Le strade del Triangolo Lariano, la parte di terra compresa fra i due rami del Lago di Como, offrono molteplici possibilità, sia per l’amatore sia per il ciclista alla ricerca di itinerari impegnativi.

Recentemente vi abbiamo proposto un giro alla portata di tutti, un anello di 30 chilometri con la salita alla Madonna del Ghisallo, mentre oggi vi presentiamo un itinerario più impegnativo in cui abbiamo scalato due delle salite più impegnative della zona: il Muro di Sormano e la salita di Brunate. Non rientrano tra le 10 salite più dure al mondo ma il Muro è sicuramente molto arduo.

Abbiamo inserito queste due salite in un giro ad anello dalla lunghezza di circa 70 chilometri e noi l’abbiamo iniziato nei pressi del lago di Segrino.

tornante finale della salita del Muro di Sormano

Dove si trova il Muro di Sormano e come raggiungere il Triangolo Lariano

Il Muro di Sormano è un tratto di strada di 2,4 chilometri che collega il centro abitato di Sormano, in provincia di Lecco, con la Colma di Sormano, un passo posto a 1.127 metri di quota.

Noi siamo saliti a Sormano partendo dal lago di Segrino, anch’esso in provincia di Lecco, percorrendo in senso antiorario un giro circolare all’interno del Triangolo Lariano.

La zona del Triangolo Lariano è facilmente raggiungibile da tutta la Lombardia: per chi arriva da Milano, è conveniente prendere la SS36 del lago di Como e dello Spluga ed uscire in base a dove si decide di fissare la partenza.

Chi arriva da Bergamo, da Brescia o genericamente da est, la via di accesso più comoda è tramite la SP342 che conduce a Lecco e da lì raggiungere la meta scelta.

La SS36 dello Spluga, nella direzione opposta rispetto a chi viene da Milano, è la soluzione per chi arriva dalla provincia di Sondrio o da nord-est. Infine, chi parte dalla provincia di Como, da Ovest o dal confine con la Svizzera, sarà più agevole iniziare il percorso nei pressi del capoluogo comasco.

A Canzo è presente una stazione ferroviaria collegata da Trenord con Milano (un’ora e un quarto da Milano Cadorna, un treno ogni 30 minuti al costo di 5,5 euro più il supplemento bici di 3 euro valido 24 ore).

mappa del giro ad anello nel Triangolo Lariano

Altimetria dell’itinerario con la salita di Sormano e Brunate

In totale l’anello conta 72 chilometri con 2.140 metri di dislivello positivo e prevede due salite con le relative discese intervallate da lunghi tratti pianeggianti.

Partenza Lago di Segrino 374 m slm
Arrivo Lago di Segrino 374 m slm
Dislivello 2.140 m
Lunghezza 71,9 km

Altimetria della salita da Asso alla Colma di Sormano

La salita alla Colma di Sormano, escludendo il tratto del Muro, è di difficoltà medio-facile. Il Muro è invece breve ma con pendenze improbe.

Da Asso alla Colma di Sormano i chilometri sono 9,4 per un dislivello positivo di 628 m e una pendenza media del 7%. Il solo tratto del Muro misura invece 1,7 km, 290 m di dislivello, pendenza media del 17% e 25% di massima.

Alimetria della salita da Como a Brunate Cao

La salita a Brunate Cao è un grande classico per chi abita a Como e in Brianza per via della lunghezza contenuta e della difficoltà non eccessiva ma nemmeno banale. Poco trafficata, la strada misura 8 chilometri e il dislivello positivo è di circa 700 metri. La pendenza media è dell’8,75% circa.

altimetria del giro con la salita di Sormano e Brunate

Giro ad anello con il Muro di Sormano e la salita di Brunate

Abbiamo in programma di trascorrere qualche giorno di vacanza sulle Dolomiti e di affrontare in bici alcune delle 23 mitiche salite in Trentino e così decidiamo di verificare il nostro stato di forma scalando due ardue salite vicine a Milano: il Muro di Sormano e quella di Brunate.

Ideiamo un giro circolare di una settantina di chilometri e fissiamo la partenza al lago di Segrino, facilmente raggiungibile dal capoluogo meneghino e con alcuni chilometri di piano prima di iniziare la salita che porta a Sormano.

L’itinerario richiede diverse ore e un notevole sforzo, ci equipaggiamo quindi con una borraccia contenente sali, degli integratori e della frutta secca. Curiamo anche l’alimentazione pre-sforzo pranzando con alcuni dei 10 migliori cibi per chi va in bici.

In Brianza il tempo è molto mutevole e in estate pioggia e temporali improvvisi non sono rari: nella tasca anteriore della maglietta infiliamo anche una giacca antipioggia che in ogni caso ci sarà utile contro il vento nelle due discese.

Parcheggiato nei pressi del lago e scaricato le biciclette, partiamo seguendo le indicazioni per Canzo. Una strada ciclo-pedonale costeggia il bucolico laghetto ma, essendo domenica, è affollata di pedoni: dopo 20 metri decidiamo di ritornare sulla carreggiata anche se il traffico veicolare è sostenuto.

In agilità raggiungiamo Canzo dove in bella mostra notiamo giardini curatissimi, terrazzi fioriti e, lungo la strada, diverse banche: benvenuti nella verde e ricca Brianza.

ciclabile lungo il lago di Segrino

Una strada ciclopedonale affianca il lago di Segrino ma, visto l’affollamento domenicale, abbiamo preferito pedalare lungo la statale.

Dopo aver superato la stazione dei treni, la strada prosegue in leggera salita verso Asso. In questo caso manteniamo la strada principale che rimane esterna al centro storico e raggiungiamo un bivio: a destra la strada prosegue verso Onno e Lecco, la direzione imboccata nel giro con Bellagio e il Ghisallo.

In questo frangente manteniamo la sinistra e continuiamo a salire. Inizialmente la salita non è impegnativa ma decidiamo di mantenere un ritmo tranquillo per arrivare al Muro non troppo affaticati.

Procediamo in fila indiana, auto e moto sfrecciano alla nostra sinistra, in questo caso alla Brianza viene da associare il Gran Premio di Monza. Purtroppo avevamo a disposizione solo la domenica, un po’ infastiditi e con la promessa di ripetere il giro fuori stagione, continuiamo la salita. Dopo qualche chilometro da Asso raggiungiamo un altro bivio dove è presente sulla sinistra una piccola fontana.

La segnaletica è chiara: a destra si va verso il Ghisallo, noi svoltiamo a sinistra in direzione Sormano.

La pendenza aumenta subito di qualche punto percentuale, attestandosi attorno al 6-7%. Non dobbiamo però preoccuparci, i 4 chilometri che ci separano dal centro abitato di Sormano non nascondono insidie.

La strada è ampia, il traffico meno intenso, in alcuni tratti la vegetazione ci ripara dal sole e ci sono diversi tornanti in cui alleggerire la pedalata per qualche secondo.

A uno di questi troviamo un’altra indicazione: svoltando a sinistra è possibile raggiungere Nesso evitando la colma di Sormano, ma non è questo la nostra meta e proseguiamo di buona lena verso la meta. Superiamo questo primo tratto di salita con facilità anzi, magari le salite avessero questa pendenza, ci si potrebbe pedalare per chilometri e chilometri.

Dopo aver superato qualche agglomerato di case, arriviamo finalmente al centro abitato di Sormano.

Sono in corso i festeggiamenti della sezione locale degli Alpini e tra scritte, bandiere, vicoli in salita e tetti spioventi, più che in Brianza sembra di essere in qualche paesino di montagna. Ci fermiamo a riempire le borracce da una piccola fontana nel giardino con il monumento ai caduti posto al termine della frazione.

Arrivo a Sormano in bicicletta

Sormano sembra quasi un borgo di montagna.

La salita del Muro di Sormano

Il Muro di Sormano fu inserito nel Giro di Lombardia nel 1960 ma dopo solo tre edizioni, gli organizzatori decisero toglierlo dal tracciato: la preparazione fisica e i mezzi meccanici dell’epoca erano molto diversi da quella attuali e molti ciclisti professionisti non riuscivano a raggiungere la vetta senza aver messo il piede a terra ed essersi fermati.

Dal 2012 il Muro ha trovato di nuovo spazio nella “Classica delle foglie morte” dando notorietà alla zona tanto che lungo la strada si incontrano numerose insegne di B&B Bike Friendly e la pizzeria appena fuori Sormano propone la pizza “del muro”.

Noi facciamo dei tanti amatori che sfidano le pendenze impossibili di questo tratto e, rimontati in sella alle nostre biciclette da corsa, percorriamo le ultime due curve che ci conducono al celebre muro.
Una grande freccia adagiata su una bicicletta ci invita a svoltare a sinistra e così imbocchiamo la stradina larga poco più di 2 metri che ci porterà alla Colma.

290 metri di dislivello da percorrere in meno di due chilometri, non un metro per rifiatare, 2 miseri tornanti dove non è possibile alleggerire la pedalata. Noi, la nostra bici e la fatica mentre le macchine, il rumore e tutti i problemi del mondo continuano parallelamente sull’altra strada.

inizio della salita del Muro di Sormano

Dopo una cinquantina di metri in discesa, curviamo verso sinistra, superiamo la sbarra ed inizia subito la salita, spietata.

Sull’asfalto si notano subito delle scritte di vernice: citazioni, ordini di arrivo, indicazioni sulle vette che si scorgono all’orizzonte. Bravi se avrete la lucidità di leggerle e capirci qualcosa.

A fianco ai numeri che indicano l’altitudine, dei quadrati con raffigurate foglie e piante della flora locale: e chi ha riconosciuto qualcosa?! Invece quei malefici numeri della quota, quelli sì ve li ricorderete: i primi scorrono via quasi velocemente, e guardando in alto e vedendoli uno ravvicinato all’altro, vi sembrerà facile raggiungerli e superarli uno a uno, verso la gloria.

Poi comincerete a contare quanti ve ne mancano e i conti cominceranno a non tornare.

Meno di 300 in tutto, i primi 50-70 sono un gioco, dopodiché il numero sembra non diminuire mai e, annebbiati dalle fatica, penserete (o spererete) di aver sbagliato il conteggio, ma la verità è che per quanto sia solo di un metro, la quota sotto le vostre ruote sale troppo lentamente.

tratti più ripidi della salita del Muro di Sormano

Lo si guardi da sotto o da sopra, il Muro di Sormano fa impressione.

Noi la nostra piccola crisi l’abbiamo attorno alla quota 950, poco dopo l’ordine di arrivo nel Lombardia 1961. Penserete che all’epoca anche i professionisti mettevano il piede a terra, ma raggiungere la Colma tutto d’un fiato ha un altro sapore. Oltretutto ripartire con quelle pendenze e la strada così stretta non è per niente facile e necessità di un po’ di tecnica e rapidità nell’uso dei pedali a sgancio rapido.

Il tratto dalla quota 960 al tornante posto a 1010 non permette un secondo di esitazione e la strada è troppo stretta per salire a zig-zag per diminuire la pendenza. La parte interna del tornante fa impressione, è quasi verticale, la parte esterna è appena superabile.

Da qui si esce dalla vegetazione e la vista si allarga sulle montagne circostante (Corni di Canzo, Grigna e Resegone) e sui paesi sottostanti. Poco più avanti si scorge una curva con grande albero vicino alla carreggiata: stringete i denti e ponetevelo come obiettivo, arrivati a quel punto il grosso sarà fatto.

scritte sulla salita del Muro di Sormano

Una volta arrivati alla curva con l’albero la maggior parte della fatica è stata fatta.

Superato l’albero (quota 1050 circa), una breve rampa con la citazione di Bartali conduce al secondo e ultimo tornante: “Davanti il 50 e il 42, dietro il 24, 17, 19, 23, 26 perché codesta gli è una salita da fare col 42×26, un si scappa; è durissimo il primo strappo che si dovrà fare quasi da fermo, perché viene dopo una curva a gomito. Saranno duri quei 2 chilometri abbondanti che ci sono da scalare in quanto presentano curve secche con impennate paurose. Sarà difficilissimo l’ultimo strappo

Non spaventatevi troppo, per ultimo strappo Ginettaccio intendeva tutto il muro, i conti questa volta non sbagliano: mancano meno di quaranta metri di dislivello, ne avete già superati più di 250, ormai siete prossimi alla fine.

Rodriguez nel 2012 ci mise poco più di 9 minuti, se ne avete voglia controllate il tempo sul vostro ciclocomputer e confrontatelo, altrimenti chi se ne frega e anche se avete messo giù il piede, chi se ne frega lo stesso. Avete appena terminato 2 km al 17% di media con picchi del 25%, godetevi il momento e passando affianco ai motociclisti che affollano il bar trangugiando birra e wurstel, mostrate con orgoglio i polpacci depilati e la maglietta madida di sudore.

fine della salita del Muro di Sormano

La discesa verso il lago di Como e l’orrido di Nesso

Carichi di adrenalina noi non ci siamo nemmeno fermati, ci siamo messi al volo l’antivento e ci siamo lanciati giù per la discesa. Il primo tratto, non particolarmente ripido, porta alla piana di Tivano.

In questo tratto pianeggiante abbiamo approfittato per sciogliere un po’ le gambe, reintegrare liquidi e mangiare le ultime nutrienti ed energetiche banane che ci eravamo portati.

Terminato il chilometro praticamente piatto, la strada ha ricominciato a scendere e abbiamo notato un cartello che indica la sede di Enervit, il noto brand di integratori alimentari sportivi molto noto nel mondo del ciclismo.

panorama del lago di Como scendendo in bici verso Nesso

La discesa è bella e divertente, la strada abbastanza larga e in discrete condizioni anche se si alternano zone con asfalto nuovo ad altre con numerose buche. Il principale problema di questo tratto sono stati i motociclisti: non sentendoci o non vendendoci arrivare, li abbiamo spesso incrociati nella nostra corsia, a tutta velocità, intenti in un sorpasso.

Il primo paesino che si incontra scendendo è Zelbio e da lì in poi si cominciano ad intravedere altri paesini abbarbicati sul versante che degrada deciso verso il lago di Como: Veleso, Erno e vari altri. Una serie di tornanti ci regala degli scorci incantevoli sul lago di Como: impossibile non fermarsi a scattare una foto.

campanile di Nesso con il lago di Como sullo sfondo

Giungiamo velocemente in riva al lago, precisamente a Nesso e, dopo aver superato il borgo, nei pressi di una curva, attraversiamo il ponte che supera il famoso orrido e la cascata.

L’orrido di Nesso è una gola naturale in cui l’acqua di due torrenti si unisce e dà forma alla splendida cascata di oltre 200 metri. Dal ponte, guardando il lago, si scorge il caratteristico ponte medioevale, raggiungibile scendendo 200 scalini.

l'orrido di Nesso visto durante un giro in bici

Continuiamo sulla SP583 che costeggia il lago, tra saliscendi e lussuose ville d’altri tempi, ci godiamo il panorama e la vista di qualche bella villeggiante straniera che passeggia lungo la strada. Nei parcheggi dei ristoranti con terrazze panoramiche stanno già arrivando le prime macchine targate Germania, mentre noi siamo i soliti ritardatari e ci mancano ancora più di 30 chilometri all’arrivo.

La serata è così bella e il panorama così appagante che arriviamo velocemente e senza fatica a Como.
Il lungolago è brulicante di persone: chi fa l’aperitivo, chi si prepara per la cena, tutti mettono in mostra l’abbronzatura appena presa.

Notiamo la biglietteria della funicolare Como-Brunate e un’idea perversa si fa spazio nella nostra testa.  Proseguiamo lungo viale Dante Alighieri e, arrivati a un semaforo, vediamo le indicazioni per Brunate e, ovviamente, decidiamo di seguirle.

arrivo verso Como durante un tour cicloturistico

La salita da Como a Brunate e rifugio Cao

La salita che porta prima al belvedere di Brunate, al Faro Voltiano e al cosiddetto rifugio Cao è lunga circa 8 chilometri in cui si superano 700 metri dislivello. La pendenza media è dell’8,75% con picchi che, nel tratto iniziale, superano il 10%.

Non l’abbiamo mai percorsa e partiamo con un ritmo abbastanza sostenuto. Dopo 2 chilometri siamo sfiancati, fortunatamente alcuni tornanti e brevi tratti meno pendenti ci salvano. Alla stazione di arrivo della cremagliera siamo stremati e decidiamo di riposarci per qualche minuto insieme ai turisti nei pressi del belvedere. Da qui si gode di un’ottima visuale su Como e il suo duomo con la facciata gotica e l’imponente cupola di Filippo Juvara.

Ripartiamo, nei pressi del borgo le pendenze sono più contenute e poco dopo incontriamo la fontana del Campari, commissionata negli anni Trenta dalla nota azienda di bevande alcoliche e non. Visto l’orario e il nostro stato, un bello spritz con il Campari sarebbe stato perfetto ma dalla fontana sgorga semplice acqua e quindi continuiamo per la nostra strada.

La seconda parte di salita è un po’ meno dura della prima, anche se i tratti sopra il 9% sono numerosi. La carreggiata è più stretta, il traffico quasi nullo.

fontana del Campari a Brunate

Il lago di Como, una Vespa, il Campari: viva l’Italia!

Finalmente arriviamo a una rotonda dove sono presenti diversi ristoranti che propongono menu montanari: polenta, cinghiale e ragù di cervo i piatti pubblicizzati nei menu esterni. La località Cao dista ancora un chilometro circa ma noi parcheggiamo la bici e ci dirigiamo a piedi verso il faro voltiano. La torre, alta quasi trenta metri, è stata eretta nel 1927 in occasione del centenario della morte dell’ingegnere ed inventore comasco Alessandro Volta.

In una posizione dominante, tiriamo le somme della giornata appena trascorsa, delle fatiche fatte e dei magnifici panorami. Concordiamo che la vista da qui sia di tutto rispetto ma gli scorci sul lago di Como intravisti scendendo verso Nesso rimangano i migliori.

il faro voltiano di Brunate

Guardiamo l’orologio e decidiamo di ripartire: la luce sta calando e non vogliamo affrontare la discesa di Civiglio in condizioni di scarsa visibilità.

Inizialmente ripercorriamo lo stesso tragitto fino a Brunate. Poco dopo il centro storico seguiamo le indicazioni per Civiglio. Superiamo la piccola frazione di Civiglio, la strada è stretta, tortuosa e immersa nel verde.

Vincenzo Nibali nel Lombardia 2015 costruì la sua vittoria proprio in questa discesa, lanciandosi a rotta di colla verso Camnago Volta, ribadendo ancora una volta di essere uno dei più forti specialisti della discesa in circolazione. Senza correre gli stessi rischi, tra curve a S e tornanti, anche noi facciamo correre le nostre bici e nella parte finale la strada più larga e in ottime condizioni ci permette di divertirci.

Superato Ponzato affrontiamo un lungo tratto prevalentemente pianeggiante che, attraversati Salzago, Tavernerio, Albese e Buccinigo, ci permette di arrivare in rapidità fino a Erba. Ancora un chilometro in leggera salita ci riconduce al lago di Segrino, punto di arrivo e partenza del nostro giro.

Il panorama di Como visto da Brunate

Il panorama di Como visto da Brunate.

Il muro di Sormano e la salita di Brunate al Giro e tra i professionisti

La Carovana Rosa è transitata più volte sulle strade del Triangolo Lariano e per il Giro d’Italia 2019 Como è candidata per un arrivo di tappa dopo 31 anni dalla vittoria di Paolo Rosola sul traguardo della città lariana.

Come già scritto sopra, il muro di Sormano è spesso un grande protagonista della Classica delle foglie morte: percorso per tre edizioni negli anni Sessanta (1960, 1961 e 1962) e ritornato prepotentemente negli ultimi anni (2012, 2013, 2015, 2016 e 2017). Il muro di Sormano e la salita verso Civiglio saranno protagoniste anche nell’edizione 2018 del Giro di Lombardia.

Il record ufficiale è stato stabilito nella classica delle foglie morte da Joaquim Rodriguez nel 2012; l’atleta spagnolo del team Katusha, vincitore a fine giornata sul traguardo di Lecco e a fine stagione della classifica individuale dell’UCI World Tour, bloccò il cronometro a 9 minuti e 2 secondi.

Nell’edizione 2015 lo “Squalo” Vincenzo Nibali, dopo aver superato la salita del Ghisallo e la Colma di Sormano, ha sferrato l’attacco vincente proprio nella discesa da Civiglio verso Como.

la scritta del Giro di Lombardia salendo a Sormano

Itinerari vicini e alternativi nel Triangolo Lariano

Per gli amanti del ciclismo le combinazioni nel Triangolo Lariano sono davvero molto ed è facile organizzare un’uscita in linea con il proprio stato di forma.

Chi vuole rendere meno impegnativo il tour proposto, può evitare la salita del Muro di Sormano percorrendo la strada normale oppure evitare la salita di Brunate. In alternativa a questa, è possibile affrontare l’ascesa al monte Olimpino.

L’altra salita storica della zona, il Ghisallo, può essere facilmente abbinato al muro di Sormano, sia percorrendo la parte lecchese del Lago di Como sia quella comasca.

Nella sezione cicloturismo del nostro portale strada.bicilive.it vi proponiamo un giro circolare medio-facile di 30 chilometri che, dopo aver superato Bellagio, prevede la salita al museo e al santuario della Madonna del Ghisallo.

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A proposito dell'autore

Alle pendici del Nevegal ha imparato ad andare in mtb per poi trasferirsi in città: prima a Roma dove ha avviato un'attività di bike tour (@gigiBicicletta) e ora pedala per Milano