Al passo del Mortirolo non si sale, lo si scala. Da Mazzo sono 12 chilometri senza tregua, con pendenze costantemente sopra il 10% e punte fino al 20%.

Qui Pantani nel 1994 sferrò il suo primo grande attacco facendo breccia nel cuore di tutti gli appassionati di ciclismo. Da allora è diventato una meta molta frequentata dagli amanti delle pendenze crudeli, una tappa obbligata per tutti gli scalatori.

Anche noi abbiamo deciso di metterci alla prova e tentando la scalata dal lato più duro, quello della Valtellina, partendo da Mazzo.

arrivo del passo Mortirolo

L’ambito traguardo del passo Mortirolo, un must per ogni ciclista che si rispetti.

Dove si trova il passo del Mortirolo

Il passo del Mortirolo si trova tra la Valtellina (provincia di Sondrio) e l’alta Valcamonica (Brescia). Nel primo caso, il paese prossimo all’inizio dell’ascesa è Mazzo, situato tra Tirano e Sondrio. Per chi proviene da Milano e dalle regioni occidentali, lo si raggiunge percorrendo la SS 38 dello Stelvio.

Dalla Valtellina, oltre che da Mazzo, è possibile salire al Mortirolo partendo Grosio o da Tovo San Agata. In entrambi i casi la parte finale è in comune ma, mentre la prima è un’opzione più facile, la seconda è più impegnativa: distanza e pendenze sono simili ma il tratto più duro arriva al 23%.

Per l’ascesa dal lato bresciano, detta “da Monno“, la partenza consigliata è da Incudine, tra Edolo e Vezza d’Oglio, sulla SS 42 del Tonale.

Il passo può essere raggiunto anche dall’Aprica dopo un lungo zigzagare tra strade di montagna.

Il Mortirolo è situato tra altri due passi che collegano le province di Sondrio e Brescia: l’Aprica più a sud e il passo Gavia a nord e può essere incluso in un impegnativo giro ad anello.

Altimetria della salita al passo Mortirolo

Il passo del Mortirolo è situato a 1.852 m s.l.m. e partendo da Mazzo di Valtellina la salita è lunga poco più di 12 chilometri. Il dislivello da superare è di 1.300 metri, la pendenza media è del 10,6% mentre quella massima è del 20%.

Il versante bresciano è un po’ più facile: la distanza è di poco superiore (13,5 km) ma il dislivello è di circa 1.000 metri con conseguente pendenza media “ridotta” al 7,5% e massima che non supera il 16%.

Partenza Mazzo di Valtellina 1.852 m slm
Arrivo passo del Mortirolo 2.152 m slm
Dislivello 1.300 m
Lunghezza 12,4 km
Pendenza media 10,6%
Pendenza massima 20%
altimetria della salita al Mortirolo da Mazzo di Valtellina

Il dislivello è di 1.300 metri da percorrere in poco più di 12 km. I punti più duri sono attorno al 4 ° e 5° chilometro.

Descrizione della salita al Mortirolo da Mazzo di Valtellina

La nostra “prima volta” con il Mortirolo capita in maniera inaspettata: vogliamo trascorrere qualche giorno di vacanza a Ponte di Legno e salendo in macchina, dopo aver superato Edolo, optiamo per un impegnativo fuori programma, scalare il Mortirolo. È estate inoltrata, la gamba ormai è ben collaudata, decidiamo così di affrontarlo dal lato più duro.

Al bivio per Monno svoltiamo verso sinistra e in macchina raggiungiamo il passo in una ventina di minuti.

Parcheggiamo nei pressi dell’albergo Passo Mortirolo affollato di ciclisti che si godono una rinfrescante birra, scarichiamo la bici dalla macchina, ci prepariamo e montiamo in sella alle nostre bici per percorrere gli ultimi 100 metri di salita del versante camuno. Cominciamo a incrociare altri ciclisti, tutti con la fronte imperlata di sudore e molti di loro, vedendoci freschi come le rose, ci guardano straniti.

Sull’asfalto molte scritte ricordano Michele Scarponi. Nei pressi del monumento con il cartello del passo c’è un continuo via vai di ciclisti intenti a farsi un selfie da postare sui social.

Abbiamo deciso di scendere prima e poi risalire il passo, così da trovare la macchina in cima e poter ripartire e proseguire la vacanza.

Iniziata la discesa ci troviamo di fronte a una sorta di “bestiario del ciclismo”: incrociamo giovani, anziani, i super tecnici con bici da 10.000 euro, gli amanti del vintage in stile Eroica, i tifosi di Pantani con bandana in testa o la maglia della Mercatone Uno, quelli già sfiniti al secondo chilometro, tantissimi stranieri e molti con la divisa del team di Vincenzo Nibali o di Peter Sagan.

Scendendo studiamo un po’ il percorso, arriviamo in fondo con le braccia indolenzite dal continuo frenare e capiamo che ci sarà da sudare, molto.

panorama sulla Valtellina salendo da Mazzo

Buona parte della salita è al riparo dal bosco, negli altri casi si gode del panorama della Valtellina e delle sue vette.

La strada è stretta e sia salendo sia scendendo, è opportuno tenere la destra e fare molta attenzione, soprattutto nei weekend estivi quando la strada viene percorsa da decine di ciclisti e motociclisti.

Lungo la salita non sono presenti indicazioni sulla distanza ma sono numerosi i cartelli con il nome delle località e l’altitudine. È segnalato anche il numero di tornanti ma questi non sono distribuiti omogeneamente e possono trarre in inganno. Lungo il percorso l’acqua e le fontane abbondano.

La prima parte della salita da Mazzo al passo del Mortirolo

Arrivati a Mazzo invertiamo subito la marcia, ci togliamo al volo la mantellina, ingraniamo il rapporto più agile e cominciamo a salire. A bordo strada è presente un totem che l’indica l’inizio della salita e ne descrive le caratteristiche.

La salita può essere divisa in tre parti: il primo tratto è quello con pendenze un po’ meno proibitive. La percentuale è comunque sempre vicina al 10, d’altra parte stiamo comunque parlando di una delle salite più dure d’Italia.

partenza della salita del Mortirolo da Mazzo

Il Mortirolo va affrontato dosando al meglio le energie: nei primi chilometri è meglio essere cauti.

La mia bici monta una compatta e metto subito il 36-25, siamo partiti praticamente a freddo ed è la prima volta che affronto questa salita, meglio essere prudenti. La strada prende subito quota, lasciamo alle spalle i centri abitati della Valtellina per pedalare tra i meleti che in questa zona disegnano i pendii della vallata.

La giornata è calda, l’afa del fondovalle si fa sentire e cominciamo subito a idratarci. Fortunatamente poco dopo la strada si addentra nella frescura del bosco.

Raggiungiamo un ciclista che ci precedeva e facciamo due chiacchiere. Nemmeno il tempo di presentarsi e comincia a giustificare il suo ritmo dicendo che è in crisi di fame, la scusa regina dei ciclisti. Io e il mio socio ci guardiamo ridendo, lo salutiamo e proseguiamo per la nostra strada.

Il tratto più duro della salita del Mortirolo

Dopo circa 3 km una curva versa destra ci conduce fuori da un breve tratto nel bosco e dopo un centinaio di metri molto duri, sulla destra, scorgiamo la chiesa di San Matteo.

Consiglio: idratatevi bene e se siete credenti fate una preghierina, da qui la strada si impenna.

Il bosco si dirada ulteriormente e alcune curve conducono a un tratto in mezzo a un prato, uno dei più duri della salita. Per 500 metri non ci sono santi che tengano, la salita è durissima e non c’è ombra di tornanti per rifiatare. È qui che scattò Pantani nel 1994.

chiesa di San Matteo e tratto più duro del Mortirolo

Dopo la chiesa di San Matteo iniziano sei chilometri durissimi.

Un cartello segnala un tornante ed eccolo lì, di fronte a noi. Arrivati in prossimità, pronti ad alleggerire la pedalata per qualche metro, ci rendiamo conto che non si tratta di quei bei tornanti semi pianeggianti ma di quelli con una pendenza interna da far paura.

Archiviato il tornante maledicendo il progettista della strada, giungiamo a Termen. Il cartello indica l’altitudine di 950 m e pochi metri più avanti la segnaletica ci avvisa che mancano 26 tornanti alla fine.

Se siete in crisi non fatevi spaventare da quest’ultimo numero, gli ultimi sono molto ravvicinati e, anzi, fatevi coraggio pensando che avete già superato un terzo della fatica e fra pochi centinaia di metri il tratto più difficile sarà alle vostre spalle. Se invece vi sentite in forma, gasatevi ma non esagerate, la strada è comunque lunga e per altri 5-6 km non molla.

Una S ci porta a un altro rettilineo con una stradina verso sinistra che conduce a Pantan. Questo è il secondo (e per fortuna ultimo) tratto al 20%.

La strada prosegue con diversi passaggi nel bosco e una pendenza più umana ma sempre stretta e priva di tornanti, si fatica anche a trovare il tempo per prendere la borraccia o una barretta dalla tasca della maglia.

Dal tornante 25 per qualche centinaio di metri la pendenza cala, ne approfittiamo per recuperare e integrare. Noi, vista l’improvvisata, non eravamo molti forniti e una mela e una banana (che sbraniamo) ci ricaricano. La frutta fresca in bici è sempre una buona soluzione: contiene acqua, zuccheri, potassio e costa poco.

Purtroppo i tratti in cui si può rifiatare sono identificabili da una cattiva abitudine di molti ciclisti: le confezioni di integratori e barrette energetiche gettate a terra. Inaccettabile.

cartelli con quota durante la salita del Mortirolo

Durante la salita si incontrano numerosi cartelli che indicano le varie località e, soprattutto, sono corredati dalla quota altimetrica.

Zone nel bosco si alternano ad altre dove si gode di un bel panorama sulle cime che chiudono a nord la Valtellina; i prati e le tante baite sono molto curati.

I tornanti cominciano a essere più ravvicinati e il susseguirsi dei cartelli delle varie località corredati dalla quota altimetrica ci segnalano la nostra progressione e ci stimolano a proseguire con un buon ritmo.

Poco dopo il sesto chilometro la pendenza scende per qualche centinaio di metri sotto il 10%. Se è mezzogiorno della domenica non fatevi distrarre dal profumo di polenta taragna e carne alla brace che arriva dalle baite circostanti.

La pacchia dura poco e la pendenza torna in breve al 13%.

Tre tornanti ravvicinati ci portano al monumento dedicato a Pantani (tornante 11, 8,4 km circa da Mazzo), posizionato qui nel 2006. Incoraggiati dalle tante scritte sull’asfalto lasciate dai tifosi, superiamo l’ultimo tratto impegnativo: 400 metri senza sosta oltre il 10% che ci portano al decimo tornante, infine ancora un tratto ripido fino al tornante 9.

monumento a Pantani sul Mortirolo

Vincitori di un concorso, Michele Biz, Alessandro Broggio e Alberto Pasqual sono gli artisti che hanno realizzato il monumento dedicato a Pantani.

La parte finale del passo Mortirolo dalla Valtellina

Al tornante 8 incontriamo il bivio con la strada che arriva da Grosio. La curva è praticamente in piano e da qui inizia un tratto più semplice dove vi consigliamo di fare un ultimo check sul vostro stato di forma, di idratarvi e di integrare in vista del gran finale.

Dopo un tranquillo chilometro nel bosco all’8% ecco il penultimo strappo: un centinaio di metri al 15%. Per fortuna la salita ritorna subito sotto il 10% e con agilità arriviamo al bivio per Lot-Tovo (tornante 7). Superato il tornante ci aspetta l’ultimo muro impegnativo: le gambe girano e lo affrontiamo con vigore.

Se non siete morti prima, dal sesto tornante godetevela e basta.

scritte sull'asfalto al bivio del Mortirolo

Il connubio tra Giro e Mortirolo è molto forte, un amore infinito.

Ancora qualche centinaio di metri e il panorama cambia: una piana (Piana di Ciop) con grandi prati, piazzole da picnic e una grande malga trasformata in ristorante. Attorno a noi ormai le conifere hanno preso il sopravvento, abbiamo superato quota 1.800 e mancano solo 50 metri di dislivello alla vetta.

Siamo proiettati verso la cima, gli ultimi quattro ravvicinati tornanti nemmeno li sentiamo. Ancora 300 metri a una pendenza che ci sembra irrisoria e, in mezzo ad altri ciclisti, scorgiamo i due grandi sassi con la scritta “Passo Mortirolo”.

La nostra meta è raggiunta, il cronometro ci soddisfa e il panorama verso le Alpi Retiche è appagante. Dopo la foto di rito non ci resta che decidere dove farci una bella mangiata.

selfie al Mortirolo

Provati ma soddisfatti, in cima al Mortirolo non ci resta che scattarci un bel selfie.

Luoghi di interesse e dove mangiare

Sulle tavole della Valtellina e della Valcamonica non possono mancare i pizzoccheri, simil tagliatelle di grano saraceno con patate, verza, burro e formaggio casera, e la polenta taragna preparata con un misto di farine di mais e grano saraceno e condita con burro e formaggio.

Tipiche proprio della zona sono le piode di Monno, gnocchi di patate crude. Per un menu “fusion” tra le specialità valtellinesi e quelle camune potete scegliere tra casoncelli, taroz, sciatt, bresaola, selvaggine e tanti altri piatti serviti nei ristoranti e negli agriturismi presenti in zona.

Nel versante valtellinese, cento metri prima del passo è presente il Rifugio Antonioli mentre nell’altro lato potete scegliere tra l’agriturismo Malga Mortirolo o l’albergo Passo Mortirolo. Chi cerca un po’ di relax dopo la fatica può distendersi sulle rive del lago del Mortirolo (1,5 km dal passo) o rifocillarsi presso l’omonimo rifugio.

Altri itinerari della zona

Il Mortirolo può essere affrontato “one shot” ma i più allenato possono inserirlo in un itinerario più lungo e impegnativo.

Trovandosi tra il Gavia e l’Aprica è possibile includere uno dei due passi (o entrambi se siete veramente allenati) in un giro ad anello.

Un grande classico è il giro che include il passo Gavia, passando per Ponte di Legno e Bormio. Il verso consigliato è quello antiorario, sul fare prima il Mortirolo o il Gavia le opinioni sono divergenti e personali, quello che è sicuro è che si tratta di un giro massacrante: 110 chilometri e 3.500 metri di dislivello positivo.

Più umano l’anello che comprende l’Aprica: il giro più classico (Edolo-Aprica-Tirano-Mazzo-Mortirolo) prevede una settantina di chilometri per circa 2.200 metri di dislivello positivo mentre le altri varianti non si discostano molto da questi valori.

Il passo Mortirolo al Giro d’Italia e i migliori tempi di salita

La storia del Mortirolo al Giro d’Italia è molto recente e risale al 1990 (Sierra primo a transitare sul Mortirolo prima di cadere due volte in discesa) anche perché fino a quella data la strada era sterrata.

Nel 1994 la salita entra nel cuore di molti appassionati; nella quattordicesima tappa, la Lienz-Merano, un giovane di Cesenatico stupisce tutti con la sua folle discesa con lo sterno appoggiato al sellino. Si presenta così al grande pubblico Marco Pantani che il giorno dopo replica con quella che sarà la sua specialità: gli scatti su pendenze impossibili.

Davanti agli schermi sintonizzati su Italia 1 con la telecronaca di Davide De Zan e in migliaia lungo la salita, tutti rimangono impressionati dalla prestazione del Pirata. Poco dopo la chiesa di San Matteo il Pirata scatta e solo Evgenij Berzin e Armand de Las Cuevas provano a stargli a ruota. L’attacco di Pantani è pero inarrestabile e sarà una marcia trionfale fino alla cima e poi al traguardo dell’Aprica. Miguel Indurain prova a recuperare ma si deve arrendere perdendo la seconda posizione della generale; Gianni Bugno arriva dopo un’eternità.

Pantani scala il Mortirolo in 43 minuti, seconda prestazione di sempre.

Nel Giro del 1996 Gotti stabilisce l’attuale record di salita impiegando solo 42’40” ed effettua un’altra grande performance nel 1999 quando insieme a Simoni e Heras lo scalano in 43’10 (terzo tempo di sempre).

Il Giro d’Italia ritorna sulle strade del Mortirolo nel 2006 quando Ivan Basso transita per primo e metta in bacheca la sua prima grande corsa a tappe. Il ciclista lombardo, dopo la squalifica, bissa il successo nel 2010 davanti a Vincenzo Nibali e Michele Scarponi. Grazie a quel successo, Basso conquista la Maglia Rosa che porterà fino al traguardo finale di Verona.

Nel mezzo c’è il trio Contador-Riccò-Sella che nel 2008 conquista la cima in 46’12”. “El pistolero” si ripete e si migliora nel 2015 quando abbassa il suo tempo a 45’07”. In entrambi i casi porterà la classifica generale.

Nel 2012 la carovana rosa ritorna sul Mortirolo, sempre dal lato valtellinese ma questa volta da Tovo Sant’Agata. Sul passo transita per primo Oliver Zaugg mentre la vittoria finale è del canadese Ryder Hesjedal.

anno tempo corridore
1996 42’40” bandiera Ivan Gotti
1994 43’00” bandiera Marco Pantani
1999 43’10” bandiera bandiera bandiera Gotti-Heras-Simoni
2006 44’44” bandiera Ivan Basso
2015 45’07” bandiera Alberto Contador
2008 46’12” bandiera bandiera bandiera Contador-Riccò-Sella

Ovviamente sul tempo influiscono anche la collocazione della salita rispetto alla tappa e la situazione della classifica generale.

Purtroppo è doveroso notare che i primi tre tempi, molto ravvicinati tra loro, sono stati ottenuti tra il 1994 e il 1999, anni in cui si annovera quella che viene considerata la salita più veloce di sempre (l’ascesa dell’Hautacam da parte di Bjarne Riis) e scoppiano diversi scandali legati all’uso di sostanze proibite. Gotti, Pantani, Heras e Basso (4° tempo), oltre ad avere primeggiato sul Mortirolo, sono accomunati dall’essere stati squalificati per doping.

Dopo qualche anno di assenza, il Mortirolo sarà protagonista nella tappa Lovere-Ponte di Legno del Giro d’Italia 2019.

Gli appassionati di ciclismo possono cimentarsi nell’ascesa del passo del Mortirolo durante una delle classiche granfondo che si correranno nel 2019, la Stelvio Santini, che anche in quest’edizione la include nel percorso lungo salendo da Tovo.

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A proposito dell'autore

Alle pendici del Nevegal ha imparato ad andare in mtb per poi trasferirsi in città: prima a Roma dove ha avviato un'attività di bike tour (@gigiBicicletta) e ora pedala per Milano