Guardando al nome di battesimo viene spontaneo pensare che Primož Roglič abbia sempre avuto la vittoria nel proprio DNA. Se tuttavia questo curioso presagio non è rimasto solo un divertente gioco di parole ma si è concretizzato in splendida realtà, lo si deve al piglio, ai sacrifici e alla voglia di emergere messi in campo dallo sloveno dopo l’incidente che a 17 anni gli ha profondamente cambiato la vita.

Roglič, un tipo quieto ma ambizioso e determinato a raggiungere i traguardi prefissati, non immaginava che la sua carriera da atleta avrebbe intrapreso una parabola di così ampio successo in sella alla bicicletta, visto che i suoi primi e più vividi sogni di gloria hanno sempre avuto come sfondo il trampolino e il salto con gli sci.

Quella di Roglič quindi, un ragazzo sensibile e di gran cuore nel privato ma piuttosto restio in pubblico ad aprirsi in confessioni e a sbandierare i propri sentimenti, è una storia pervasa di agonismo, cadute, vittorie, tenacia e soprattutto grande spirito di adattamento, tutti elementi che, stagione dopo stagione, hanno suscitato sempre più meraviglia e stupore nel pubblico testimone delle sue gesta.

Innamoratosi e approdato tardi nel mondo delle due ruote, con una progressiva e inesorabile progressione Roglič è diventato il più fulgido baluardo della classe di corridori over 30 e, più in generale, un brillante protagonista delle grandi corse a tappe, manifestazioni in cui le sue accelerazioni in salita, unitamente a superlative doti contro il tempo, sono risultate di frequente un rebus irrisolvibile per i rivali che sempre più spesso hanno preso a congratularsi con lui dai gradini più bassi del podio.

Il ciclista professionista Primož Roglič

Il primo amore

Primož Roglič nasce a Trbovlje il 29 ottobre 1989 e cresce, eccezion fatta per i suoi primi 20 mesi di vita, in una Slovenia libera e indipendente dopo il breve conflitto che ha portato le truppe jugoslave ad abbandonarne il territorio nel giugno 1991. A dedicargli tutta l’attenzione di cui ha bisogno ci pensano sua madre Anita e suo padre Polde che di professione fa il minatore, mansione piuttosto comune in una cittadina dedita all’estrazione di carbone come Kisovec dove i Roglič hanno casa.

Circondato dai massicci delle Prealpi Slovene e appassionatosi alla pratica sportiva grazie alle tante ore dedicate all’attività fisica previste dai piani governativi sloveni, Primoz si avvicina in maniera quasi naturale alle discipline invernali. Fra queste prova un particolare brivido con gli sci ai piedi ma non quando questi solcano morbide superfici nevose bensì quando fendono l’aria a più di 100 chilometri orari.

Il primo amore di Roglič infatti è quello per il salto con gli sci, uno sport in cui, dopo gli esordi a 13 anni, il giovane sloveno riesce ad eccellere già a 16. È a quest’età che Primoz con indosso la divisa della sua nazionale conquista l’argento mondiale a livello juniores, risultato poi migliorato l’anno successivo a Tarvisio quando la Slovenia ottiene addirittura l’oro.

Roglič è attratto da un gesto che, per qualche attimo, gli consente di volare e realizzare uno dei sogni proibiti dell’uomo. Tuttavia non sono solo le sensazioni provate librandosi nell’aria che catalizzano le attenzioni del giovane saltatore: la disciplina infatti contempla anche sessioni preliminari di yoga, stretching e core training, tutte attività collaterali in cui Primoz si cimenta volentieri e con dedizione. È qui che, in questo modo, prendono forma quel perfezionismo, quella forza muscolare e quella mobilità atletica che Roglič, anni dopo, trasferirà nel ciclismo realizzando un’eccellente carriera.

Il ciclista professionista Primož Roglič (in rosso) con la sua squadra Jumbo Visma

Il ciclista professionista Primož Roglič (con la maglia rossa) con la sua squadra Jumbo Visma.

L’incidente chiave

Alla bici però Roglič arriva solo per il decisivo intervento del fato che, quando lo sloveno sembra ormai lanciato verso una brillante carriera con gli sci ai piedi, gli stravolge brutalmente l’esistenza. Qualche mese dopo l’oro mondiale in Friuli infatti, Primoz è vittima di una terribile caduta sul trampolino “di casa” di Letalnica, presso il centro federale di Planica.

Le immagini (ancora oggi molto forti) fanno temere il peggio ma lo sloveno esce miracolato dall’incidente rimediando “solo” fratture minori, un naso rotto e vasti ematomi. Lo sfortunato evento, nonostante l’atleta si riprenda con caparbietà, segna la fine del suo percorso sui trampolini e l’inizio di quello in sella alla bicicletta.

Primož Roglič durante una tappa del Tour de France 2020

Primož Roglič durante una tappa del Tour de France 2020

La bici come valvola d’uscita

Durante la riabilitazione Roglič scopre il ciclismo, attività che i medici gli consigliano per non perdere la reattività delle proprie fibre muscolari. Anche grazie ai chilometri macinati sulle due ruote, Primoz torna a saltare ottenendo pure dei discreti risultati ma capisce che la sua parabola sui trampolini è ormai giunta al termine. Roglič infatti cova il desiderio di essere il migliore nello sport che pratica, una prospettiva che, con gli sci ai piedi, appare chiaro che non riuscirà a concretizzare.

Lo sloveno allora volge lo sguardo proprio su quella bici che tanto lo ha accompagnato nella riabilitazione dopo la caduta di Planica scoprendo che non è poi così male. Nel 2011 perciò Roglič decide di acquistare la sua prima bici da corsa, mezzo con cui si divide tra ciclismo su strada e triathlon.

Fra le due attività però, Roglič alla fine opta per dedicarsi solamente alla prima.

Il ciclista professionista Primož Roglič saluta i fan

Dagli amatori al World Tour

Dopo mesi impiegati a mettere chilometri nelle gambe, Roglič si schiera quindi al via delle prime gran fondo e, successivamente, entra a far parte di un piccolo club, l’KK Radenska, nel quale trova l’appoggio necessario per continuare a gareggiare.

L’ambiente amatoriale però sta stretto a Primoz il quale nel 2012 arriva così a bussare alla porta di Bogdan Fink, al tempo a capo dell’Adria Mobil, squadra di livello Continental. Il ragazzo è deciso: vuole allenarsi e correre con la loro maglia. Fink allora, persuaso dall’insistenza del giovane, lo sottopone per due volte ai test del Centro di Medicina dello Sport di Lubiana che evidenziano valori di primissimo livello. Convinti dall’evidenza dei numeri, i dirigenti del team sloveno decidono allora di metterlo sotto contratto e dargli una possibilità che Roglič puntualmente non spreca.

Passato un anno di ambientamento in cui assorbe e impara i meccanismi tattici e i comportamenti da tenere in gruppo, nel 2014 Primoz rompe il ghiaccio imponendosi nella Croatia-Slovenia e in una tappa del Tour d’Azerbaigian, corsa che l’anno dopo lo vede addirittura conquistare la maglia di leader della classifica generale.

Questo, tuttavia, non è l’unico successo che Roglič ottiene nel 2015 visti anche i trionfi in Cina e soprattutto quelli nella corsa di “casa” ovvero il Tour of Slovenia. Grazie a questa serie di affermazioni l’ex saltatore entra nei radar di alcune squadre World Tour che, inevitabilmente, iniziano a chiedere di lui.

La più convinta di tutte riguardo ai suoi mezzi e alle sue capacità è la Lotto NL-Jumbo di Richard Plugge che intuisce come nel nativo di Trbovlje ci sia qualcosa di speciale nonostante i suoi trascorsi in sella siano decisamente brevi.

Nel 2016 dunque per Roglič si spalancano le porte del massimo palcoscenico mondiale, un ambiente in cui lo sloveno, crescendo con umiltà ma mantenendo intatte le proprie ambizioni, nel quinquennio successivo sfogherà la propria sete di competizione e vittoria dando vita a imprese esaltanti e annate eccezionali.

Il ciclista professionista Primož Roglič

Lo sbarco alla Jumbo e la parabola verso l’alto

Con la compagine olandese equipaggiata con bici Bianchi, Roglič non impiega molto a mettere il suo sigillo in una corsa World Tour.

Al Giro d’Italia del 2016 infatti, alla sua prima grande corsa a tappe, Primoz prima sfiora la vittoria nel prologo di Apeldoorn (ad avere la meglio per millesimi è Tom Dumoulin) poi si prende la rivincita nella cronometro del Chianti dove, nonostante perda borraccia e ciclo-computer dopo 10 chilometri dal via, riesce a imporsi mettendo in luce tutti i cavalli della sua cilindrata.

Al termine della Corsa Rosa, Primoz finisce lontano dai primi in classifica generale ma le tre settimane lo aiutano a prendere le misure dei rivali e a capire dove migliorare per competere per la vittoria finale.

Nell’attesa, grazie al trionfo toscano, Roglič si è messo definitivamente sulla mappa e d’ora in avanti il suo profilo non passerà più inosservato.

La consapevolezza con cui corre gli frutta, l’anno successivo, la prima affermazione in una breve corsa a tappe (la Volta ao Algarve 2017) assieme ad altri traguardi parziali tra cui il prestigioso arrivo di tappa a Serre-Chevalier al Tour de France: qui Roglič, in fuga dal mattino e autore dello scatto vincente sulle rampe del mitico Galibier, dà alla Slovenia il primo successo nella storia della Grande Boucle.

In Francia Primoz capisce che, lavorando su se stesso e accumulando esperienza corsa dopo corsa, il gap dai principali contendenti nei grandi giri è sempre più risicato: nelle gare a tappe di una settimana (come dimostrano i successi finali all’Itzulia Basque Country, al Tour de Romandie e al Tour of Slovenia) è già una certezza, quello che gli manca è ancora la capacità di gestire e performare nelle tre settimane ai livelli dei primissimi.

Il Tour de France del 2018 in questo senso rappresenta un importante banco di prova per Roglič il quale, pur vincendo a Laruns e tenendo testa in salita ai vari Dumoulin, Chris Froome e Geraint Thomas, manca il podio per il rendimento a cronometro complessivamente inferiore rispetto ai primi tre della generale.

Il ciclista professionista Primož Roglič

Il primo podio in un grande giro

Il piazzamento tra i primi tre in un grande giro, se non addirittura la vittoria, è ormai nell’aria e infatti l’occasione si materializza nel 2019 al Giro d’Italia.

Sulle strade del Bel Paese Roglič, autore di una primavera superba con vittorie all’UAE Tour, Tirreno-Adriatico e Tour de Romandie, fa sue le prove a cronometro di Bologna e San Marino, indossa la maglia rosa e, seppur in calando e invischiato in un deleterio marcamento a uomo con Vincenzo Nibali, chiude terzo sul podio di Verona.

Il piazzamento al Giro però non è il momento più alto della stagione visto che con chiare ambizioni di vittoria Primoz si schiera al via della Vuelta Espana 2019 in agosto.

Nella gara iberica le sue doti contro il tempo fanno ancora una volta la differenza permettendogli di conquistare la maglia rossa a Pau al termine della decima frazione e, con una condotta di gara inattaccabile, di non mollarla più fino al traguardo di Madrid. All’alba dei 30 anni Roglič quindi brinda in Plaza de Cibeles al primo agognato successo in una corsa a tappe di tre settimane, risultato in cui nessun corridore sloveno era mai riuscito prima.

Il ciclista professionista Primož Roglič

Un 2020 d’oro (ma con una macchia dolorosa)

Chiuso sui toni alti un 2019 da 14 successi che, fuori dalle gare, lo ha visto anche diventare padre per la prima volta, nel 2020 per Roglič arriva la difficile sfida di confermare o quantomeno avvicinare l’esemplare stagione appena passata, missione che l’avvento del Covid-19 e lo stop al ciclismo imposto dalla pandemia rendono da subito decisamente ardua.

Lo sloveno però non si scoraggia, si gode la tranquillità familiare e l’affetto di sua moglie Lora e suo figlio Lev che lo aiutano, una volta riattaccato il numero sulla schiena, a riprendere da dove aveva lasciato. Correndo con una determinazione e un ardore agonistico sviluppati nei lunghi mesi senza competizioni, Primoz annichilisce i rivali una gara dopo l’altra inanellando successi su successi.

Al via del Tour de France 2020 in pratica si presenta da vincitore di tutte le corse a cui ha preso parte da agosto in poi. Alla Grande Boucle dunque l’obiettivo è quello di chiudere con la maglia gialla sul gradino più alto del podio di Parigi e, dopo il successo a Orcières-Merlette e il controllo sui rivali, al via della penultima tappa a cronometro il successo sembra ormai ad un passo.

Verso la Planche des Belles Filles però va in scena uno dei più eccitanti e crudeli ribaltoni di sempre: il connazionale Tadej Pogacar, senza nulla da perdere, realizza una prova maiuscola che sorprende tutti, Roglič compreso.

L’alfiere della Jumbo-Visma, travolto dal rapido succedersi degli eventi e dalla spietata rimonta del giovane corridore dell’UAE-Team Emirates, in cima all’erta finale vede così svanire il sogno della maglia gialla che va a depositarsi invece sulle spalle del più giovane antagonista.

Sui Campi Elisi, Roglič deve accontentarsi amaramente della seconda posizione riconoscendo l’impresa fatta dal tenace e incredulo Pogacar col quale, intanto, ha mandato in visibilio un paese intero per tre settimane.

La sconfitta, seppur dolorosa e scottante, è la benzina che spinge Roglič a cercare subito di redimersi e dimenticare l’atroce beffa subita. Lo sloveno, conscio degli errori fatti, ci riesce innanzitutto conquistando la prima classica monumento (la Liegi-Bastogne-Liegi) della carriera e poi dominando la Vuelta di Spagna 2020 fin dalla prima tappa salendo sul gradino più alto del podio davanti a Richard Carapaz e Hugh Carthy.

Nella corsa spagnola, Primoz infatti non lascia nemmeno le briciole agli avversari che lo vedono imporsi per ben quattro volte su traguardi parziali e infine, dopo un finale al cardiopalma all’Alto de la Covatilla, anche sul podio finale di Madrid.

Roglič così bissa il successo dell’anno prima e manda in archivio una stagione che, seppur macchiata dallo scivolone in Francia, lo consacra come numero uno al mondo della classifica mondiale e campione ormai affermato.

Il ciclista professionista Primož Roglič (al centro) sul podio della Vuelta 2019.

Il ciclista professionista Primož Roglič (al centro) sul podio della Vuelta 2019.

Primož Roglič: Palmarès

2014: 2ª tappa Tour d’Azerbaigian, Croatia-Slovenia, classifica scalatori Sibiu Cycling Tour

2015: 2ª tappa e classifica generale Tour d’Azerbaigian, 3ª tappa Tour of Slovenia e classifica generale Tour of Slovenia, 5ª tappa Tour of Qinghai Lake, classifica scalatori Settimana Internazionale di Coppi e Bartali

2016: 9ª tappa Giro d’Italia, campionato sloveno a cronometro

2017: Classifica generale Volta ao Algarve, 4ª e 6ª tappa Vuelta al País Vasco, 5ª tappa Tour de Romandie, Prologo Ster ZLM Toer, 17ª tappa Tour de France, Profronde van Zevenbergen

2018: 3ª tappa Tirreno-Adriatico, 4ª tappa, classifica a punti e classifica generale Itzulia Basque Country, classifica generale Tour de Romandie, 4ª, 5ª tappa e classifica generale Tour of Slovenia, 19ª tappa Tour de France, 5ª tappa Tour of Britain (cronosquadre)

2019: 1ª (cronosquadre) e 6ª tappa UAE Tour e classifica generale UAE Tour, classifica generale Tirreno-Adriatico, 1ª, 4ª, 5ª tappa, classifica generale e classifica a punti Tour de Romandie, 1ª e 9ª tappa Giro d’Italia, 10ª tappa, classifica generale e classifica a punti Vuelta a España, Giro dell’Emilia, Tre Valli Varesine, Classifica generale UCI World Tour

2020: Campionato sloveno in linea, 2ª, 3ª tappa, classifica generale e classifica a punti Tour de l’Ain, 2ª tappa Giro del Delfinato (Critérium du Dauphiné), 4ª tappa Tour de France, Liegi-Bastogne-Liegi, 1ª, 8ª, 10ª, 13ª tappa, classifica generale e classifica a punti Vuelta a España.

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A proposito dell'autore

Ciclista milanese sempre pronto a fiondarsi verso la campagna e il mare, alla ricerca di itinerari poco battuti in cui ristorare corpo e anima. Sulla sua bici da strada ama tanto darsi all’esplorazione lenta quanto sfidare le pendenze delle montagne mitiche, teatro di quelle imprese che hanno acceso in lui una passione vivissima e totale che ogni giorno prova a trasmettere attraverso i suoi scritti.