Tra i più abili di sempre nel sublimare resistenza e spunto veloce, Giuseppe Saronni è stato uno dei campioni che maggiormente hanno caratterizzato il panorama ciclistico mondiale tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80.

Affamato e consapevole delle proprie doti, “Beppe” ha infiammato l’Italia e non solo ergendosi a protagonista di annate irripetibili e, soprattutto, dando vita a un colorito duello con l’altro asso nostrano di quegli anni, vale a dire Francesco Moser.

La loro rivalità, la prima in grado di dividere le masse dai tempi di Coppi e Bartali, ha contribuito a tenere il ciclismo sotto gli occhi dei riflettori per diversi anni, regalando agli appassionati delle due ruote momenti irripetibili e gare dall’elevato tasso di spettacolarità.

Spinta anche dal dualismo con lo “Sceriffo”, la parabola compiuta da Saronni nelle sue stagioni in sella l’ha portato ad affermarsi come uno dei corridori più rappresentativi di sempre e, indubbiamente, come uno dei più vincenti nella storia del pedale grazie alle circa 200 affermazioni complessive ottenute in carriera, un numero che lo colloca tra i primi dieci plurivittoriosi all-time.

Giuseppe Saronni durante la Milano-Sanremo 1978

Milano-Sanremo 1978.

Giuseppe Saronni, gli inizi

Giuseppe Saronni nasce il 22 settembre 1957 in una famiglia dove lo sport è di casa. Mamma Giuseppina è una ex giocatrice di basket mentre sia papà Romano che nonno Tito hanno frequentato con alterne fortune il mondo delle corse in bici. È proprio al ciclismo che “Beppe”, alla stregua del fratello maggiore Antonio (futuro campione italiano di ciclocross) e del fratello minore Alberto, viene avviato dai genitori i quali, come i suoi primi allenatori, si accorgono subito di una straordinaria predisposizione alla bici da parte del ragazzo.

Il secondo dei fratelli Saronni mostra infatti, assieme a un’incredibile capacità di assimilare le prime e fondamentali nozioni del mondo delle due ruote, un’invidiabile efficacia pedalatoria sin dalla più giovane età, una dote questa che si traduce immediatamente in un gran quantitativo di successi e trofei.

A svezzare la fortunata carriera del nativo di Novara però non sono le corse su asfalto bensì le competizioni su pista. Lungo gli anelli in legno del nord Italia, Saronni infila un successo dopo l’altro tant’è che la sua crescita atletica e fisica va di pari passo con quella del suo palmares giovanile.

Giuseppe Saronni durante la Coppa Placci 1980

Coppa Placci 1980.

In breve, in maniera del tutto naturale, Beppe si fa valere anche su strada trovando modo di imporsi in più d’un occasione con la maglia della SC Buscatese.

È nei velodromi tuttavia che, tra le 127 vittorie ottenute prima di passare tra i grandi, il ragazzo si toglie le soddisfazioni maggiori, laureandosi campione europeo nella velocità da junior e partecipando alle Olimpiadi di Montreal nel 1976 dove finisce ottavo nella prova a inseguimento con Callari e raggiunge i quarti di finale col quartetto azzurro nell’inseguimento a squadre.

Sulla scia di questi fenomenali risultati e del sorprendente numero di successi ottenuto, da predestinato Saronni sbarca tra i professionisti nel 1977 ad appena 19 anni e mezzo.

Le prime vittorie e il Giro 1979

Continuando imperterrito a bruciare le tappe, Saronni non ci mette molto a dimostrare di valere la massima categoria. Al debutto tra i grandi del pedale con la maglia della Scic, al Trofeo Laigueglia è secondo dietro al campione del mondo Freddy Maertens, una piazza d’onore che il novarese “vendica” un mese più tardi al Trofeo Pantalica staccando tutti su un finale in leggera salita e andando a conquistare la sua prima vittoria tra i pro’.

Giuseppe Saronni durante la premiazione del Giro di Lombardia 1982

Giro di Lombardia 1982.

Quella ottenuta in Sicilia però non è la sua unica affermazione stagionale: nel corso dell’anno, infatti, Beppe si impone altre otto volte facendo sue anche corse di un certo calibro come la Tre Valli Varesine, Giro del Friuli e Giro del Veneto, affermazioni che gli valgono la chiamata in Nazionale per il Mondiale di San Cristobal dove si piazza in nona posizione.

Nella stagione successiva Saronni continua la sua inarrestabile e precoce ascesa alzando numero (diciotto) e qualità dei successi (Tirreno-Adriatico e tre tappe del Giro d’Italia) ma è nel 1979 che il ragazzo piemontese cresciuto in Lombardia mette definitivamente tutti d’accordo iscrivendo il suo nome nella leggenda del pedale.

Il 1979 è infatti l’anno che, oltre a regalare a Saronni oltre venti vittorie, porta in dote al figlio di Romano la prima maglia rosa della carriera.

Al Giro d’Italia (corsa preparata conquistando poche settimane prima il Romandia) Saronni gode di una condizione stratosferica che lo porta a far sue tre tappe ma, soprattutto, a concludere sempre tra i primi dieci all’arrivo.

L’incredibile costanza, accompagnata a un talento ormai sotto gli occhi di tutti, consente a Saronni di battagliare per il roseo simbolo del primato, un vessillo che Beppe conquista dopo la crono di San Marino (8ª tappa) e non molla più fino a Milano.

Nemmeno il divampare della rivalità con lo Moser (accusato durante la trasmissione “Tutti al Giro” di non averlo aiutato contro Knudsen) intacca le gambe del giovane corridore della Scic: il 6 giugno, a 21 anni e 8 mesi, Saronni è uno dei più giovani vincitori di sempre della Corsa Rosa.

Giuseppe Saronni al traguardo del Mondiale di ciclismo del 1982

Mondiale del 1982.

Nel 1980, come poi l’anno successivo, pur facendo incetta di tappe (complessivamente dieci in due edizioni), Saronni non riesce a confermare l’exploit rosa del 1979. Beppe, passato a inizio decennio alla Gis, tuttavia si consola iniziando a inserire il proprio nome negli ordini d’arrivo delle più nobili gare di un giorno.

Sfruttando il suo colpo d’occhio e la sua esuberante esplosività, il novarese fa sua la Freccia Vallone del 1980 e conquista l’argento ai Mondiali in linea di Praga nel 1981 alle spalle di Freddy Maertens, nuovamente iridato cinque anni dopo Ostuni quando, a rammaricarsi per la piazza d’onore dietro di lui, era stato il primo rivale di Saronni, vale a dire Francesco Moser.

Con quest’ultimo, proprio nel 1981, Saronni dà vita ad un altro colorito capitolo della loro rivalità: al Campionato Italiano, il lombardo litiga col trentino tacciandolo di non saper più andare in bicicletta, un insulto questo che però finisce per motivare oltremodo “Cecco” che nel finale stacca tutti di ruota andandosi a prendere di forza la maglia tricolore.

1982-1983: il biennio d’oro

Con ancora in corpo la rabbia da sbollire per il 2° posto ai Mondiali, Saronni approccia con fare minaccioso la stagione 1982, un’annata che, alla pari di quella seguente, proietta il nuovo acquisto della Del Tongo nell’empireo delle due ruote.

Beppe infatti conquista una vittoria dopo l’altra infilando in serie Giro della Sardegna, Milano-Torino, Tirreno-Adriatico, Giro del Trentino, tre tappe al Giro d’Italia (dove conclude 6°) e Giro della Svizzera.

A fine anno le affermazioni totali saranno ben 27, un numero incredibile impreziosito da un trionfo indimenticabile: quello ai Mondiali di Goodwood.

Giuseppe Saronni durante la Vuelta de España 1983

Vuelta de España 1983.

In Gran Bretagna, con la Nazionale guidata da Alfredo Martini, Saronni infatti vendica la sconfitta dell’anno precedente andando a conquistare in maniera mirabile la maglia arcobaleno. Sulla South Downs, la rampa di 2 chilometri che precede il traguardo, nell’ultimo dei 18 giri previsti, Beppe fa sfoggio di tutta la sua potenza staccando con un’irripetibile “fucilata” tutti gli altri pretendenti al titolo iridato. Nessuno riesce a resistergli e così, in quello che è e resterà il successo più iconico della carriera, l’azzurro si laurea campione del mondo.

La prima corsa in cui fa sfoggio del titolo conquistato oltremanica è il Giro di Lombardia dove, in sostanza, Saronni regala una replica dello sprint iridato visto che nel finale, dopo aver preso i sei uomini che avevano tentato l’allungo sul San Fermo della Battaglia, il novarese lancia un’irresistibile volata che gli permette di fare un sol boccone dei rivali e conseguire la prima vittoria in maglia iridata.

Sfruttando un momento di fiducia e brillantezza atletica eccezionale, in avvio di 1983 Saronni bissa il suo primo successo in una classica monumento facendo valere la sua legge anche alla Milano-Sanremo. Qui Beppe, invece che superare gli avversari in volata, fa la differenza nel finale lungo le rampe del Poggio, salita su cui guadagna il margine necessario per arrivare poi in via Roma in solitaria a braccia alzate.

Giuseppe Saronni durante il Giro d'Italia 1983

Giro d’Italia 1983.

Sfatato il tabù della Classicissima che l’aveva sempre visto giungere al massimo secondo, Saronni fa rotta con rinnovate e legittime ambizioni verso il Giro d’Italia.

Alla Corsa Rosa (preparata correndo nelle settimane precedenti la Vuelta Espana), il figlio di Romano fa sua la tappa di Todi e conquista la maglia di leader nella settima tappa con arrivo a Salerno. Risalendo la Penisola, in salita il piemontese cresciuto in provincia di Milano deve difendersi dagli assalti prima di Van Impe e poi di Visentini, avversari che comunque riesce a tenere sempre a debita distanza grazie alle performance contro il tempo (vittoria e leadership rafforzata nella crono di Parma).

Sulle Dolomiti, Saronni arranca ma mantiene il primato e così, sventato il curioso tentativo di un industriale bergamasco di avvelenarlo con un lassativo mentre soggiornava in albergo, a Trieste può festeggiare il suo secondo trionfo al Giro.

Il lungo passo d’addio

Con la conquista della seconda maglia rosa la carriera di Saronni tocca il suo apice, un punto dopo il quale, in maniera piuttosto rapida e impensabile, la sua fiamma inizia a spegnersi. Non ancora ventiseienne, messosi alle spalle il successo nella Corsa Rosa, Beppe perde progressivamente colpi e slancio ritrovandosi a battagliare contro i grandi del pedale senza le armi e l’esplosività che fino a quel punto lo avevano reso celebre.

Colpito forse nell’animo anche dall’improvvisa redenzione del suo arcirivale Francesco Moser, il novarese non riesce più a esprimersi ai livelli a cui ha abituato dal momento del suo debutto tra i professionisti.

Giuseppe Saronni prova una bicicletta da crono in pista nel 1985

Giuseppe Saronni con una bici da crono nel 1985.

Nel 1984 (l’anno magico del “Cecco”) ottiene appena due vittorie al Giro di Norvegia, un bottino troppo magro per uno col pedigree di Saronni che nel 1985 trova un parziale riscatto imponendosi in due frazioni del Giro d’Italia e vincendo altre 2-3 corse non di primissimo piano.

L’impressione che il corridore sia ormai ben avviato sul viale del tramonto viene parzialmente scacciata l’anno dopo quando Saronni, grazie al 2° posto al Giro d’Italia e al 3° ai Mondiali di Colorado Springs (dove l’Italia conquista il titolo con Moreno Argentin), sembra avere ancora qualcosa da dare al mondo delle due ruote.

Quelli del 1986 però sono davvero gli ultimi lampi per il classe 1957 che nelle quattro stagioni successive non riesce mai a brillare sui palcoscenici più importanti certificando in questo modo il suo calo sempre più verticale.

Nel 1987 Saronni cerca nuovi stimoli debuttando al Tour de France ma la sua partecipazione è tutt’altro che da ricordare dato che chiude la Grande Boucle con un amaro ritiro (senza piazzamenti tra i primissimi) nella tappa di Pau.

Il 1988 porta in dote al novarese l’ultimo successo di un certo calibro (la Tre Valli Varesine), uno squillo questo che fa da preludio a due stagioni (le ultime prima del ritiro) in cui Beppe, non ottenendo grandi soddisfazioni, ragiona sull’idea di appendere la bici al chiodo.

L’addio si concretizza a 33 anni nel 1990 ma Saronni, sempre animato da una grandissima passione, non si allontana troppo dal mondo delle corse.

Giuseppe Saronni durante il Giro d'Italia 1986

Giro d’Italia 1986.

Chiusa la parentesi agonistica, infatti, dopo non molto Beppe decide di mettere la sua esperienza al servizio di diverse squadre professionistiche ricoprendo il ruolo di manager.

Nelle sue nuove vesti, l’ex campione guida ad importanti successi corridori come Pavel Tonkov e Gilberto Simoni (entrambi vincitori di magli rosa al Giro d’Italia) risultando un collante fondamentale prima alla Lampre e poi, passando ai giorni nostri, all’UAE Team Emirates, formazione emiratina che tra le proprie fila oggi vanta atleti di primissimo piano come Tadej Pogacar, Davide Formolo, Alexander Kristoff, Marc Hirschi e Alberto Rui Costa.

Palmarès di Beppe Saronni

1977: Trofeo Pantalica, 2ª tappa, 1ª semitappa Giro di Sicilia, Classifica generale Giro di Sicilia, Tre Valli Varesine, Giro del Friuli, Giro del Veneto.

1978: 4ª tappa Giro di Sardegna, Prologo Tirreno-Adriatico, Classifica generale Tirreno-Adriatico, Giro di Campania, Trofeo Pantalica, 1ª tappa Giro di Puglia, 3ª tappa, 2ª semitappa Giro di Puglia, Classifica generale Giro di Puglia, 1ª tappa Tour d’Indre-et-Loire, 2ª tappa, 1ª semitappa Tour d’Indre-et-Loire, 3ª tappa Tour d’Indre-et-Loire, Classifica generale Tour d’Indre-et-Loire, 2ª tappa Giro d’Italia, 7ª tappa Giro d’Italia, 8ª tappa Giro d’Italia, 2ª tappa Ruota d’Oro, Classifica generale Ruota d’Oro, Coppa Agostoni.

1979: 5ª tappa Ruta del Sol, 4ª tappa Tirreno-Adriatico, Meisterschaft von Zürich, 1ª tappa Tour de Romandie, 4ª tappa Tour de Romandie, Classifica generale Tour de Romandie, 5ª tappa Giro d’Italia, 8ª tappa Giro d’Italia, 19ª tappa Giro d’Italia, Classifica generale Giro d’Italia, Classifica a punti Giro d’Italia, Prologo Grand Prix du Midi Libre, 1ª tappa Grand Prix du Midi Libre, Classifica generale Grand Prix du Midi Libre, 1ª tappa Ruota d’Oro, Grosser Preis des Kantons Aargau, Tre Valli Varesine, Prologo Volta Ciclista a Catalunya, 2ª tappa, 2ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya, Gran Premio Città di Camaiore, Trofeo Baracchi (con Francesco Moser).

1980: 3ª tappa Tirreno-Adriatico, Giro di Campania, Trofeo Pantalica, 1ª tappa Giro di Puglia, 4ª tappa Giro di Puglia, 5ª tappa Giro di Puglia, Classifica generale Giro di Puglia, Freccia Vallone, Gran Premio di Larciano, Prologo Tour de Romandie, 1ª tappa Giro d’Italia, 2ª tappa Giro d’Italia, 3ª tappa Giro d’Italia, 13ª tappa Giro d’Italia, 17ª tappa Giro d’Italia, 19ª tappa Giro d’Italia, 21ª tappa Giro d’Italia, Classifica a punti Giro d’Italia, Campionati italiani, Prova in linea, Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine, Classifica finale Trittico Lombardo, Cronoscalata della Futa-Memorial Gastone Nencini, 1ª tappa Ruota d’Oro.

1981: 5ª tappa Giro del Mediterraneo, Trofeo Laigueglia, 2ª tappa Ruota d’Oro, 2ª tappa Tirreno-Adriatico, 3ª tappa Tirreno-Adriatico, 1ª tappa Giro di Puglia, 2ª tappa Giro di Puglia, 5ª tappa Giro di Puglia, Trofeo dell’Etna, Giro della Provincia di Siracusa, 1ª tappa Tour de Romandie, 3ª tappa Tour de Romandie, Giro di Romagna, 3ª tappa Giro d’Italia, 5ª tappa Giro d’Italia, 6ª tappa Giro d’Italia, Classifica a punti Giro d’Italia, Gran Premio Città di Camaiore, 3ª tappa Giro di Germania, Coppa Bernocchi, Gran Premio de Montjuïc.

1982: 1ª tappa Ruta del Sol, 2ª tappa Ruta del Sol, 4ª tappa Ruta del Sol, 5ª tappa Ruta del Sol, 1ª tappa Giro di Sardegna, 2ª tappa Giro di Sardegna, 4ª tappa Giro di Sardegna, Classifica generale Giro di Sardegna, Milano-Torino, 1ª tappa Tirreno-Adriatico, 2ª tappa Tirreno-Adriatico, Classifica generale Tirreno-Adriatico, Napoli-Pianura, Trofeo Pantalica, 3ª tappa Giro del Trentino, Classifica generale Giro del Trentino, 1ª tappa Giro d’Italia, 9ª tappa Giro d’Italia, 21ª tappa Giro d’Italia, 1ª tappa Tour de Suisse, Classifica generale Tour de Suisse, Coppa Sabatini, 1ª tappa Deutschland Tour, Coppa Agostoni, Campionati del mondo prova in linea, 1ª tappa Ruota d’Oro, Giro di Lombardia, Circuito di Roccastrada.

1983: Sassari-Cagliari, Milano-Sanremo, 9ª tappa Vuelta a España, 10ª tappa Vuelta a España, 4ª tappa Giro d’Italia, 13ª tappa Giro d’Italia, 16ª tappa, 2ª semitappa Giro d’Italia, Classifica generale Giro d’Italia, Classifica a punti Giro d’Italia.

1984: 2ª tappa Giro di Norvegia, 4ª tappa Giro di Norvegia.

1985: 1ª tappa Ruta del Sol, 3ª tappa Settimana Ciclistica Internazionale, Trofeo Pantalica, 3ª tappa Giro di Puglia, 2ª tappa Giro d’Italia (cronosquadre), 3ª tappa Giro d’Italia, 16ª tappa Giro d’Italia.

1986: 3ª tappa Settimana Ciclistica Internazionale, Classifica generale Settimana Ciclistica Internazionale, 2ª tappa Giro di Puglia, 4ª tappa Giro di Puglia, 3ª tappa Giro d’Italia (cronosquadre), Trofeo Baracchi (con Lech Piasecki).

1987: 3ª tappa Tirreno-Adriatico, Parma-Vignola.

1988: 2ª tappa Ruta del Sol, 1ª tappa Giro di Puglia, Classifica generale Giro di Puglia, 4ª tappa (2ª semitappa, cronosquadre) Giro d’Italia, Tre Valli Varesine.

1989: Prologo Ruta del Sol.

1990: Giro della Provincia di Reggio Calabria.

A proposito dell'autore

Ciclista milanese sempre pronto a fiondarsi verso la campagna e il mare, alla ricerca di itinerari poco battuti in cui ristorare corpo e anima. Sulla sua bici da strada ama tanto darsi all’esplorazione lenta quanto sfidare le pendenze delle montagne mitiche, teatro di quelle imprese che hanno acceso in lui una passione vivissima e totale che ogni giorno prova a trasmettere attraverso i suoi scritti.