Il tricolore 2020 è Rosa, Giallo e Rosso BiciLive.it 15 Novembre 2020 Brainstorming Da quando ho memoria ho sempre avuto un amore sconfinato per le biciclette, sono mezzi incredibili che consentono all’uomo di arrivare praticamente ovunque solo grazie al suo coraggio e al suo amore per la scoperta. Non solo amo le biciclette ma sono anche un grande sostenitore di quello che è universalmente conosciuto come il Bel Paese, con tutte le sue bellezze e le sue contraddizioni. Abbiamo la fortuna di essere nati e cresciuti in una nazione dalla grande storia ciclistica, sia dal punto di vista agonistico sia sotto quello produttivo. L’Italia è un paese che esiste solo grazie al genio e alla sregolatezza della sua popolazione. Uno sprint di Filippo Ganna sulla Pinarello da pista. Lo Stivale, ciclisticamente parlando, non ha solo visto passare sulle sue strade le ruote di campioni che hanno scolpito nella storia il loro nome, ma la crescita di tante realtà artigianali e industriali che hanno contribuito all’evoluzione del mondo del ciclismo in modo determinante. Storicamente i telaisti italiani sono i detentori dell’arte di forgiare le bici da corsa, lievemente appannati dal marketing martellante dei colossi d’oltre oceano e forse a volte troppo chiusi sulle loro posizioni. In questo anno fatto d’incertezze e imprevedibilità hanno trovato la forza di tornare sotto le luci della ribalta con tre imprese che dimostrano ancora una volta che Davide può battere Golia. D’altra parte il ciclismo è costruito sulla fatica e plasmato sulla passione e nel 2020 sembra che quest’ultima sia stata in grado di battere i budget stellari dei colossi che oggi dominano il mercato, portando le ruote tricolori per prime sulle linee del traguardo. Se dovessi descrivere l’anno dei costruttori italiani con un’immagine sicuramente sarebbe la volata all’arrivo della Liegi-Bastogne-Liegi, un’appassionata lotta al photofinish in cui un incontenibile Primož Roglič in sella alla sua Bianchi batte di misura un troppo sicuro Julian Alaphilippe su Specialized. L’arrivo della Liegi Baston Liegi 2020 al photofinish. Ma la cavalcata trionfale dei produttori italiani non si è limitata a una delle grandi classiche, quest’anno i telaisti del bel paese non hanno lasciato niente a nessuno e si sono aggiudicati tutti e tre i grandi giri: Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta a España. Dei tre costruttori italiani forse la più abituata a siglare l’albo dei grandi giri è Pinarello, considerati i molti successi al Tour. Tao Geoghegan Hart con la Maglia Rosa e il Trofeo Senza Fine a Milano al termine del Giro d’Italia 2020. Quest’anno si è aggiudicata la Maglia Rosa con Tao Geoghegan Hart e ha anche vinto il mondiale a cronometro grazie a un incontenibile Filippo Ganna che non domo ha poi siglato quattro tappe al Giro. Colnago con un’impresa d’altri tempi è riuscita a conquistare la Maglia Gialla con Tadej Pogačar nell’ultima cronoscalata, beffando un Primož Roglič su Bianchi. Tadej Pogacar in sella alla sua bici da corsa Colnago. Risultato questo che porta grande risalto anche a un altro produttore italiano, Campagnolo, noto per la precisione dei suoi gruppi e per aver apportato innovazioni meccaniche che hanno rivoluzionato il ciclismo come le ruote a sgancio rapido. La maglia Rossa della Vuelta 2020 è andata invece a Primož Roglič, alfiere di Treviglio, che dopo un Tour de France 2020 con il coltello tra i denti e una volata magistrale alla Liegi-Baston-Liegi ha messo la ciliegina finale a una stagione da incoronare vincendo il terzo dei grandi giri in sella alla sua Bianchi. Primož Roglič solleva la sua bicicletta Bianchi con la maglia rossa della Vuelta di Spagna 2020. C’è tanta Italia nell’élite del ciclismo internazionale, non solo tra i telaisti, ma nell’abbigliamento e nei componenti. Mi viene da pensare a Santini che confeziona le maglie dei campioni del mondo, Castelli che in collaborazione con Sitip ha creato una maglia Rosa completamente riciclabile ed ecosostenibile, DMT che calza i piedi del vincitore del Tour de France, Campagnolo che con i suoi gruppi e le sue ruote di altissima gamma ha spezzato un monopolio nipponico che durava da molti anni. Filippo Ganna con indosso la Maglia Rosa del Giro 2020. Da italiano, il 2020 ciclistico mi ha regalato forti emozioni e grandi soddisfazioni e ora che ci troviamo alla conclusione di quest’anno burrascoso, prima di tutto mi sento di rivolgere un plauso a tutti i protagonisti di quest’annata e poi di rivolgere un appello di speranza verso gli appassionati che forse troppo spesso bistrattano le nostre aziende che in realtà sono sinonimo d’eccellenza. L’appello è rivolto anche alle stesse aziende, troppe volte ferme sulle loro posizioni e divise tra loro quando, se riuscissero a far fronte comune, avrebbero ben pochi rivali stranieri.