Una strana crisi, le acque profonde del Tour de France e la necessità per Vincenzo Nibali di tornare squalo

Caro Vincenzo,

ho sempre pensato che le grandi crisi dei campioni dello sport siano sempre, alla fine, di origine psicologica. Lo penso anche questa volta. Vincenzo, tu ti trovi in una situazione oggettivamente difficile. Una cosa mi ha colpito su tutte: come non tu non abbia nemmeno reagito al timido attacco di Froome l’altro giorno sul primo muro che contava. Uno strappettino, poca cosa. Eppure, niente. Te ne sei stato là. Paralizzato, impietrito, quasi non trovassi più le sue gambe, là in basso, tra le borracce calde. “Non me l’aspettavo”, hai detto dopo. E non è ben chiaro cosa non ti aspettavi: l’attacco del keniano o il tuo smarrimento improvviso?

Chris Froome. Credit teamsky.com

Credit: teamsky.com

Chi lo sa. Beh, questa cosa mi ti ha reso infinitamente umano. Simile cioè a come siamo tutti noi, io almeno. Pieni di paure e di coraggio allo stesso tempo.
Perché, vedi caro ‘Enzo, in tutte le cose della vita, quando uno ha fatto un piccolo miracolo, è difficile che poi lo ripeta. Così senza batter ciglio.
E lo sai già prima. Mourinho è scappato dall’Inter a gambe levate mica per altri motivi. Quando raggiungi la perfezione – e il Tour del 2014 per te è stato perfezione, e che perfezione! Ricordo ancora Hutacam! – dovresti non tornare sul luogo del successo. E invece, il campione dello sport, come l’assassino, spesso lo fa. Torna o resta dove ha vinto e ucciso gli avversari. Che poi, lo aspettano per vendicarsi.
Non sto dicendo che avresti dovuto depennare il Tour dalla tua stagione, intendiamoci ‘Enzino. Chi sono io per dirlo? Sto dicendo però che forse non dovevi – e non devi! – pensare di doverlo vincere a tutti i costi.

Quintana. Credit movistarteam.com

Nairo Quintana. Credit movistarteam.com

Non ci riuscirai ormai, lo sai meglio di me. Il ritardo dopo la crono-squadre è troppo pesante (anche se siete andati meglio di altri), la prima settimana doveva essere la tua, Alpi e Pirenei incalzano e i tuoi rivali, quel Froome su tutti, sono più forti di te lì. Inutile dire di no.
Ma forse proprio da qui, caro ‘Enzino, puoi pensare di ricostruire la tua forza smarrita. Con la giusta umiltà, quella dei grandi campioni. La consapevolezza prima di tutto. E provare a raccogliere, da qui in avanti, quello che verrà. In fondo, quel che resta, nel ciclismo, al di là dei palmares, sono le imprese. Anche quelle di un solo giorno. Anzi, addirittura le singole azioni di un singolo giorno. Che poi magari non si vince, ma fa lo stesso. Si è emozionato. E questo conta. Io sono convinto che se riparti da qui, puoi tornare squalo.
Magari non tigre, ma squalo sì. Puoi tornare a nuotare, cioè, dove meriti: nel mare aperto della corsa a tappe più bella e affascinante del mondo. Altrimenti, se invece incaponisci, se ti infuri, se cerchi di dare colpe (ovvio che l’Astana è completamente inadeguata a te e non ti sta minimamente aiutando), rischi di fare solo spruzzi e restare fermo.

Dai ‘Enzo, non ti chiediamo tanto. Dacci tutto.

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A proposito dell'autore

Classe '72, scrittore, giornalista, blogger: le sue "Confessioni di un ciclista pericoloso" sono uno dei blog più letti dai ciclisti milanesi. È stato direttore editoriale di Bike Channel, il primo canale dedicato al ciclismo in onda su Sky ed è autore di 2 libri: "Il carattere del ciclista" (Utet 2016, in uscita nel 2017 anche in Olanda) e "Ma chi te lo fa fare – Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita" (Fabbri 2014). Socio di UpCyle, il primo bike cafè restaurant d’Italia, soffre di una dipendenza conclamata per le salite alpine sopra i 2000 metri.