Dai trionfi degli anni ’20 al podio sfiorato da Nibali, passando per Guerra, Coppi, Baldini, Adorni, Basso e tanti altri protagonisti più o meno recenti del nostro speciale dedicato alla storia della nazionale italiana maschile professionisti ai campionati mondiali di ciclismo su strada in linea.

Vogliamo ricordare alcuni momenti decisivi per i nostri colori a partire dagli albori fino all’edizione di Ponferrada 2014.

Su ottantuno edizioni disputate, l’Italia ha conquistato ben 55 medaglie, di cui 19 d’oro, 20 d’argento e 16 di bronzo, riuscendo addirittura a realizzare una tripletta durante l’edizione d’apertura nel 1927, quando il leggendario Alfredo Binda alzò le braccia al cielo in solitudine, precedendo sul traguardo di Nürburgring Costante Girardengo e Domenico Piemontesi di 7’15” e 10’51”, senza scordare la quarta piazza di Gaetano Belloni a 11’38”.

Da allora, nessuna nazione avrebbe mai più monopolizzato il podio, mentre le emozioni non sarebbero mancate sin dagli anni successivi.

Il ct Davide Cassani in azzurro

Il ct Davide Cassani in azzurro (facebook)

Alfredo Binda e Learco Guerra campionissimi: le edizioni tra il 1927 e il 1938

Detto del dominio della prima stagione, tra il 1928 e il 1929 ci saremmo dovuti inchinare alla classe del belga Georges Ronsse, già trionfatore alla Liegi e alla Roubaix, che nella seconda occasione avrebbe preceduto due fuoriclasse quali il lussemburghese Nicolas Frantz e lo stesso Binda.

Binda che nel 1930 si sarebbe preso una splendida rivincita a Liegi, sconfiggendo “La locomotiva umana” Learco Guerra e proprio Ronsse, mentre a Copenaghen 1931 sarebbe stata l’ora del magnifico Guerra, seguito dal tris di Binda, per 15″ davanti a Remo Bertoni, a Roma 1932 dinnanzi agli estasiati dirigenti del partito fascista, abili sfruttatori dello sport all’interno della propria macchina di propaganda.

Dopo tanti fasti, avremmo invece subito solo amarezze fra il 1933 e il 1938, escluse le piazze d’onore per Guerra nel 1934 alle spalle del giovane belga Karel Kaers al termine di una volata e per Aldo Bini nel 1936.

Dalla vergogna di Valkenburg tra Coppi e Bartali alla furia di Ercole Baldini: le edizioni tra il 1946 e il 1959

A causa della devastante guerra che avrebbe segnato profondamente la storia dell’umanità, la manifestazione venne annullata tra il 1939 e il 1945, riprendendo poi nel 1946 a Zurigo. Dopo il terzo trionfo di Binda, avremmo dovuto attendere ben ventuno anni prima di rivedere il tricolore sventolare sui cieli iridati quando Fausto Coppi esultò a Lugano nel 1953.

Ma, cinque stagioni prima rispetto al successo svizzero, il Campionissimo di Castellania si rese compartecipe dell’episodio meno luminoso della propria carriera assieme a Gino Bartali. Difatti, il 22 agosto 1948 a Valkenburg, i due migliori corridori al mondo si guardarono per buona parte della gara, ritirandosi prima del traguardo quando ormai la vittoria era stata compromessa.

A causa di quella condotta, entrambi subirono una squalifica di un mese da parte della federazione italiana con la seguente motivazione: «Dimentichi dell’essere loro affidato di tenere alto il prestigio italiano, soggiacendo ad antagonismo personale, si sottraevano alla competizione suscitando l’unanime riprovazione degli sportivi».

Mentre Ginettaccio avrebbe raccolto ben poco anche in seguito, Fausto colse il bronzo a Copenaghen 1949 alle spalle degli eccelsi Rik Van Steenbergen e Ferdi Kübler, mentre a Varese 1951 i nostri prodi Fiorenzo Magni e Antonio Bevilacqua sarebbero stati preceduti allo sprint solo dallo stesso Kübler.

Poi, il 30 agosto 1953 sarebbe giunto il capolavoro dell’Airone piemontese (Coppi), mentre cinque anni più tardi avrebbe primeggiato a Reims l’olimpionico Ercole Baldini, rifilando 2’09” a Louison Bobet e ben 3’47” ad André Darrigade, con Coppi diciassettesimo alla propria recita conclusiva.

Infine, a Zandvoort 1959, vi fu l’argento di Michele Gismondi, che si dovette inchinare solo a Darrigade dopo una sfida durata oltre 7h30′ sul percorso olandese di 292 km.

Il mito di Vittorio Adorni a Imola e le medaglie di Nino Defilippis e Michele Dancelli tra il 1960 e il 1969

Nonostante qualche acuto nostrano, il periodo del Dopoguerra fu un assoluto terreno di caccia per il Belgio. Tra il 1960 e il 1969, il team belga vinse quattro iridi grazie a Rik Van Looy (1960 e 1961), Benoni Beheyt (1963) ed Eddy Merckx (1967), mettendo in carniere tanti altri podi, mentre i nostri si dovettero accontentare solo di qualche briciola, anche se …

Dopo i secondi posti di Nino Defilippis nel 1961 e di Vittorio Adorni nel 1964, il nostro pubblico era in fremito per l’edizione casalinga di Imola 1968, dove però il “Cannibale” Eddy Merckx sembrava difficilmente battibile.

Inoltre erano presenti altri big stranieri quali Luis Ocaña, Raymond Poulidor, Joaquim Agostinho, Rik Van Looy, Herman Van Springel e Jacques Anquetil, a cui la nostra formazione oppose Felice Gimondi, Michele Dancelli, Franco Bitossi, Vito Taccone, Gianni Motta, Franco Balmamion e proprio Adorni (oltre a Carletto, Colombo e De Pra).

Dopo poche battute, un gruppetto si portò al comando e a circa 90 km Adorni sferrò l’attacco decisivo, giungendo al traguardo imolese con un vantaggio di 9’50” su Van Springel e 10’18” su Dancelli che, a sua volta, si mise dietro Bitossi (4°), Taccone (5°) e Gimondi (6°). Un trionfo!

In realtà, il distacco più ampio di sempre tra i primi due classificati risale al 1928, quando Ronsse distanziò Nebe di 19’43”.

L’anno successivo, Dancelli si confermò terzo a Zolder, terra promessa azzurra un po’ di anni dopo.

Marino Basso, Felice Gimondi e Francesco Moser d’oro, Bitossi e Battaglin piangono ancora: dal 1970 al 1979.

Tra il 1968 e il 1973 l’Italia ebbe sempre almeno un proprio rappresentante sul podio e il bronzo e l’argento nel biennio 1970 – 71 a opera di Gimondi furono il prologo a uno dei momenti più emozionanti della nostra storia sportiva, cioè gli ultimi metri della prova di Gap nel 1972.

In terra francese, Franco Bitossi attaccò a circa 3 km dal traguardo e quando Cyrille Guimard partì per lo sprint, rimasero tutti con il fiato sospeso. Ma, improvvisamente, sbucò come un fulmine l’altro azzurro Marino Basso, il quale travolse le velleità di Merckx (4°) e Guimard (3°), andando a riprendere quasi sulla linea lo sfinito compagno, alla fine d’argento.

Poi, nel 1973, il corridore più amato in Italia dai tempi di Coppi e Bartali coronò la propria carriera con un successo incredibile a Barcellona, sul circuito del Montjuïc. Felice Gimondi non avrebbe mai pensato di poter trionfare in quell’occasione, essendo arrivato alla volata conclusiva con due treni quali Freddy Maertens e Merckx, ma prima quest’ultimo commise un errore tattico e poi l’altro si impiantò improvvisamente, tirando lo sprint al nostro beniamino.

Alla fine, l’ordine d’arrivo vide Gimondi primo, su Maertens, Ocaña e Merckx.

Tre anni più tardi, Maertens si rifece a Ostuni, dove Francesco Moser e Tino Conti chiusero secondo e terzo, mentre lo stesso Moser risultò vincitore nel 1977 a San Cristóbal, in Venezuela, precedendo in volata il tedesco occidentale Dietrich Thurau e di 1’19” l’eterno Bitossi, con Gimondi undicesimo al proprio ultimo atto.

Nel 1978 Moser si arrese invece solo all’olandese Gerrie Knetemann (il nemmeno ventunenne Giuseppe Saronni terminò quarto), mentre nel 1979 Valkenburg ci fu nuovamente amara a causa delle scorrettezze allo sprint di Thurau (poi 2°) e Jan Raas (1°), i quali fecero cadere a terra un Giovanni Battaglin (6°

) lanciato verso il titolo.

La fucilata di Saronni e le gioie del ct Alfredo Martini con Argentin e Fondriest: dal 1980 al 1989

La nazionale italiana è stata guidata da Alfredo Martini dal 1975 al 1997, vincendo sei ori, sette argenti e sette bronzi. Per il leggendario ex corridore toscano, terzo al Giro d’Italia nel 1950, l’apice venne raggiunto a Goodwood nel 1982, quando Giuseppe Saronni annichilì i rivali con uno scatto di devastante potenza nei pressi del traguardo. Greg Lemond e Sean Kelly si poterono solamente inchinare.

In precedenza, erano giunti due fantastici argenti per merito di Gianbattista Baronchelli nel 1980 e dello stesso Saronni nel 1981, mentre tra il 1984 e il 1988 salimmo ininterrottamente sul podio grazie a Claudio Corti (2° nel 1984), Moreno Argentin (3° nel 1985, 1° nel 1986, 2° nel 1987), Saronni (3° nel 1986) e Maurizio Fondriest (1° nel 1988).

Gianni Bugno bicampione, Chiappucci, Pantani e Bartoli sul podio: dal 1990 al 1999

Nella storia iridata, Gianni Bugno è stato il penultimo a primeggiare per due anni di fila, eguagliando il record di Ronsse, Van Steenbergen e Van Looy, poi raggiunto pure da Paolo Bettini.

Già terzo nel 1990, il lombardo trionfò a Stoccarda 1991 e a Benidorm 1992, mentre il suo grande rivale Claudio Chiappucci chiuse secondo ad Agrigento nel 1994.

Quindi, sul durissimo percorso di Duitama 1995 Marco Pantani portò a casa un bronzo, sconfitto dagli spagnoli Abraham Olano e Miguel Indurain, mentre il toscano Michele Bartoli salì a sua volta sul gradino più basso nel 1996 e nel 1998.

Mario Cipollini, Paolo Bettini e Alessandro Ballan negli anni di coach Franco Ballerini: dal 2000 al 2014

Dopo l’argento di Paolo Bettini a Lisbona 2001, quando il suo compagno al team Mapei Paolo Lanfranchi tirò il gruppo all’inseguimento dell’altro azzurro Gilberto Simoni nel finale, la nazionale guidata da Franco Ballerini si compattò attorno a Mario Cipollini a Zolder nel 2002.

Re Leone, guidato magistralmente dal proprio treno, sconfisse i fortissimi Robbie McEwen ed Erik Zabel, riportandoci all’oro dieci anni dopo rispetto a Bugno nel 1992.

In seguito, dopo l’amaro quarto posto ottenuto da Bettini nel 2003, il bronzo di Luca Paolini a Verona nel 2004 e il fallimentare 2005, giunse la doppietta consecutiva proprio a opera di Paolo Bettini, già campione olimpico ad Atene 2004. A Salisburgo 2006, il Grillo precedette Zabel e Alejandro Valverde in un finale da batticuore, mentre a Stoccarda 2007 batté Aleksandr Kolobnev e Stefan Schumacher.

Infine, le ultime medaglie tricolori sono state conquistate da Alessandro Ballan e Damiano Cunego, rispettivamente primo e secondo a Varese 2008, con Davide Rebellin quarto. Allo scatto bruciante di Ballan, gli altri due italiani non reagirono per evitare di riportargli sotto il temibile danese Matti Breschel, poi nettamente sconfitto da Cunego in volata.

Dopodiché, in seguito alla scomparsa di Ballerini, sarebbe divenuto commissario tecnico Paolo Bettini.

Sotto la sua guida sarebbero giunte le quarte piazze di Filippo Pozzato a Geelong 2010 e di Vincenzo Nibali a Toscana 2013, edizione dal fascino incredibile in cui il siciliano perse la volata per il bronzo dall’iberico Valverde, mentre più avanti Joaquim Rodríguez riuscì a farsi beffare in modo incredibile dal portoghese Rui Costa.

Nel 2014, al mondiale di esordio da ct per Davide Cassani (da corridore 7° a Renaix 1988 e 9° a Stoccarda 1991), il coraggioso Alessandro De Marchi si è messo in luce nel finale, ma nulla ha potuto contro l’attacco vincente del polacco Michal Kwiatkowski in quel di Ponferrada. Con Fabio Aru e Vincenzo Nibali nelle retrovie, il migliore è stato Sonny Colbrelli, tredicesimo dopo un buon finale di stagione.

Damiano Cunego ai mondiali di ciclismo a Varese 2008

Damiano Cunego ai mondiali di ciclismo a Varese 2008 (facebook)

Azzurri sul podio ai mondiali di ciclismo su strada

1927: 1° Alfredo Binda, 2º Costante Girardengo, 3º Domenico Piemontesi

1929: 3° Alfredo Binda

1930: 1° Alfredo Binda, 2º Learco Guerra

1931: 1° Learco Guerra

1932: 1° Alfredo Binda, 2º Remo Bertoni

1934: 2° Learco Guerra

1936: 2° Aldo Bini

1949: 3° Fausto Coppi

1951: 2° Fiorenzo Magni, 3º Antonio Bevilacqua

1953: 1° Fausto Coppi

1958: 1° Ercole Baldini

1959: 2° Michele Gismondi

1961: 2° Nino Defilippis

1964: 2° Vittorio Adorni

1968: 1° Vittorio Adorni, 3º Michele Dancelli

1969: 3° Michele Dancelli

1970: 3° Felice Gimondi

1971: 2° Felice Gimondi

1972: 1° Marino Basso, 2º Franco Bitossi

1973: 1° Felice Gimondi

1976: 2° Francesco Moser, 3º Tino Conti

1977: 1° Francesco Moser, 3º Franco Bitossi

1978: 2° Francesco Moser

1980: 2° Gianbattista Baronchelli

1981: 2° Giuseppe Saronni

1982: 1° Giuseppe Saronni

1984: 2° Claudio Corti

1985: 3° Moreno Argentin

1986: 1° Moreno Argentin, 3º Giuseppe Saronni

1987: 2° Moreno Argentin

1988: 1° Maurizio Fondriest

1990: 3° Gianni Bugno

1991: 1° Gianni Bugno

1992: 1° Gianni Bugno

1994: 2° Claudio Chiappucci

1995: 3° Marco Pantani

1996: 3° Michele Bartoli

1998: 3° Michele Bartoli

2001: 2° Paolo Bettini

2002: 1° Mario Cipollini

2004: 3° Luca Paolini

2006: 1° Paolo Bettini

2007: 1° Paolo Bettini

2008: 1° Alessandro Ballan, 2º Damiano Cunego

 

Per maggiori informazioni, consulta:

“Almanacco del ciclismo 2015” di Davide Cassani, Gianni Marchesini editore
https://richmond2015.com/
https://www.uci.ch/
https://www.federciclismo.it/it/

Gli azzurri presenti a Richmond 2015: strada.bicilive.it/eventi/gare/azzurri-mondiali-richmond-2015

A proposito dell'autore

Ha gareggiato per diverse stagioni nel mondo dell'atletica leggera come velocista prima di dedicarsi al ciclismo amatoriale. Grande appassionato di storia e di cultura sportiva, ha intrapreso la carriera giornalistica dopo la laurea in Lettere e ha fondato il team dilettantistico Fondocorsa assieme ad alcuni amici. In estate potreste trovarlo su Stelvio e Gavia, ma la salita non è proprio la sua specialità migliore.