Invenzione bici: la draisina del 1817 Riccardo Tempo 24 Novembre 2015 Wiki Bike Invenzione bicicletta: la draisina creata da Karl Drais nel 1817 La storia della bicicletta è stata falsata per diversi anni dalla fantasiosa invenzione del celerifero nel 1790 ma, in realtà, il primo prototipo di bici è stata la draisina, inventata dal tedesco Karl Drais, che la inaugurò nel 1817. Andiamo dunque alla scoperta di questo incredibile mezzo, nato dal genio di un indomito avventuriero in un periodo pieno di novità per la storia europea. Draisina, la prima bicicletta La draisina del 1817. Foto: © Piotr Tysarczyk La draisina è stata il primo prototipo di bici, originariamente denominato “Laufmaschine”, cioè “Macchina per correre”. Fornita di due ruote di legno con otto raggi a testa e di un manubrio mobile per consentire la direzione, era costruita in legno con – in certi casi – qualche elemento in ferro come rinforzo. La spinta dei piedi sul terreno ne permetteva l’avanzamento e, quindi, non era ancora presente la trasmissione a pedali, creata da Pierre Michaux nel 1862, mentre la prima sella sarebbe stata inventata da Nicéphore Niépce nel 1818. Karl Drais credeva che la draisina potesse rimpiazzare l’impiego del cavallo come mezzo di trasporto, ma la sua invenzione non ebbe inizialmente il successo sperato. Nascita della draisina La draisina del 1817 in un disegno di Wilhelm Siegrist. Fonte: Wiki Media Commons. La draisina fu solo una tra le tante invenzioni realizzate da Drais in quel periodo. Il primo viaggio su questo antesignano modello di bici avvenne il 12 luglio 1817 sul percorso tra Mannheim e Schwetzingen per un totale di 28 km fra andata e ritorno. Il “pilota” fu lo stesso Drais. Poi, qualche settimana dopo, si spinse dalla natia Karlsruhe a Kehl, “pedalando” per 78 km. Il primo brevetto d’invenzione gli fu assegnato dal granduca Carlo II di Baden (Karl von Baden) il 12 gennaio 1818, a cui seguirono quelli da Francia (17 febbraio 1818), Prussia (1818), Baviera (1818), Inghilterra (22 dicembre 1818 dove, la draisina, fu chiamata “Hobby horse”), Belgio (1819) e USA (1819). Invece, Francoforte (capitale della Confederazione germanica) e Vienna (capitale dell’impero austriaco) rigettarono inizialmente la domanda. Il nome “draisienne” (draisina) fu coniato per la prima volta in Francia e, da allora, la “Laufmaschine” è conosciuta in questo modo. Proprio nella nazione transalpina, a circa tre anni dalla definitiva caduta napoleonica dopo la battaglia di Waterloo (18 giugno 1815), fu organizzato il primo spettacolo di velocipedi nella storia. Il 5 aprile 1818 si tenne infatti una sfida presso il Jardin du Luxembourg a Parigi, organizzata dal Journal de Paris al costo di un franco e mezzo per gli uomini, un franco per le donne e mezzo franco per i bambini. Il tracciato misurava 300 tese, cioè 585 metri, e gli spettatori furono 3000 per un guadagno complessivo di 3600 franchi. L’incuriosimento generale non portò però alcun entusiasmo di massa, ma… se Drais fosse ancora vivo oggi, non crederebbe ai propri occhi! La draisina in Italia L’utilizzo della draisina, pur non essendo vietato in alcuni luoghi periferici, non conquistò particolare fama nel Regno Lombardo-Veneto. Riportiamo le parole scritte su un bando del 3 settembre 1818 a opera dell’Imperial-regia direzione generale di polizia, con la firma di G.N. Frigerio: “È proibito di girare nottetempo sui velocipedi per le contrade e per le piazze interne delle città. È però tollerato il corso dei medesimi sui bastioni e sulle piazze lontane dall’abitato.” Il foglio 133v di Leonardo Da Vinci rappresentante la sua versione di bicicletta. Fonte: Wikimedia Commons. Che cosa c’era prima della draisina? La bicicletta di Leonardo da Vinci è una tematica che ha creato infinite discussioni tra gli studiosi. Il professor Augusto Marinoni, incaricato della trascrizione del “Codice Atlantico” (1478-1519 circa) leonardesco dalla Commissione Vinciana di Roma, rinvenne uno schizzo di una bicicletta rudimentale sul foglio 133v. La scoperta, avvenuta nel 1972, fu incredibile e causò numerosi dibattiti a livello internazionale. Il disegno venne realizzato con matita a carboncino verso il 1493 e, probabilmente, fu opera di Gian Giacomo Caprotti, giovanissimo allievo del maestro. La bici leonardesca, in legno, era composta da svariati componenti presenti nei modelli odierni come manubrio, catena, sella, pedali… ma non vide mai la luce. Il “Codex Atlanticus” è ubicato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Prima di allora, si narra la leggenda dell’esistenza del “Dragone felice” cinese (mezzo dotato di ruote di bambù di 4000 anni fa), mentre a Luxor è stato individuato un graffito di una persona seduta su una sbarra sospesa fra due ruote in un tempio. Celerifero: una bufala entrata nella storia Il celerifero inventato dal conte Mede de Sivrac nel 1790 è stata una tra le più grandi bufale della storia a due ruote. L’ipotetico celerifero antecedente alla draisina. Fonte: Wikimedia Commons. Il giornalista francese Louis Baudry de Saunier, per tirare su il morale ai propri connazionali in un periodo storicamente infausto, scrisse nella sua opera “Histoire générale de la vélocipédie” (1891) che il creatore del primo prototipo di bici sarebbe stato proprio il conte de Sivrac, in realtà mai esistito. Alcuni documenti successivi avrebbero invece provato l’esistenza di un brevetto depositato il 4 giugno 1817 da Jean-Henri Siévrac per una diligenza trainata da cavalli (importata dall’Inghilterra), denominata “Célérifère”, cioè celerifero. Draisina per bambini La draisina per bambini oggi non è altro che la biciclettina senza pedali o “balance bike” usata sin dai primi anni dell’infanzia per acquisire migliori doti di equilibrio. Su questo argomento leggete l’articolo del nostro Matteo Cappè, in cui troverete pure un video sui piccoli “pedalatori”. La balance bike in foto è di heritagelittles.com Sitografia Claudio Gregori, Ciclismo, Enciclopedia dello Sport (2005) – Come nasce la bicicletta, in www.treccani.it