’ASO, la quale opta per la denominazione che tutti conosciamo: Critérium du Dauphinè.
Luis Ocaña, lo spagnolo che vinse 110 tappe nella sua carriera raggiungendo uno storico record di cinque podi alla Vuelta, ottiene il successo nella corsa per tre anni “quasi consecutivi” (1970, ’72 e ’73).
La serie viene infatti interrotta da niente meno che dal “Cannibale”: Eddy Merckx batte i suoi rivali nel 1971, anno superlativo in cui, tra l’altro, conquista anche la Milano-Sanremo, la Liegi-Bastogne-Liegi, il Lombardia, il Tour de France e il campionato mondiale su strada. Il soprannome del belga, probabilmente il più forte ciclista di tutti i tempi, deriva dalla sua voglia di vincere sempre: voglia ampiamente dimostrata dalle 455 vittorie conseguite tra i professionisti.
Il 1974 invece sorride a Alain Santy, un ciclista francese la cui breve carriera non trova gloria.
Dal 1975 al 1985: i due Bernard e i primi “extra-europei”
Dal 1975 al 1982 continuano i successi dei “cugini” francesi che vincono il Giro del Delfinato con due atleti che portano il nome di Bernard.
Nel 1975 e nel ’76 infatti si impone Bernard Thévenet, vincitore di due Tour de France, mentre nel 1977, nel ’79 e nel ’81 la scena è dominata da Bernard Hinault, altro recordman della competizione. Hinault, soprannominato le Blaireau (il Tasso), è quel fuoriclasse che è riuscito a vincere per almeno due volte tutti i Grandi Giri a tappe: cinque Tour, tre Giri e due Vuelta. È stato l’unico nella storia insieme ad Anquetil e Froome a centrare l’accoppiata Tour-Vuelta nello stesso anno e, in mezzo a tutti questi record, risaltano anche vittorie alla Parigi-Roubaix, al Lombardia, alla Liegi-Baston-Liegi e un oro ai campionati del mondo di Sallanches.
Il 1975 è l’unico anno in cui un italiano si avvicina alla conquista della corsa: Francesco Moser giunge secondo, alle spalle di Bernard Thévenet.
Tra il potere ciclistico dimostrato dai due Bernard si inseriscono il belga Michel Pollentier e l’olandese Johan van der Velde che conseguono la prima posizione nella generale rispettivamente nel 1978 e nel 1980.
L’ultimo trionfo dei corridori di casa, prima di lasciare spazio a primatisti venuti da paesi non europei, risponde al nome di Michel Laurent. Dopo di lui infatti sono lo statunitense Greg Le Mond, vincitore di tre Tour e di due campionati mondiali in linea, il colombiano Martín Ramírez e l’australiano Phil Anderson, venuto in Europa a caccia di classiche, a salire sul gradino più alto del podio al Critérium du Dauphiné, rispettivamente nel 1983, ’84 e ’85.
Dal 1986 al 2000: i podi di Mottet, Herrera, Dufaux e Indurain
Charly Mottet, ex pistard francese, si dedica al ciclismo strada raccogliendo, oltre ad un secondo posto al Giro dietro a Gianni Bugno, un primo posto alla Classica delle Foglie Morte e un argento ai mondiali di Colorado Springs nel 1986. Successi prestigiosi li ottiene anche al Critérium du Dauphinè dove vince, in aggiunta ad alcune tappe, la classifica generale per ben tre volte (1987, 1989, 1992), andando ad aggiungersi ai precedenti recordman della competizione.
Negli anni 1988 e ’91 la corsa transalpina trova un altro protagonista: Luis Herrera, atleta spagnolo che riesce a conquistare la classifica di miglior scalatore in tutti e tre i Grandi Giri, unitamente a una Vuelta a España. Nel 1990 invece è il britannico Robert Millar ad avere la meglio.
Il biennio 1993-94 viene dominato dallo svizzero Laurent Dufaux che cede il posto, nel biennio successivo, a “sua maestà” Miguel Indurain, accasato alla Banesto. Il passista-scalatore spagnolo ha un palmarès davvero speciale: unico ad aver vinto cinque Tour de France consecutivamente, millanta una doppia accoppiata vincente Giro-Tour e autorevoli successi nelle prove contro il tempo, tra cui un oro alle olimpiadi di Atlanta e una medaglia iridata ai mondiali di Duitama.
Dal 1997 al 2000 i vincitori dell’evento cambiano continuamente: prima il tedesco Udo Bölts, poi il “galletto” Armand de Las Cuevas seguito dal celebre kazako Aleksandr Vinokurov, in seguito general manager del team Astana, e infine lo statunitense Tyler Hamilton.
Dal 2000 al 2010: Armstrong, lo scandalo del doping e i trionfi iberici
Il 2001 sorride al corridore di casa Christophe Moreau che si impone davanti a tutti, ripetendosi poi nel 2007.
Gli anni successivi sono caratterizzati dalle vittorie di Lance Armstrong (2002 e 2003) e Levi Leipheimer (2006) che vengono però condannati per doping dall’USADA nell’ottobre del 2012. Le sanzioni prevedono la cancellazione di tutti i titoli e i piazzamenti degli atleti coinvolti nello scandalo ciclistico peggiore della storia. I due sopracitati rimangono così esclusi dall’albo d’oro del Giro del Delfinato.
Il nuovo millennio è però pieno di risultati positivi e puliti. In particolare sono gli spagnoli a comandare la scena: i successi degli scalatori dell’Euskaltel-Euskadi Iban Mayo (2004) e Iñigo Landaluze (2005) segnano l’inizio di un periodo particolarmente florido per la regione iberica.
Momento di gloria che continua con la conquista del Critérium du Dauphiné da parte del murciano Alejandro Valverde, campione del mondo di Innsbruck 2019. Il Bala, considerato uno dei migliori ciclisti della sua generazione grazie alla capacità di vincere sia le prestigiose classiche sia tutti i Grandi Giri, trionfa nella corsa a tappe francese per due anni consecutivi, nel 2008 e nel 2009, vestendo i colori del team Caisse d’Epargne.
L’anno seguente è invece contraddistinto dall’unico successo sloveno della competizione: Janez Brajkovic riesce, a sorpresa, nell’incredibile impresa di lasciarsi alle spalle Alberto Contador e Tejay van Garderen.
Dal 2011 a oggi: la supremazia del Team Sky e i tentativi degli australiani
La corazzata britannica del Team Sky ha monopolizzato, negli ultimi anni, tutte le corse a tappe a cui ha partecipato, rendendole a volte anche noiose da seguire. Lo stesso è ovviamente successo anche per il Giro del Delfinato, spesso sfruttato come trampolino di lancio in vista dell’evento più ambito dalla squadra di Dave Braislford: la Grande Boucle.
La dominazione del Critérium du Dauphinè inizia con due vittorie di Sir Bradley Wiggins (2011 e ’12), continua con i tre successi di Chris Froome (2013, ’15 e ’16) e si conclude, con l’ultima edizione del 2018, con un meritato trionfo di Geraint Thomas. A conferma di quanto detto sopra, i tre inglesi hanno poi indossato la maglia gialla a Parigi sugli Champs Elysées qualche mese dopo aver conquistato la generale del Delfinato.
A mettere i bastoni tra le ruote del Team Sky ci hanno provato in tanti ma gli unici riusciti a salire sul gradino sul podio nell’ultimo decennio sono lo statunitense Andrew Talansky (2014) e il danese Jakob Fuglsang (2017), vincitore della Liegi-Baston-Liegi 2019.
Tra i vari tentativi di conquista della corsa è giusto sottolineare quelli degli atleti australiani che dal 2007 ad oggi hanno ottenuto solo piazzamenti, comunque sul podio. Il più sfortunato è sicuramente Cadel Evans: quattro volte secondo e una terzo.
Nel 2012 ci ha provato anche il famoso cronoman Michael Rogers (tre volte campione iridato nelle corse contro il tempo) ma si è dovuto accontentare della piazza d’onore, davanti proprio al suo connazionale Evans.
L’ultimo in ordine cronologico ad ambire alla vittoria è il tasmaniano Richie Porte che però raccoglie solamente due secondi posti.
Albo d’Oro
Il record di tre vittorie spetta a Nello Lauredi, Luis Ocaña Luis, Bernard Hinault, Charly Mottet e Chris Froome mentre nessun italiano è mai riuscito a conquistare la classifica generale nelle 70 edizioni disputate finora.
Le statistiche per nazione del Giro del Delfinato sottolineano come è la Francia a dominare incontrastata con 30 successi, seguita da Spagna (10) e Regno Unito a completare il podio (8).
Quarto posto a pari merito per Belgio, Colombia, Stati Uniti e Svizzera con 3 vittorie ciascuno.
Infine un unico trionfo per sette stati: Australia, Danimarca, Germania, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia.
Ecco l’Albo d’Oro completo del Giro del Delfinato:
Anno | Vincitore | Secondo | Terzo |
1947 | ![]() |
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1948 | ![]() |
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1949 | ![]() |
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1956 | ![]() |
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Giro del Delfinato: le fonti ufficiali
Si può consultare il sito ufficiale del Critérium du Dauphinè per ulteriori informazioni sulla storia, sul percorso e sui campioni che hanno reso celebre la corsa a tappe francese.