Una storia di pipì, Alpi, Pirenei e bici truccate a priori

Caro Chris,

Ho letto che hai accusato i media francesi di aver seminato una campagna d’odio nei tuoi confronti. Che con i loro sospetti, vuoi motorino nascosto nella bici vuoi presunta assunzione di sostanze dopanti, hanno alimentato un’antipatia generale contro di te.
Antipatia poi sfociata in nientepopodimenoché in un bicchiere pieno di urina lanciatoti addosso al termine della 14esima tappa da un “tifoso”. “Dopato!” ti ha urlato, mentre ti benediceva con la sua pipì calda e rancida con 40° gradi all’ombra. Episodio senza precedenti al Tour de France, la corsa ciclistica più famosa al mondo, l’evento sportivo più seguito in tv dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio. Anche quando a correre c’erano dopati di prima categoria.

froome-imstagram-tourdefranceTi scrivo per dirti che hai ragione da vendere, caro Chris.

C’è qualcosa di profondamente irritante e violento in quel gesto. Qualcosa che travalica le opinioni, il tifo, i sospetti. Qualcosa da cui credo sia necessario prendere le distanze.

Pedali in modo strano, Chris, è vero. A molti quella tua “frullata” improvvisa, già diventata un neologismo, sembra esagerata, quasi bionica. Sicuramente non pulita. Addirittura Lance Armstrong s’è scomodato per metterla in dubbio. Da che pulpito.

Ma io credo che prima di tutto tu meriti rispetto. E ti scrivo per dirtelo.

Nemmeno a me piace la tua pedalata furiosa e meccanica, quel colpo di pedale a 120/120 RPM in salita (un “Umano” fa fatica a tenerle in pianura). Pure io trovo lontana anni luce la bellezza poetica della pedalata di Coppi e Merckx. Non sei un poeta della pedivella.
Però vai forte. Vai dannatamente forte.
Devo ammetterlo. E mi hai stupito.
Alla prima occasione, sui Pirenei, li ha lasciati tutti di stucco. Non solo il nostro Vincenzo Nibali, non pervenuto (più di 4’:30” di ritardo). No, anche Contador e soprattutto Quintana. L’unico, dici tu, che può ancora darti del filo da torcere e con qualche azione l’ha già dimostrato.

La tua progressione è stata devastante, un’azione così non la si vedeva da tempo. Quando parti, sembra che tu vada in motocicletta. E improvvisamente il divario si fa chiaro.
E allora, invece di parlarne bene, noi cosa facciamo? La demoliamo. Diciamo che è fortemente sospetta, insinuiamo il dubbio, per molti la certezza, del doping. Oppure ce la prendiamo con la tua bici: che sarebbe truccata. Andiamo persino a pescare i tuoi dati sul tuo computer, per accostarli alle immagini della tua salita al Mont Ventoux di due anni fa (il tuo ultimo Tour de France vinto), quando lasciasti sul posto Contador.

Ecco, io credo che dovremmo darci tutti una calmata. Almeno fino a prova contraria.
E lasciarti pedalare come ti piace. Bello o non bello da vedere.

Il ciclismo non è un’arte immutabile e impermeabile ai cambiamenti. Ognuno è libero di interpretarla come vuole. Non c’è scritto da nessuna parte che per essere puliti bisogna anche essere esteticamente ineccepibili.

Dunque, lasciati l’urina dietro le spalle, Chris.

Le Alpi diranno se sei il più forte davvero.

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A proposito dell'autore

Classe '72, scrittore, giornalista, blogger: le sue "Confessioni di un ciclista pericoloso" sono uno dei blog più letti dai ciclisti milanesi. È stato direttore editoriale di Bike Channel, il primo canale dedicato al ciclismo in onda su Sky ed è autore di 2 libri: "Il carattere del ciclista" (Utet 2016, in uscita nel 2017 anche in Olanda) e "Ma chi te lo fa fare – Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita" (Fabbri 2014). Socio di UpCyle, il primo bike cafè restaurant d’Italia, soffre di una dipendenza conclamata per le salite alpine sopra i 2000 metri.