Pinarello è un nome leggendario all’interno del mondo del ciclismo e, più in generale, anche di quell’imprenditoria Made in Italy divenuta celebre a livello globale.

In questo articolo ripercorreremo le fasi salienti del marchio veneto, dalla nascita dovuta a Giovanni “Nani” Pinarello nel 1952 fino ai tempi odierni, passando per le mille avventure avvenute in oltre 60 anni.

Biciclette Pinarello

La Cicli Pinarello S.p.A. è un’azienda produttrice di telai per biciclette da corsa, mountain bike, cronometro, triathlon, pista, cross, fixie, urban e bambini.

Situata a Treviso, fornisce attualmente telai e forcelle al Team Sky, formazione britannica in cui milita Chris Froome, vincitore al Tour de France nel 2013 e nel 2015.

Gli inizi: Giovanni Pinarello nel 1952

Giovanni “Nani” Pinarello (1922-2014) aveva appena conquistato l’ambitissima “Maglia nera” (premio per l’ultimo classificato) al Giro d’Italia 1951, compiendo il giro d’onore al Velodromo Vigorelli di Milano assieme al trionfatore Fiorenzo Magni e al miglior scalatore Louison Bobet, ma non poteva ancora sapere ciò che sarebbe accaduto pochi mesi più tardi.

Mentre si stava apprestando a iniziare il Giro d’Italia 1952, la “Bottecchia” (formazione di cui difendeva i colori) gli offrì 100.000 lire per restare a casa, dato che aveva appena ingaggiato il talentuoso Pasquale Fornara, da poco licenziato dalla Bianchi e “Nani”, seppur a malincuore, accettò e con quei soldi aprì un piccolo laboratorio di biciclette a Treviso.

Nel 1957 fornì la squadra locale “Padovani”, mentre nel 1960 passò al professionismo con la Mainetti.

Il primo successo internazionale di una Pinarello: Guido De Rosso nel 1961

Il giovanissimo Guido De Rosso, qualche anno dopo terzo al Giro d’Italia 1964, regalò il primo trionfo internazionale alla Pinarello durante il Tour de l’Avenir 1961, in cui primeggiò in due tappe e nella classifica generale, pedalando su una Pinarello Acciaio.

Marino Basso, al Tour de France 1967, si impose a sua volta in due frazioni, dimostrando la validità del proprio mezzo al competente pubblico transalpino.

Bertoglio in sella alla sua Pinarello

by BastienM (Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0)

Pinarello trionfa al Giro d’Italia: Fausto Bertoglio nel 1975

Il 1975 fu l’anno della definitiva consacrazione a livello globale per il marchio trevigiano per merito dell’incredibile vittoria di Fausto Bertoglio al Giro d’Italia.

In sella alla sua Pinarello Special Acciaio Columbus, il bresciano conquistò la maglia rosa in modo inaspettato, resistendo ai continui attacchi dello spagnolo Francisco Galdós durante l’ultima tappa sul passo dello Stelvio, grazie a cui precedette il rivale di appena 41″ in classifica generale.

Il 7 giugno 1975, giorno della Alleghe-Passo dello Stelvio, il nome Pinarello divenne dunque leggenda.

Pinarello Super Record Special: la bici regina negli anni ’70

Pinarello Super Record Special è stata la bicicletta più famosa prodotta da Pinarello fra la seconda metà degli anni ’70 e i primi anni ’80. Il gruppo era un Campagnolo Super Record, i tubi del telaio erano della serie Columbus SL e i colori blu e rosso.

Inoltre era presente in più zone il logo GPT, cioè Giovanni Pinarello Treviso.

Pinarello Tre Cime: Giovanni Battaglin al Giro d’Italia 1981

Il Giro d’Italia 1981 segnò un altro passo in avanti per la storia dell’azienda grazie al trionfo di Giovanni Battaglin in sella alla Pinarello Tre Cime Acciaio, così ribattezzata in onore della tappa tra San Vigilio di Marebbe e le Tre Cime di Lavaredo, in cui il capitano della Inoxpran soffiò la maglia rosa a Silvano Contini, involandosi verso il successo finale.

Qualche settimana prima, il marosticense aveva già trionfato alla Vuelta a España, primeggiando anche nella crono tra Granada e Sierra Nevada.

La Pinarello Montello

by Rick perkins (Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0)

Pinarello Montello: la bici più celebre negli anni ’80

Pinarello Montello sostituì come modello top di gamma Pinarello Super Record Special verso la metà degli anni ’80. Il nome Montello fu dedicato a Giavera del Montello (TV), località che ospitò i campionati mondiali di ciclismo su strada nel 1985.

Il cavo del freno posteriore passava all’interno del tubo orizzontale del telaio, che era in acciaio della serie Columbus SLX.

Un altro mezzo importante fu la Pinarello Treviso, mentre nella seconda parte degli anni ’80 si impose la Pinarello Gavia. Al celeberrimo Giro d’Italia 1988, dove una nevicata sul Gavia scombussolò la classifica generale, la Del Tongo capitanata da Franco Chioccioli primeggiò nella cronosquadre di 40 km fra Rodi Garganico e Vieste in sella alla Pinarello Prologo Columbus CrMo.

Oro olimpico 1984 e Tour de France 1988: l’ascesa di Pinarello verso la vetta

Al palmarès di Pinarello come costruttore mancavano ormai solamente i trionfi ai Giochi olimpici e al Tour de France, ma la lacuna fu ben presto colmata grazie alle vittorie dell’americano Alexi Grewal nella prova in linea ai Giochi di Los Angeles 1984 e dello spagnolo Pedro Delgado al Tour de France 1988.

La Reynolds, formazione in cui militarono Delgado (primo pure alla Vuelta a España 1989) e Miguel Indurain, fu rifornita dal brand trevigiano tra il 1984 e il 1989. Nel 1990, lo sponsor principale del team divenne Banesto e…

Pinarello negli anni ’90: l’epoca d’oro

Gli anni ’90 hanno visto da parte di Pinarello il raggiungimento di obiettivi impensabili fino a qualche anno prima.

Dal 1990 rifornì la Banesto per tutto il decennio, escluso il 1991 e vinse quattro Tour de France (1992, 1993, 1994 e 1995), due Giro d’Italia (1992 e 1993), un titolo iridato a cronometro (Duitama 1995) e un oro olimpico a cronometro (Atlanta 1996) con Indurain, autore anche del record dell’ora su una Pinarello Espada il 2 settembre 1994 a Bordeaux con 53,040 km.

Inoltre, con i colori Banesto, conquistò pure la Vuelta a España 1998 e l’iride a cronometro a Valkenburg 1998 per merito dello spagnolo Abraham Olano, mentre Chioccioli dominò il Giro d’Italia 1991 (su una Pinarello Acciaio Columbus Nivarcom) vestendo la casacca della Del Tongo.

Nel 1996 incominciò a rifornire pure il team tedesco della Deutsche Telekom, con cui primeggiò al Tour de France 1996 (Bjarne Riis) e 1997 (Jan Ullrich), alla Vuelta a España 1999 (Ullrich), ai mondiali a cronometro nel 1999 (Ullrich) e alla prova in linea ai Giochi olimpici di Sydney 2000 (Ullrich).

La bicicletta più utilizzata dai corridori fu la Pinarello Paris FP, iniziali di Fausto Pinarello, figlio di Giovanni e nuovo timoniere della ditta.

Inoltre il ravennate Andrea Collinelli vinse l’oro olimpico ad Atlanta ’96 nell’inseguimento individuale su pista in sella a una Pinarello Parigina Carbon e le lituane Edita Pučinskaitė e Diana Žiliūtė trionfarono a “La Grande Boucle Féminin Internationale” (una sorta di Tour de France femminile) rispettivamente nel 1998 e nel 1999.

A livello iridato, la stessa Pučinskaitė primeggiò nella prova in linea a Verona 1999, mentre la francese Marion Clignet realizzò un tris su pista fra Berlino 1999 (corsa a punti e inseguimento individuale) e Manchester 2000 (corsa a punti). Le cicliste menzionate vestivano i colori della Acca Due O.

Pinarello negli anni 2000: la leggenda continua

Pinarello continuò a rifornire la Banesto fino al 2003 e, in seguito, dal 2007 al 2013 la medesima squadra denominata però prima Caisse d’Epargne e poi Movistar Team.

Ecco il palmarès in quegli anni: un Tour de France con Óscar Pereiro Sio nel 2006, due Liegi-Bastogne-Liegi (2006 e 2008) e una Vuelta a España (2009) con Alejandro Valverde, un titolo iridato nell’Americana su pista con Isaac Gálvez a Bordeaux 2006 e un titolo iridato nella prova in linea su strada con Rui Costa a Firenze 2013.

Il rapporto con la Deutsche Telekom durò invece fino al 2003: Jan Ullrich conquistò il proprio secondo campionato mondiale a cronometro a Lisbona 2001, mentre Erik Zabel continuò a spadroneggiare in volata sulle strade di tutto il mondo vincendo, tra il 1996 e il 2003, quattro Milano-Sanremo (1997, 1998, 2000 e 2001), una Coppa del mondo (2000), un bronzo iridato in linea (Zolder 2002) e sei maglie verdi come miglior velocista al Tour de France (dal 1996 al 2001).

Nel frattempo, il marchio trevigiano cominciò a sponsorizzare anche la Fassa Bortolo, formazione italiana che pedalò sulle bici di Nani e Fausto dal 2000 al 2005.

Il lituano Raimondas Rumšas si impose al Giro di Lombardia nel 2000, gara vinta pure da Michele Bartoli nel 2002 e 2003, mentre Alessandro Petacchi alzò le braccia al cielo alla Milano-Sanremo nel 2005 oltre a 38 tappe dominate in volata fra Giro, Tour e Vuelta.

Infine, a livello femminile, Rasa Polikevičiūtė trionfò ai mondiali di Lisbona 2001 nella prova in linea, Gunn-Rita Dahle ai mondiali di mountain bike marathon nel 2008 e Giorgia Bronzini (corsa a punti) e Simona Krupeckaitė (500 metri) ai mondiali su pista nel 2009, vestendo i colori della Acca Due O (1996-2003) e della Safi-Pasta Zara (2008-2010).

Le bici di Pinarello dal 2000 in poi: Dogma e non solo

La serie di telai Dogma cambiò completamente le carte in tavola all’interno del ciclismo professionistico. Nel 2002 venne presentato il primo telaio completamente in magnesio e il già menzionato Petacchi avrebbe dominato gli sprint nei due anni successivi proprio su una Dogma Magnesium.

Dal magnesio si sarebbe passati però ben presto al carbonio e Pereiro Sio trionfò al Tour de France 2006 su una Pinarello Prince Carbon 50HM1K.

Oltre a Dogma e Prince, anche la serie Gan avrebbe riscosso in seguito numerosi consensi.

Pinarello 2010-2016: Dogma, Bolide e Team Sky

La famiglia Pinarello decise di rifornire il neonato Team Sky per la stagione 2010. Da allora, questo connubio anglo-italiano avrebbe dominato la scena grazie a innumerevoli successi: tre Tour de France (Bradley Wiggins nel 2012 e Chris Froome nel 2013 e 2015), un oro olimpico (Wiggins nella cronometro a Londra 2012) e due ori mondiali (Wiggins nella cronometro individuale a Ponferrada 2014 e Vasil’ Kiryenka in quella di Richmond 2015).

Fra le bici utilizzate dai ciclisti più importanti del Team Sky ricordiamo la Dogma 2 Carbon 60HM1K Torayca di Mark Cavendish nel 2012, la Dogma 65.1 Carbon 65HM 1K Torayca di Bradley Wiggins nel 2012, la Dogma 65.1 Think 2 di Chris Froome nel 2013 e la Dogma F8 dello stesso Froome nel 2015.

Rui Costa, all’epoca in forza al Movistar Team, vinse il mondiale fiorentino nel 2013 in sella a una Dogma 65.1 Think 2, mentre Wiggins, con la casacca del Team Wiggins, ottenne il record dell’ora al Lee Valley VeloPark di Londra il 7 giugno 2015 con 54,526 km su una Bolide HR.

Per maggiori informazioni, visita il sito Pinarello.

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A proposito dell'autore

Ha gareggiato per diverse stagioni nel mondo dell'atletica leggera come velocista prima di dedicarsi al ciclismo amatoriale. Grande appassionato di storia e di cultura sportiva, ha intrapreso la carriera giornalistica dopo la laurea in Lettere e ha fondato il team dilettantistico Fondocorsa assieme ad alcuni amici. In estate potreste trovarlo su Stelvio e Gavia, ma la salita non è proprio la sua specialità migliore.