Contador in formato Pantani, il Mortirolo e un Giro chiuso

Contador, quel fenomeno, quando arriva in cima a Madonna di Campiglio, nella tappa numero 15 di questo Giro d’Italia, sedici anni dopo la sospensione di Marco Pantani per ematocrito alto, twitta: “Marco era il mio mito”.
Un pensiero sincero, spontaneo, forse inatteso. Un omaggio che ci giunge ancora più gradito, proprio perché nato da uno spagnolo. Uno che viene da lontano.

Il Pistolero e il Pirata. Che bella favola vederli assieme. L’ho già detto, hanno molto in comune: non vanno solo forte in salita, sono anche dannatamente capaci di soffrire. Forse come nessuno dei loro contemporanei ed illustri colleghi. Si rompono e si rimettono in piedi, cadono e si rialzano, prendono botte e le restituiscono con gli interessi.

Mi piace vederli così, idealmente vicini, Contador e Pantani. A sedici anni di distanza. Come a ventuno.

Già, ventuno: Mortirolo 94 – Mortirolo 2015.

Altro tremendo incrocio di storie.
Nel ’94 Marco qui si prese i tifosi per il bavero e li trascinò con sé in un’impresa mitica. Aveva solo 24 anni. Vinse la tappa con una fuga, un distacco e un gesto atletico ancora oggi icredibili.

Il monumento dedicato a Marco Pantani sul Mortirolo

Il monumento dedicato a Marco Pantani sul Mortirolo

Oggi Contador si è forse preso il Giro D’Italia 2015 definitivamente

La tappa numero 16 era leggermente diversa da quella del ‘94, ma ugualmente dura. Anzi, forse di più. La più dura di tutta la corsa rosa. 5 Gran Premi della Montagna: Campo Carlo Magno, Tonale, Aprica, Mortirolo e di nuovo Aprica. 4.500 metri di dislivello. Da Pinzolo all’Aprica, 174 km. Come bere cinque whisky in un sorso.

Montagna Pantani

Il Mortirolo, dicevamo: qui è nata anche una granfondo per amatori che per diverse edizioni ha portato il suo nome, la GF Pantani, e ricalcato il percorso della sua impresa nel ‘94. Oggi migliaia di appassionati di tutto il mondo accorrono a rendergli omaggio: a pochi chilometri dalla vetta è posto un monumento che immortala Marco di profilo in salita. Per chi ci è stato, quando si passa di lì, nonostante la fatica per le pendenze micidiali, si prova sempre una strana sensazione. Come lui fosse lì a guardarti per davvero. Chissà cosa ha pensato oggi Contador.

Il pistolero, nonostante il ritardo all’attacco, danza sulle pendenze vicine al 20% del Mortirolo, seduce, piace a tutti, sembra davvero l’eroe positivo, il protagonista assoluto di questo Giro.

Non solo per le imprese, ma anche per il modo, umile e appassionato, di interpretare la gara: recupera il distacco di tornante in tornante senza scomporsi. Anche qui, analogia con il Pirata: come Pantani a Oropa nel ‘99, sul Mortirolo Alberto recupera tutti i fuggitivi. Sempre sui pedali.
Si capisce che il nostro Giro, e le sue salite, gli piacciono da matti. Io dico anche più di quelle del Tour de France.

E poi, Alberto è magnifico da vedere: il suo stile elegantissimo quando si alza sui pedali ne fa davvero ancora, a 33 anni suonati, un fuoriclasse assoluto. Uno di quelli per cui saresti disposto a darti malato per andare in strada a vederlo passare. Uno di quelli che passano una volta e poi ciccia per un po’.

E allora anche nel terribile tappone alpino, il Pistolero ha incantato e lasciato il segno. 4:52” il suo vantaggio in classifica dal nostro Fabio Aru, dopo l’arrivo all’Aprica. Una voragine. Sorpresa Landa, sempre Astana, che vince la tappa e supera il capitano sardo, anche in classifica generale e ora aspira il podio (-4’ da Contador).

Generoso Fabio ma ingenuo allo stesso tempo, ancora tremendamente lontano dal gigante spagnolo. Crolla rovinosamente sul Mortirolo, forse anche schiacciato dalle aspettative.
Aru è giovane, ha davanti il futuro e questo Giro prima o poi lo vincerà. Per il momento, però, deve lasciare il posto a un Pistolero monumentale. Un Pistolero che tanto somiglia a un Pirata.

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A proposito dell'autore

Classe '72, scrittore, giornalista, blogger: le sue "Confessioni di un ciclista pericoloso" sono uno dei blog più letti dai ciclisti milanesi. È stato direttore editoriale di Bike Channel, il primo canale dedicato al ciclismo in onda su Sky ed è autore di 2 libri: "Il carattere del ciclista" (Utet 2016, in uscita nel 2017 anche in Olanda) e "Ma chi te lo fa fare – Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita" (Fabbri 2014). Socio di UpCyle, il primo bike cafè restaurant d’Italia, soffre di una dipendenza conclamata per le salite alpine sopra i 2000 metri.