Julian Alaphilippe: un moschettiere sul tetto del mondo Federico Guido 20 Dicembre 2020 Gare Dopo innumerevoli stoccate e coraggiosi assalti andati a vuoto, lo scorso 27 settembre 2020 dopo 23 anni di attesa la Francia è tornata a laurearsi campione del mondo di ciclismo su strada tra gli uomini grazie al suo “moschettiere” più valoroso: Julian Alaphilippe. Schietto, estroverso, vulcanico in gara in quanto fuori, il transalpino non ha tuttavia solo il merito di aver riportato l’iride in terra d’Oltralpe ma anche quello di aver sprigionato recentemente un’intensa nota d’effervescenza in mezzo al gruppo, caratterizzandosi come una delle personalità di maggior spicco sul palcoscenico dell’UCI World Tour. Sguardo sempre vispo e look condito da un pizzetto alla d’Artagnan, a suon di scatti irresistibili e un’invidiabile esplosività Alaphilippe negli ultimi anni si è progressivamente affermato come uno più titolati cacciatori di classiche aggiudicandosi trofei e traguardi sia in solitaria che in volate a ranghi più o meno ristretti. Anche quando però non è riuscito ad alzare le braccia al cielo, in più d’una circostanza “LouLou” (questo il suo altro soprannome) è riuscito comunque a infiammare la corsa e a regalare spettacolo agli appassionati di ciclismo i quali, gara dopo gara, hanno finito per apprezzarne sempre più la tenacia e lo spirito combattivo. In breve, la sua presenza in gruppo è diventata oggetto di attenzioni maggiori da parte dei rivali e sinonimo di vivacità, caratteristica quest’ultima che da sempre ben si associa alla figura di Alaphilippe, un ragazzo genuino predisposto al movimento, alla confusione e al dinamismo fin dalla giovane età. La storia di Julian Alaphilippe: l’infanzia e gli esordi sui pedali Julian Alaphilippe nasce a Saint-Amand-Montrond l’11 giugno 1992. Da subito il giovane “Lou Lou” si dimostra piuttosto irrequieto e a tratti decisamente difficile da tenere a freno. Ci riesce, parzialmente, suo padre Jacques che, da ex direttore d’orchestra, lo avvicina alla musica e gli fa scoprire l’incanto delle note e soprattutto la magia della batteria, uno strumento con cui, anche negli anni a venire, Julian si cimenterà a più riprese per rilassarsi. Non bastano tuttavia grancasse e tamburi per placare l’animo del vivace che Alaphilippe che alla scuola (per la quale non dà segni di grande predisposizione) preferisce stare all’aria aperta dove più facilmente può sfogare la propria indole indomabile. È in questo contesto e nei tanti pomeriggi passati a giocare con gli amici d’infanzia che Julian matura una crescente voglia di vincere dovunque e in qualsiasi cosa. Presto non gli basta più scorrazzare per le vie di Desertines (il paesino poco distante da Montlucon dove vive coi suoi genitori e i fratelli Bryan e Leo di tre e undici anni più giovani) né tantomeno sprecare il suo tempo in improduttive lezioni di solfeggio e così, un giorno, coglie al volo l’invito di un suo amico e si iscrive a un club di ciclismo locale (l’Entente Cycliste de Montmarault Montluçon) che organizza uscite ogni mercoledì. Su una Motobecane comprata dal padre (ma troppo grande per lui) Julian viene definitivamente rapito dal potere magnetico delle due ruote e riesce, in men che non si dica, a incanalare la sua esuberanza cimentandosi in pedalate sempre più lunghe e intense nonché nelle prime gare della carriera. Il ciclismo diventa chiodo fisso e fulcro delle giornate del giovane Julian che, se non pedala, non riesce a fare a meno di sognare già l’uscita successiva. Chi lo circonda però non pensa che il ciclismo possa rappresentare il suo futuro tant’è che prima il personale scolastico (la sua maestra di storia e il suo preside arrivano a dirgli che non avrebbe combinato niente se si fosse dedicato alla bicicletta) e poi sua madre Catherine (che lo manda per due anni in un negozio a riparare bici e ad armeggiare coi componenti) provano a indirizzarlo, senza successo, verso altre vie. Il ciclocross e l’apporto del cugino Julian però è deciso a intraprendere fino in fondo la carriera di atleta e con questo scopo, sfruttando i buoni risultati ottenuti nelle gare di ciclocross (il suo primo amore e campo di battaglia) tra cui l’argento ai Mondiali Juniores nel 2010, trova posto nella squadra dell’esercito Armée de Terre che fa base a Saint-Germain-en-Laye. Con la divisa militare Alaphilippe continua a crescere e a ottenere lodi e trofei (due titoli nazionali Under 23) tra fanghi e sentieri anche grazie ai regimi di allenamento studiati ed elaborati per lui da suo cugino Franck, che veglia sul suo sviluppo e sui quei costanti miglioramenti che nel frattempo Julian ha iniziato ad esibire anche su asfalto. Nel 2012 i suoi progressi non passano più inosservati e viene contattato dai manager della Etixx-IHNED, team satellite della rinomata Quick Step, per passare a fare attività su strada con loro l’anno seguente e in seguito, eventualmente, esordire tra i professionisti proprio con la storica formazione belga. Julian accetta l’offerta e, trascorsa una stagione in cui non si esime dal mettersi in luce con successi di peso (Grand Prix Südkärnten, tappe all’Internationale Thüringen-Rundfahrt Under 23, al Tour de l’Avenir e al Tour de Bretagne) e piazzamenti di rilievo (nono ai Mondiali di categoria a Firenze, quarto agli Europei di Olomouc), nel 2014 debutta nel professionismo con l’Omega Pharma-Quick-Step. L’avventura tra i professionisti Il primo anno sul massimo palcoscenico del ciclismo mondiale Julian non si limita ad adattarsi e a prendere confidenza con chilometraggi più alti, tattiche diverse e medie orarie superiori ma mette subito in mostra le proprie doti di esplosivo puncheur conquistando un successo al Tour de l’Ain e chiudendo tra i primi cinque in corse combattute come la Prudential Ride London e il GP Ouest France-Plouay. Senza fretta ma con umiltà e allo stesso tempo ambizioni sempre più alte, Alaphilippe avvia una parabola verso l’alto che lo porta di anno in anno a migliorarsi con costanza e a capire che nelle corse di un giorno può cogliere soddisfazioni importanti. Così nel 2015 alza solo una volta le braccia al cielo (frazione al Giro di California) ma conclude secondo sia alla Liegi-Bastogne-Liegi che alla Freccia Vallone, facendo intendere come le classiche ardennesi negli anni seguenti saranno il suo terreno di caccia preferito. Nel 2016 Julian si ripete al California (tappa e classifica generale) e alla Freccia (ancora sul secondo gradino del podio) aggiungendo piazzamenti di spicco ai Giochi Olimpici di Rio (quarto nella gara in linea), all’Amstel Gold Race (sesto) e agli Europei (secondo). L’anno seguente Alaphilippe compie un ulteriore step dando prova, oltre di essere vicinissimo ormai al successo in una classica monumento (conclude terzo la Milano-Sanremo e secondo il Giro di Lombardia), di possedere le qualità necessarie per contendere il trionfo anche in brevi corse a tappe visto che termina tra i primi cinque sia la Parigi-Nizza, sia l’Abu Dhabi Tour che il Tour of Guangxi in Cina. Il biennio dell’esplosione I segnali lanciati nel 2017 trovano conferma nel biennio successivo quando il talento di Alaphilippe, unitamente al suo carattere dai tratti esuberanti e spontanei, si rivela al mondo in tutta la sua purezza. Sia nel 2018 che nel 2019 infatti il figlio di Jacques mette insieme 12 vittorie a stagione risultando protagonista ad altissimi livelli nelle corse di maggior prestigio. Ogni qual volta si appunta il dorsale sulla schiena in corse a lui congeniali, Alaphilippe infatti centra il successo o non va molto lontano dal gradino più alto, lottando in ogni caso fino all’ultimo per conquistare il bottino pieno. Nel 2018 la sua esplosività e la sua capacità di performare al meglio in ascese ripide e secche gli portano in dote il primo trionfo alla Freccia Vallone e alla Clasica San Sebastian oltre a tappe in gare di primo piano come Giro dei Paesi Baschi (due frazioni), Tour de France (anche qui due successi più la maglia a pois degli scalatori), Tour of Britain, Giro del Delfinato (Critérium du Dauphiné) e Colombia Oro y Paz. Julian distribuisce ancora meglio le sue vittorie nella stagione successiva quando riesce a conquistare almeno un primo posto in quasi tutti i mesi in cui gareggia a partire da gennaio (due tappe alla Vuelta a San Juan) fino a luglio, quando la sua brillante cavalcata alla Grande Boucle (due frazioni e 14 giorni in maglia gialla) manda in visibilio il pubblico francese e non solo consacrandolo come uno dei corridori e delle personalità più forti dell’intero panorama ciclistico. In mezzo però Alaphilippe centra altri successi di rilievo come la Strade Bianche, la Milano-Sanremo (prima monumento della carriera), il bis alla Freccia Vallone e traguardi parziali ai Paesi Baschi, alla Tirreno-Adriatico, al Dauphine e in Colombia, performance che rendono la sua annata veramente unica ed entusiasmante. L’iride a fine 2020 Come i colleghi e l’intero movimento a due ruote, anche Alaphilippe nel 2020 deve fare i conti con l’avvento del Covid-19, un virus che bruscamente ferma l’attività agonistica, obbliga per parecchio tempo gli atleti al confinamento tra le mura domestiche e porta infine a concentrare tutta la stagione in soli quattro mesi. Durante il lockdown, Alaphilippe continua ad allenarsi indoor pedalando sui rulli e prova a non perdere il buon umore pensando agli obiettivi futuri. A giugno però, quando finalmente può tornare ad allenarsi all’aria aperta e cominciare seriamente a prepararsi per il rientro alle corse, Julian deve affrontare la morte di suo padre Jacques, malato da tempo. È a lui che, dopo il secondo posto dietro a Wout van Aert alla Milano-Sanremo e il terzo al campionato nazionale su strada, Julian dedica in lacrime il successo di Nizza al Tour de France, occasione nella quale “LouLou” torna a indossare anche la tanto amata maglia gialla. Questa volta, a differenza dell’anno precedente, mantiene il simbolo del primato solo per tre giorni dopo i quali decide di sfruttare la corsa francese per preparare il suo altro grande obiettivo stagionale: i Mondiali su strada 2020. A Imola, nuova sede della manifestazione dopo il forfait obbligato di Martigny, Alaphilippe sfrutta alla perfezione la condizione messa a punto in Francia e con una grande stoccata sull’ultima asperità di giornata si invola a conquistare in solitaria la maglia arcobaleno. Fresco del titolo di campione del mondo, Julian prova subito a conquistare i primi successi in maglia iridata, missione che nel mese di ottobre lo porta a scontrarsi in Belgio con altri grandi interpreti delle gare di un giorno. Qui Alaphilippe chiude il proprio 2020 rimediando un successo (alla Freccia del Brabante), un quinto posto alla Liegi-Bastogne-Liegi (gara in cui viene prima beffato allo sprint da Primož Roglič e poi declassato per scorrettezze) e un ritiro al Giro delle Fiandre, corsa in cui è costretto ad abbandonare per lo scontro con una moto dell’organizzazione che gli procura una doppia frattura alla mano destra. Julian Alaphilippe: Palmarès 2020: 2ª tappa Tour de France, Campione del Mondo su strada, Freccia del Brabante 2019: 2ª tappa e 3ª Vuelta a San Juan, 5ª tappa e classifica a punti Tour Colombia 2.1, Strade Bianche, 2ª e 6ª tappa Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, 2ª tappa Giro dei Paesi Baschi, Freccia Vallone, 6ª tappa e classifica scalatori Criterium du Dauphine, 3ª e 13ª tappa Tour de France, 2018: 4ª tappa Colombia Oro y Paz, 1ª e 2ª tappa Vuelta al País Vasco, Freccia Vallone, 4ª tappa Criterium du Dauphine, 10ª, 16ª tappa e classifica scalatori Tour de France, Clasica San Sebastian, 3ª tappa e classifica generale Tour of Britain, 1ª tappa e classifica generale Okolo Slovenska 2017: 4ª tappa, classifica a punti e classifica giovani Parigi-Nizza, 8ª tappa Vuelta a España, classifica giovani Abu Dhabi Tour, classifica giovani Tour of Guangxi 2016: 3ª tappa e classifica generale Tour of California, classifica giovani Criterium du Dauphine 2015: 7ª tappa e classifica giovani Tour of California