Venerdì 9 maggio parte da Belfast la Corsa Rosa. 
Pochi nomi illustri, molte soprese possibili. Sarà una scoperta continua.

Allora ci siamo. 
Pronti, via. Venerdì 9 maggio parte il 97° Giro d’Italia. Un Giro che, a dire il vero, parlerà poco italiano. Ma un po’ di irlandese: si parte da Belfast, e si passa persino da Dublino. E un po’, io credo molto, colombiano: con Il “Condor” Nairo Quintana favorito assoluto. Almeno per me. 
E poi parlerà poco italiano anche e soprattutto per l’assenza, pesante, di Vincenzo Nibali. Lo Squalo, vincitore dell’edzione 2013, quest’anno punta forte sul Tour.

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Potrebbe però essere (anzi lo sarà) un giro di sorprese. Questo lo rende affascinante. 
Con tanti nomi pronti a giocarsela e nessun fuoriclasse assoluto: non ci sono Froome, Contador e Wiggins. Ma ci sono, oltre a Quintana, Roche, Uran Hesjedal (vincitore due anni fa) e i vecchietti Cadel Evans, Ivan Basso e Michele Scarponi. E poi l’eterna promessa, il piccolo principe forse mai diventato grande, Damiano Cunego.
Senza trascurare la promessa italiana Aru. Un sardo dal nome che suona, anche lui, straniero. 
Da questa rosa di nomi uscirà quasi sicuramente anche il rosa della maglia.

21 tappe, 8 per velocisti, 10 divise tra media e alta montagna, 3 cronometro. Per un totale di 3.440,5 km. 3 i giorni di riposo

Si parte da Belfast venerdì 9 e si arriva a Trieste domenica 1 giugno. Un tracciato suggestivo, un caleidoscopio di emozioni e paesaggi diversissimi tra loro. Il bello del Giro. 
Dall’Irlanda, si scende in Puglia, per poi toccare Basilicata, Campania e Umbria, e poi su, attraverso Emilia, Liguria, Piemonte, un po’ di Lombardia (poca rispetto al solito), le immancabili Dolomiti, patrimonio UNESCO, e il “Kaiser” Zoncolan, il mostro friulano. Gran Finale, come detto, a Trieste.
È anche il Giro di Marco Pantani, a 10 anni dalla scomparsa. A lui saranno dedicate l’8° e la 14° tappa. E gli sarà intitolata la salita Plan di Montecampione, 15° tappa, dove conquistò il suo primo e unico Giro, nel ’98, imponendosi, dopo un duello memorabile, sul russo Pavel Tonkov.
Il “Tappone” è fissato per il 27 maggio. Metti i brividi solo scandirne l’altimetria: Gavia, Stelvio e Val Martello. Giornata da grimpeur. Meteo permettendo: l’anno scorso la tappa venne annullata per neve. Finger crossed, dunque. 
Decisiva sarà soprattutto la tappa numero 20°, ultimo arrivo in montagna. Sabato 31 maggio: Monte Zoncolan. La salita forse più dura d’Europa, con pendenze oltre il 20%. La fine dei giochi per prendere o difendere la maglia rosa.
Guardando il resto, 
insidiosa, devo dire, la 19° frazione con la cronoscalata del Monte Grappa da Bassano. Una prova contro il tempo adatta più ai passisti che agli scalatori. Quel giorno aspettiamoci soprese.

E i nomi?

Se ne dico uno, dico Nairo Quintana. È maturo, forte, cocciuto. 
Il percorso gli si addice, e dopo il secondo posto al Tour dell’anno scorso non è una sorpresa. 
E poi è simpatico, ha una bella faccia e una bella storia d raccontare che profuma di bici e di sogno. Ha iniziato a pedalare da piccolo perché nel villaggio colombiano dove è nato non c’era altro mezzo per spostarsi. Ora è arrivato ai piedi dello Stelvio e dello Zoncolan. Che sia arrivata l’ora dei desideri?

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E gli Italiani? Non è un buon periodo. E, lo dico subito, nessuno mi esalta. 
Guardando il percorso, vedrei bene Cunego, ma siamo sempre lì: riuscirà a essere all’altezza? Basso non credo possa più competere per la classifica. Scarponi idem. Mi piace, e molto, il giovane Aru. Anche lui le ha tutte: bella faccia, giovane, leggero e viene da una terra bellissima. La Sardegna.

Non resta che aspettare. Da venerdì si fa sul serio.

Foto: Matteo Cappè

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A proposito dell'autore

Classe '72, scrittore, giornalista, blogger: le sue "Confessioni di un ciclista pericoloso" sono uno dei blog più letti dai ciclisti milanesi. È stato direttore editoriale di Bike Channel, il primo canale dedicato al ciclismo in onda su Sky ed è autore di 2 libri: "Il carattere del ciclista" (Utet 2016, in uscita nel 2017 anche in Olanda) e "Ma chi te lo fa fare – Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita" (Fabbri 2014). Socio di UpCyle, il primo bike cafè restaurant d’Italia, soffre di una dipendenza conclamata per le salite alpine sopra i 2000 metri.