La Vuelta di Spagna (Vuelta a España) è la terza nonché la più giovane corsa a tappe di tre settimane presente nel calendario World Tour. Giunta nel 2021 alla sua 76ª edizione, la manifestazione iberica ha visto crescere il suo appeal nel corso dei decenni avvicinandosi progressivamente, per richiamo e spettacolarità, agli altri due Grandi Giri esistenti, ossia il Giro d’Italia e il Tour de France.

Contraddistinta da salite impervie, grandi ribaltoni e duelli di notevole spessore, la Vuelta di Spagna è stata vinta da alcuni dei nomi più nobili e iconici della storia del ciclismo, da Eddy Merckx a Jacques Anquetil, da Felice Gimondi a Bernard Hinault, da Sean Kelly a Laurent Jalabert fino a Vincenzo Nibali e Chris Froome.

Ovviamente, non sono mancati i successi degli atleti spagnoli i quali, fin dagli albori, sentendo particolarmente a cuore la corsa hanno sempre cercato di imporre la loro legge finendo così per accrescere il prestigio della competizione e renderla viva ed entusiasmante.

Josè Manuel Fuente, Luis Ocaña, Pedro Delgado, Roberto Heras, Alberto Contador: tutti hanno scritto pagine di storia memorabili della corsa iberica riuscendo ad inserire il loro nome nell’albo d’oro a suon di scatti in salita e attacchi coraggiosi.

In questo articolo proviamo a ripercorrere brevemente le loro gesta e quelle degli altri vincitori passando in rassegna gli eventi che più hanno segnato la storia ultradecennale della manifestazione.

Uno scatto a volo d'uccello sulla Vuelta de Espana 2021

Vuelta di Spagna: i primi anni tra gli ostacoli delle guerre

Dopo gli sfortunati tentativi fatti nel primo ventennio del XX secolo dal giornalista catalano Narcís Masferrer Sala (firma del noto quotidiano El Mundo Deportivo e già promotore nel 1908 della Volta a Tarragona e tre anni più tardi della Volta a Catalunya), nel 1935 è Juan Pujol a tramutare in realtà il progetto di una grande corsa a tappe che copra tutto il territorio iberico.

Convinto dal ritorno d’immagine che L’Auto in Francia e La Gazzetta dello Sport avevano avuto organizzando il Tour de France e il Giro d’Italia, il direttore dell’Informaciones allo stesso modo pensò bene di ideare e sfruttare la Vuelta di Spagna come volano per il suo giornale.

È quindi con questo intento che il 29 aprile 1935 da Madrid viene dato il via della 1ª edizione della corsa spagnola, manifestazione che quell’anno conta 14 tappe (dieci delle quali sopra i 250 chilometri di distanza) e vede al via 50 coraggiosi partenti fra cui il piemontese Edoardo Molinar.

Una foto della prima edizione della Vuelta de Espana del 1935

La prima edizione svolta nel 1935.

Il ventisettenne di Rocca Canavese, grazie al successo conquistato nella tredicesima e penultima tappa, diventa il primo italiano di sempre ad imporsi in una frazione della Vuelta, corsa dove la sua aggressività gli consente anche di essere il vincitore della prima classifica degli scalatori. Ad aggiudicarsi però la prima maglia arancione della classifica generale è il belga Gustaaf Deloor che il 15 maggio giunge a Madrid con più di 14 minuti nei confronti dello spagnolo Mariano Cañardo.

Il tenace corridore navarro tenterà di riscattarsi l’anno seguente ma una caduta innescata da un cane nella prima tappa metterà anzitempo fine alle sue ambizioni di vittoria. A fare il bis, aiutando anche suo fratello Alfons a salire sul secondo gradino del podio davanti al vicentino Antonio Bertola (3°), sarà sempre Deloor il quale poi, dopo la guerra, si trasferirà negli Stati Uniti diventando uno degli sviluppatori del motore a propulsione installato negli anni ’60 sui moduli delle missioni Apollo.

Uno scatto dei fratelli Deloor

Foto ritratto dei fratelli Deloor.

La doppietta consecutiva nelle due edizioni inaugurali fa del belga classe 1913 il principale favorito per la vittoria finale anche nel 1937 ma la Guerra Civile spagnola ferma il paese e con questo anche la Vuelta che non si disputerà più fino al 1941. Quell’anno (e in quello successivo) le titubanze di Franco, restio ad affiancare da subito Hitler nel secondo conflitto mondiale, consentono alla Vuelta di avere luogo e alla stella di Julian Berrendero di brillare sul panorama ciclistico nazionale.

Complice anche l’impossibilità degli stranieri di recarsi in Spagna infatti, il corridore locale porta a casa i successi nelle edizioni del 1941 (memorabile il duello con Fermín Trueba) e del 1942, le ultime ad aver luogo prima che la violenza e l’efferatezza della guerra prendano il sopravvento su tutto il territorio iberico.

La ripresa dopo la fine delle ostilità, come in tutta Europa, è complicata anche in Spagna ma, nonostante gli innumerevoli ostacoli, la Vuelta torna subito a disputarsi. Riservate quasi del tutto esclusivamente a corridori di casa, le corse del 1945 e del 1946 vedono le affermazioni finali del pluridecorato velocista Delio Rodríguez (primo grazie a una fuga nella 2ª tappa e detentore ancora oggi del record di successi parziali alla Vuelta con 39) e di Dalmacio Langarica.

Una foto di Delio Rodriguez

A sinistra Delio Rodriguez.

Nel 1947 la presenza belga ricomincia a farsi sentire in gruppo ed è proprio uno di loro, Edouard van Dyck, a vestire la nuova maglia bianca con striscia rossa di leader sul podio di Madrid.

L’anno successivo gli spagnoli tornano prepotentemente alla carica per la vittoria ma a conquistare il successo non è né Dalmacio Langarica (vittima più volte dalla malasorte) né Julián Berrendero (colpito durante la corsa dalla grave perdita del padre): a trionfare infatti è Bernardo Ruiz, primo anche in tre tappe.

Dopo un anno di pausa, nel 1950 sono i fratelli Emilio e Manuel Rodríguez (alla fine primo e secondo) a recitare il ruolo dei dominatori in una corsa però povera di partecipanti (solo 42 i corridori al via) e di seguito.

Questo riscontro fa da preludio a quattro stagioni in cui, tra varie difficoltà, la manifestazione non riesce ad avere luogo: bisognerà attendere il 1955, quando sarà il quotidiano basco El Correo Español-El Pueblo Vasco a farsi carico dell’organizzazione, per vedere nuovamente andare in scena la grande corsa a tappe spagnola.

Vuelta di Spagna: un nuovo inizio a partire dal 1955

Il nuovo corso della Vuelta parte nel 1955 e consentirà d’ora in avanti alla gara spagnola di andare in scena senza interruzioni fino ai giorni nostri.

Il cambio di passo a livello di partecipazioni e qualità dei contendenti è evidente fin da subito. Nel 1955 sono ben 106 i corridori (divisi in 18 squadre nazionali) a prendere il via da Madrid e ad animare una corsa che viene vinta dal semisconosciuto francese Jacques Dotto.

Alla prima vittoria transalpina segue il primo sigillo in classifica generale di un corridore italiano. Nel 1956 infatti tocca ad Angelo Conterno assicurarsi la maglia gialla resistendo agli attacchi disperati dei padroni di casa fra cui, in particolare, Jesús Loroño che conclude in 2ª posizione per soli tredici secondi.

Angelo Conterno durante la Vuelta del 1956

Angelo Conterno.

L’anno successivo, il coriaceo nativo di Larrabetzu si prende la rivincita conquistando la Vuelta davantia Bernardo Ruiz (3°) e a Federico Bahamontes (2°), uno dei più forti corridori spagnoli di sempre che però non riuscirà mai a concludere la Vuelta sul gradino più alto del podio. Nel 1958 lui e Loroño sono ancora i grandi favoriti per il successo finale ma i due, tra liti, punzecchiamenti e un eccessivo marcamento, finiscono per perdere di vista il francese Jean Stablinski e così facendo concludono addirittura fuori dalle prime tre posizioni.

Bahamontes si rifarà parzialmente dalla delusione conquistando il Tour de France del 1959, anno in cui invece alla Vuelta si registra lo sbarco di un Fausto Coppi ormai a fine carriera. Il “Campionissimo”, convinto a gareggiare in Spagna con un ingaggio da 11.000 pesetas al giorno, non è mai tra i protagonisti di una corsa che, approfittando del solito controllo tra Loroño e Bahamontes, viene conquistata da José Suárez, autore di una notevole prestazione nella cronometro individuale tra Eibar e Vitoria.

Frans De Mulder durante la Vuelta de Espana del 1960

Frans De Mulder.

Il nuovo decennio si apre con un’edizione, quella del 1960, contraddistinta da cadute e polemiche (su tutte il litigio e lo scontro fisico di Bahamontes con un tifoso) dove ad avere la meglio a sorpresa è il belga Frans de Mulder.

Gli spagnoli si rifanno la stagione seguente monopolizzando tutte le classifiche della Vuelta a partire dalla generale vinta dal giovane Angelino Soler. Nel 1962 invece il grande favorito della vigilia è il francese Jacques Anquetil il quale però, per colpa di una gastrite, si ritira nell’ultima tappa lasciando così che sia il tedesco Rudi Altig a conquistare la corsa.

Il transalpino si riscatta nel 1963 vincendo la generale davanti agli spagnoli José Martín Colmenarejo e Miguel Pacheco, un’affermazione questa che lo porta a diventare il primo corridore di sempre a centrare la “Tripla Corona”, ovvero la vittoria in almeno un’edizione di tutte e tre le grandi corse a tappe.

Uno scatto di Raymond Poulidor durante la Vuelta del 1964

Raymond Poulidor.

La performance vincente di “Monsieur Chrono” in Spagna viene imitata l’anno successivo dal connazionale Raymond Poulidor che, come Anquetil, fa la differenza contro il tempo vincendo la cronometro di Valladolid il terz’ultimo giorno di gara. “Poupou” fa sue anche quelle di Pajares e San Sebastian nel 1965 ma non riesce a bissare il successo finale a causa del “tradimento” del suo gregario tedesco Rolf Wolfshohl che, conquistata la leadership con una fuga, non si attiene agli ordini di scuderia e due giorni dopo attacca di nuovo accumulando abbastanza margine per resistere fino alla fine.

La Vuelta del 1966 invece rischia di non disputarsi a causa di alcuni problemi economici del quotidiano El Correo Español-El Pueblo Vasco. In qualche modo però la corsa, seppur priva dei grandi corridori stranieri, riesce ad essere organizzata e a vincerla è Francisco Gabica. Nel 1967, riguadagnate le certezze finanziarie, la Vuelta torna ai fasti di inizio decennio e ad avere diversi grandi calibri al via di Vigo: fra questi vi è anche Jan Janssen, vincitore della manifestazione davanti al compagno di squadra della Pelforth Jean-Pierre Ducasse.

Una foto di Jan Janssen durante la Vuelta del 1967

Jan Janssen in primo piano.

Vuelta a España: l’impresa di Maertens, il passaggio a Unipublic e il dominio svizzero

A ventidue anni dalla prima volta, il 1968 vede nuovamente sugli scudi un corridore italiano. È Felice Gimondi infatti, già vincitore del Tour nel 1965 e del Giro nel 1967, a vestire la maglia gialla a Madrid, un successo questo che gli consente di ottenere la “Tripla Corona” in un’edizione caratterizzata dallo spavento per l’ordigno esploso (senza conseguenze) durante la 15^ tappa prima del passaggio dei ciclisti. Tornata la calma, l’anno seguente vede l’ascesa della stella di Luis Ocaña. Il nativo di Priego, primo nella classifica dei GPM, conclude la Vuelta in seconda posizione dietro al francese Roger Pingeon ottenendo il primo dei suoi cinque podi nel Grand Tour di casa, manifestazione che nel 1970 lo vede migliorarsi e salire con fierezza sul gradino più alto.

Nel 1971 Ocaña deve cedere il passo a Ferdinand Bracke (1°) e Wilfried David (2°) che riportano in alto la bandiera belga dieci anni dopo de Mulder. Gli spagnoli, tuttavia, tornano a dettare legge nel 1972 quando tutte le classifiche vengono conquistate da un corridore iberico e la maglia gialla se la aggiudica José Manuel Fuente.

L’anno dopo è quello della prima (e unica) partecipazione alla corsa spagnola del “Cannibale” Eddy Merckx che stravince il duello con Ocaña portandosi a casa sei tappe, classifica a punti e vittoria nella generale. Nonostante il grande successo in quell’edizione e i durevoli ricordi di quei gioiosi giorni nella Penisola iberica, il fenomeno belga non farà più ritorno alla Vuelta lasciando che siano altri a spartirsi gloria e meriti.

Uno scatto del celeberrimo ciclista Eddy Merckx detto "il cannibale"

Eddy Merckx.

A partire dal 1974 così i corridori di casa, con Fuente (bis nel 1974), Agustín Tamames (1° 1975) e José Pesarrodona (vittorioso nel 1976), fanno man bassa di trionfi e premi monopolizzando per un triennio la manifestazione.

Nel 1977 la musica cambia grazie a Freddy Maertens che scrive una pagina indimenticabile nella storia dei Grandi Giri. Il belga, in maglia iridata dopo la vittoria ai Mondiali di Ostuni l’anno prima, conquista la maglia gialla vincendo il prologo di Dehesa de Campoamor e la mantiene fino alla fine (come Julian Berrendero nel 1942) conquistando nel frattempo altre dodici frazioni: mai nessuno era riuscito ad abbinare tante affermazioni parziali ad un successo così netto in classifica generale vestendo, per giunta, i colori dell’iride.

Dopo l’exploit di Maertens spetta a Bernard Hinault (vincitore di cinque tappe e della generale nel 1978) e a Joop Zoetemelk proseguire la striscia di trionfi stranieri fino al 1979, anno in cui, come accaduto 13 anni prima, la Vuelta rischia nuovamente di non aver luogo. Il quotidiano El Correo Español-El Pueblo Vasco infatti si tira indietro dall’organizzazione e per far sì che la manifestazione possa disputarsi è l’allora presidente della Federazione spagnola Luis Puig a prendere in mano la situazione e a trovare la collaborazione di Unipublic per garantire continuità all’evento.

Foto di Joop Zoetemelk durante la Vuelta de Espana nel 1979

Joop Zoetemelk.

Grazie a questo provvidenziale intervento, la Vuelta approda negli anni ’80 dove ad imporsi subito è Faustino Ruperez, mattatore della trentacinquesima edizione assieme a Sean Kelly (vincitore della classifica a punti e di cinque tappe) e Roberto Visentini (unico altro leader della corsa prima della cavalcata del nativo di San Esteban de Gormaz). L’anno dopo Giovanni Battaglin, vincendo la cronometro di Sierra Nevada, si impossessa della maglia gialla e controllando poi nelle tappe rimanenti le mosse degli spagnoli Pedro Muñoz e Vicente Belda diventa a Madrid il terzo italiano a vincere la corsa spagnola.

È l’ultima edizione prima che il doping inizi a incidere da vicino nell’albo d’oro della competizione. Nel 1982 infatti Ángel Arroyo vince la Vuelta ma due giorni dopo, risultando positivo ad un controllo, viene penalizzato di dieci minuti col successo finale che viene accreditato a Marino Lejarreta. Allo scandalo fa seguito la bella edizione del 1983 vinta da Hinault con un entusiasmante rimonta nelle ultime tappe, uno spettacolo che tutti possono godersi perché per la prima volta la corsa viene trasmessa in diretta sulla tv pubblica.

Eric Caritoux corre alla Vuelta del 1984

Al centro Eric Caritoux.

Sui canali nazionali, nel 1984 il pubblico ammira incredulo la vittoria del francese Eric Caritoux che per soli 6 secondi beffa lo sfortunato Alberto Fernández, morto pochi mesi più tardi assieme alla moglie in un incidente. Quarto si piazza Pedro Delgado che l’anno dopo, strappando la leadership all’inglese Robert Millar nella memorabile bufera della diciassettesima (e penultima) tappa, a 25 anni iscrive il suo nome dell’albo d’oro della corsa. Il britannico prova a prendersi la rivincita nel 1986 ma sulla sua strada questa volta trova il galiziano Alvaro Pino che gli soffia la maglia all’undicesima tappa e non la molla più fino a Jerez de la Frontera.

A succedere allo spagnolo (infortunato e quindi non al via dell’edizione successiva) nel 1987 è Lucho Herrera il quale, sfruttando il prematuro ritiro di Sean Kelly e approfittando del fatto che Laurent Fignon e Delgado corrono la gara per prepararsi al Tour, sbaraglia la concorrenza e diventa il primo colombiano a imporsi in un Grande Giro. Kelly, tuttavia, campione dotato di incredibile versatilità, si riscatta l’anno seguente prevalendo sul tedesco Reimund Dietzen e lo spagnolo Anselmo Fuerte.

Uno scatto di Delgado durante la Vuelta del 1985

Pedro Delgado.

Il 1989 è l’anno del bis di Delgado, primo in un’edizione dove ad essere grandi protagonisti sono i colombiani, secondi e terzi a Madrid con Fabio Parra e e Óscar de Jesús Vargas. Il corridore iberico va vicino al tris nel 1990 quando ad esultare è Marco Giovanetti: l’azzurro della Seur si veste di giallo a San Isidro e con grande caparbietà e buonissime gambe conserva il primato fino alla fine dando un notevole dispiacere ai tifosi spagnoli.

Questi si rifanno con gli interessi nel 1991 col podio tutto a tinte giallorosse composto da Melchor Mauri (1°), Miguel Indurain (2°) e Marino Lejarreta (3°), un exploit questo che fa da preludio a cinque anni consecutivi di successi elvetici interrotti solo, nel 1995, dal trionfo francese di Laurent Jalabert. Fra il 1992 e il 1997 infatti Tony Rominger e Alex Zülle, abilissimi cronomen e resistenti in salita, conquistano la corsa rispettivamente tre e due volte lasciando puntualmente con un pugno di mosche in mano i vari rivali che di volta in volta provano a detronizzarli. L’apice del dominio svizzero in particolare si tocca nel 1996 quando Zülle sale sul podio di Madrid assieme a Laurent Dufaux e Rominger in un vero e proprio tripudio rossocrociato.

Zulle alla Vuelta De Espana del 1996

Alex Zülle.

Giro di Spagna: il cambio di data, il poker di Heras, la tripletta di Roglic

È Abraham Olano, secondo nel 1995 (anno in cui la corsa trasloca da aprile a settembre per evitare la sovrapposizione con il Giro d’Italia), a interrompere l’egemonia svizzera vincendo la Vuelta del 1998, edizione dopo la quale, tolta la parentesi del successo di Jan Ullrich nel 1999, la Spagna avvia una striscia di sei affermazioni consecutive.

Gran parte del merito di questo filotto è di Roberto Heras il quale, a inizio millennio, centra un clamoroso poker facendo suoi i Giri di Spagna nel 2000, 2003, 2004 e 2005 (quest’ultimo riattribuito in un secondo momento dopo la controversa positività all’Epo rilevata nell’ultima tappa di quell’edizione). Solo Angel Casero nel 2001 e Aitor Gonzalez nel 2002 riescono a trovare spazio nell’era Heras, un periodo questo, dopo il quale, la Spagna conquisterà solo quattro vittorie nelle successive sedici stagioni.

Alexandre Vinokourov all'arrivo della Vuelta nel 2006

Alexandre Vinokourov.

Con il trionfo del kazako Alexandre Vinokourov nel 2006 infatti comincia un periodo di grande fortuna al Giro di Spagna per i corridori stranieri. Denis Menchov, futuro vincitore del Giro d’Italia del centenario, annichilisce i rivali l’anno successivo, mentre nel 2010 Vincenzo Nibali deve lottare fino all’ultimo con Ezequiel Mosquera (poi squalificato per una positività all’amido idrossietilico) per far sua la maglia di leader (diventata rossa quell’anno) a Madrid e iniziare il suo cammino verso la Tripla Corona.

Questo prestigioso traguardo invece viene raggiunto da Alberto Contador nel 2008 quando il Pistolero, 1° al Tour nel 2017 e al Giro qualche mese prima, supera Levi Leipheimer e Carlos Sastre centrando la sua prima Vuelta.

Al primo successo in Spagna arrivano anche Alejandro Valverde nel 2009 (l’Embatido poi non conquisterà più alcuna grande corsa a tappe) e Chris Froome nel 2011 (dichiarato vincitore solo nel 2019 dopo la squalifica per doping inflitta allo spagnolo Cobo), trionfi che anticipano nel 2012 e nel 2014 il tris di Contador, bravo nel primo caso a ribaltare la corsa con un coraggioso attacco nella tappa di Fuente Dè e nel secondo a resistere a suon di vittorie di tappa alla rimonta di Froome.

Chris Horner sul podio della Vuelta de Espana 2013

Chris Horner.

In mezzo ai due trionfi del nativo di Pinto spicca la vittoria nel 2013 dello statunitense Chris Horner, una delle più sorprendenti in epoca contemporanea: il quarantunenne di Okinawa sale di colpi nell’ultima settimana e, dopo aver strappato la maglia a Vincenzo Nibali nella terz’ultima tappa, resiste agli attacchi disperati del siciliano sull’Angliru diventando il più anziano vincitore della corsa.

Nel 2015 comunque l’Italia può tornare a sorridere con Fabio Aru, al primo e unico successo in un Grande Giro conquistato grazie alla magistrale azione realizzata assieme alla squadra per distanziare Tom Dumoulin nella penultima tappa con arrivo a Cercedilla.

Al sardo nel 2016 succede Nairo Quintana che torna a far svettare la bandiera colombiana sul podio di Madrid 29 anni dopo Herrera. Il portacolori della Movistar, dalla vittoriosa tappa dei Lagos de Covadonga, è autore di una corsa magistrale e controlla brillantemente tutti i tentativi di riaprire la gara da parte di Chris Froome il quale, archiviato il 2° posto alle spalle dell’escarabajo, l’anno dopo non fa prigionieri portando la maglia rossa ininterrottamente dalla terza tappa fino alla passerella conclusiva di Madrid.

Chris Froome al traguardo della Vuelta nel 2018

Chris Froome.

È sempre un britannico poi a lasciare il segno nel 2018, annata in cui la Vuelta arride a Simon Yates che, da padrone, va a conquistare il primo Grande Giro della carriera distanziando Enric Mas e Miguel Angel Lopez.

La vittoria del britannico fa da prodromo all’egemonia di Primoz Roglic che nel 2019 centra la prima perla di un fantastico tris consecutivo completato nel 2021. Massimizzando la sua esplosività e le sopraffine sue doti di cronoman, lo sloveno trova alla Vuelta il terreno ideale per esaltarsi ed esaltare annichilendo, anno dopo anno, avversari del calibro di Valverde (2° nel 2019), Carapaz (alle sue spalle nel 2020) e Mas (suo primo rivale nel 2021) ed entrando così di prepotenza nella storia della corsa iberica.

Uno scatto di Roberto Heras durante la Vuelta de Espana.

Roberto Heras.

L’albo d’oro della Vuelta di Spagna

Qui sotto vi elenchiamo tutti i vincitori del Giro di Spagna con il podio completo di ogni edizione. Spiccano in particolare i quattro successi di Roberto Heras e i tre conquistati da Tony Rominger, Alberto Contador e Primož Roglič.

Considerando invece le vittorie complessive per nazioni, l’Italia è al quarto posto con 6 affermazioni alle spalle di Spagna (32), Francia (9) e Belgio (7).

È sempre uno spagnolo, infine, a comandare la classifica dei corridori con maggiori tappe vinte alla Vuelta a España: Delio Rodriguez, infatti, ha portato a casa la bellezza di 39 frazioni, quasi il doppio rispetto ad Alessandro Petacchi, 2° con 20 successi davanti a Laurent Jalabert e Rik Van Looy, terzi a parimerito con 18 trionfi parziali.

Anno Vincitore Secondo Terzo
1935 Gustaaf Deloor Mariano Cañardo Antoine Dignef
1936 Gustaaf Deloor Alfons Deloor Antonio Bertola
1937-40 non disputata
1941 Julián Berrendero Fermín Trueba José Jabardo
1942 Julián Berrendero Diego Chafer Antonio Andrés Sancho
1943-44 non disputata
1945 Delio Rodríguez Julián Berrendero Juan Gimeno
1946 Dalmacio Langarica Julián Berrendero Jan Lambrichs
1947 Edward Van Dijck Manuel Costa Delio Rodríguez
1948 Bernardo Ruiz Emilio Rodríguez Bernardo Capó
1949 non disputata
1950 Emilio Rodríguez Manuel Rodríguez José Serra
1951-54 non disputata
1955 Jean Dotto Antonio Jiménez Raphaël Géminiani
1956 Angelo Conterno Jesús Loroño Raymond Impanis
1957 Jesús Loroño Federico Bahamontes Bernardo Ruiz
1958 Jean Stablinski Pasquale Fornara Fernando Manzaneque
1959 Antonio Suárez José Segú Rik Van Looy
1960 Frans De Mulder Armand Desmet Miguel Pacheco
1961 Angelino Soler François Mahé José Pérez Francés
1962 Rudi Altig José Pérez Francés Seamus Elliott
1963 Jacques Anquetil José Martín Colmenarejo Miguel Pacheco
1964 Raymond Poulidor Luis Otaño José Pérez Francés
1965 Rolf Wolfshohl Raymond Poulidor Rik Van Looy
1966 Francisco Gabica Eusebio Vélez Carlos Echeverría
1967 Jan Janssen Jean-Pierre Ducasse Aurelio González
1968 Felice Gimondi José Pérez Francés Eusebio Vélez
1969 Roger Pingeon Luis Ocaña Marinus Wagtmans
1970 Luis Ocaña Agustín Tamames Herman Van Springel
1971 Ferdinand Bracke Wilfried David Luis Ocaña
1972 José Manuel Fuente Miguel María Lasa Agustín Tamames
1973 Eddy Merckx Luis Ocaña Bernard Thévenet
1974 José Manuel Fuente Joaquim Agostinho Miguel María Lasa
1975 Agustín Tamames Domingo Perurena Miguel María Lasa
1976 José Pesarrodona Luis Ocaña José Nazabal
1977 Freddy Maertens Miguel María Lasa Klaus-Peter Thaler
1978 Bernard Hinault José Pesarrodona Jean-René Bernaudeau
1979 Joop Zoetemelk Francisco Galdós Michel Pollentier
1980 Faustino Rupérez Pedro Torres Claude Criquielion
1981 Giovanni Battaglin Pedro Muñoz Vicente Belda
1982 Marino Lejarreta Michel Pollentier Sven-Åke Nilsson
1983 Bernard Hinault Marino Lejarreta Alberto Fernández
1984 Éric Caritoux Alberto Fernández Reimund Dietzen
1985 Pedro Delgado Robert Millar Francisco Rodríguez
1986 Álvaro Pino Robert Millar Sean Kelly
1987 Luis Herrera Reimund Dietzen Laurent Fignon
1988 Sean Kelly Reimund Dietzen Anselmo Fuerte
1989 Pedro Delgado Fabio Parra Óscar Vargas
1990 Marco Giovannetti Pedro Delgado Anselmo Fuerte
1991 Melchor Mauri Miguel Indurain Marino Lejarreta
1992 Tony Rominger Jesús Montoya Pedro Delgado
1993 Tony Rominger Alex Zülle Laudelino Cubino
1994 Tony Rominger Mikel Zarrabeitia Pedro Delgado
1995 Laurent Jalabert Abraham Olano Johan Bruyneel
1996 Alex Zülle Laurent Dufaux Tony Rominger
1997 Alex Zülle Fernando Escartín Laurent Dufaux
1998 Abraham Olano Fernando Escartín José María Jiménez
1999 Jan Ullrich Igor González de Galdeano Roberto Heras
2000 Roberto Heras Ángel Casero Pavel Tonkov
2001 Ángel Casero Óscar Sevilla Levi Leipheimer
2002 Aitor González Roberto Heras Joseba Beloki
2003 Roberto Heras Isidro Nozal Alejandro Valverde
2004 Roberto Heras Santiago Pérez Francisco Mancebo
2005 Roberto Heras Denis Menchov Carlos Sastre
2006 Aleksandr Vinokurov Alejandro Valverde Andrej Kašečkin
2007 Denis Menchov Carlos Sastre Samuel Sánchez
2008 Alberto Contador Levi Leipheimer Carlos Sastre
2009 Alejandro Valverde Samuel Sánchez Cadel Evans
2010 Vincenzo Nibali Peter Velits Joaquim Rodríguez
2011 Chris Froome Bradley Wiggins Bauke Mollema
2012 Alberto Contador Alejandro Valverde Joaquim Rodríguez
2013 Chris Froome Vincenzo Nibali Alejandro Valverde
2014 Alberto Contador Chris Froome Alejandro Valverde
2015 Fabio Aru Joaquim Rodríguez Rafał Majka
2016 Nairo Quintana Chris Froome Esteban Chaves
2017 Chris Froome Vincenzo Nibali Ilnur Zakarin
2018 Simon Yates Enric Mas Miguel Ángel López
2019 Primož Roglič Alejandro Valverde Tadej Pogačar
2020 Primož Roglič Richard Carapaz Hugh Carthy
2021 Primož Roglič Enric Mas Jack Haig

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A proposito dell'autore

Ciclista milanese sempre pronto a fiondarsi verso la campagna e il mare, alla ricerca di itinerari poco battuti in cui ristorare corpo e anima. Sulla sua bici da strada ama tanto darsi all’esplorazione lenta quanto sfidare le pendenze delle montagne mitiche, teatro di quelle imprese che hanno acceso in lui una passione vivissima e totale che ogni giorno prova a trasmettere attraverso i suoi scritti.