Intervista a Davide Cassani: 12 minuti nella vita di un CT Giacomo Pellizzari 11 Marzo 2015 Bike News Intervista a cuore aperto a Davide Cassani. Tra Pantani, Nibali, 4 coca-cole e la voglia di restare bambino Davide è una persona speciale. Quando parla del suo sport puoi ancora vedergli brillare gli occhi. Lo “Shining” lo chiamano. Già, la “luccicanza” per la bicicletta. Non tutti ce l’hanno. Davide, Commissario Tecnico della Nazionale di ciclismo, ex telecronista RAI, ex professionista su strada, ce l’ha. Potete starne certi. È una serata di inizio marzo, sono già le dieci e mezza, siamo seduti comodi da Upcycle, Bike Café nel cuore di Milano. Davide è in giro dalla mattina, ha già bevuto 4 coca-cole, zero alcol, ma non appare stanco. Domani deve tornare al suo lavoro, certo: selezionare ciclisti migliori per la nazionale, pianificare la stagione, capire come farli andare più forte. Eppure non si sottrae, anzi è curioso. Le domande che gli faccio lo accendono. Presto mi accorgo che non saranno mai abbastanza. Quest’uomo potrebbe parlare di ciclismo per tutta la notte. Ha fatto il corridore, anni Ottanta e primi Novanta, ha fatto il commentatore per la Rai, al fianco di Adriano De Zan, Auro Bulbarelli e infine Pancani. E oggi? Oggi è diventato Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di ciclismo su strada. Un percorso impressionante, a cuore aperto, del ciclismo. Come pochi, forse, nessun altro. Parliamo di Vincenzo Nibali, di Tour de France, di Marco Pantani, di mondiali di calcio e di mondiali di ciclismo. Di tifosi lungo le strade e di appassionati davanti alla tv. Gli chiedo del suo mestiere, della sua vita e di come ancora oggi, appena può, inforchi una bici e corra a perdifiato ritrovando il bambino che è in lui. Mi dice che niente è più bello di sentire l’aria in faccia o avvertire i raggi di sole sulle gambe a inizio primavera. Ed è proprio lì che mi accorgo che sta il bello di Davide Cassani. Essere rimasto uno di noi.