Biking Man Oman, quando l’endurance incontra il cicloturismo bicilive.it 17 Luglio 2019 Gare Oggi vi paleremo di ultracycling, qualcosa di cui avrete sicuramente già sentito parlare, e che magari vi incuriosisce. Lo faremo però portandovi in un paese piuttosto lontano, diverso e affascinante al tempo stesso: l’Oman. Proprio lì, infatti, a fine febbraio abbiamo seguito una delle tappe più estreme del circuito di gare non assistite di ultracycling Biking Man, e abbiamo conosciuto da vicino, e in momenti intensi, i protagonisti (non solo atleti) di questo evento. Cosa significa in termini di distanze e dislivelli? Quali sono gli elementi fondamentali da prendere in considerazione in una corsa senza assistenza, in un’area geografica estrema per clima e territorio? Quali sono i pro e i contro da mettere sulla bilancia, se abbiamo voglia di metterci alla prova, di fare un’esperienza sportiva, ma anche di scoprire un nuovo paese e una nuova cultura? Tutto questo, signori, è Biking Man. Biking Man: quando l’endurance diventa un piacere Dunque, qualche mese fa siamo stati arruolati nelle truppe di Biking Man, per seguire una delle tappe dell’evento, quella in Oman. Ma che cos’è Biking Man? Se proprio dobbiamo definire, si tratta di un circuito di gare di bicicletta su strada (e gravel), che si svolge in alcune delle zone geografiche e climatiche più estreme del mondo, tra cui Perù, Laos, Corsica, e appunto Oman. Oltre alla particolarità delle distanze, tra i 700 e i 1.600 km, e dei dislivelli, mai inferiori ai 7.000 metri per tappa, queste gare hanno una caratteristica speciale: la possibilità di vivere un’avventura. Infatti, essendo gare senza assistenza, ogni partecipante deve davvero pensare a tutto, preparando il necessario tra acqua, nutrimento (barre, gel o per qualcuno, banane), pezzi di ricambio e materiale base per ogni evenienza, ricordando però che tutto questo verrà trasportato da nessun altro che da sé stessi. In pratica si fa del bikepacking senza margini di errore. Trattandosi di competizioni che possono durare anche dieci giorni o più, l’avventura può nascere anche nel semplice fermarsi a comprare acqua e cibo, in un villaggio sperduto in mezzo al deserto, dove nessuno parla inglese. Per la notte non ci sono molte regole: i check point offrono un riparo temporaneo. Per chi sceglie di riposarsi un po’ di più, un’opzione può essere prenotare una camera lungo il percorso… ma perché non chiedere ospitalità alla popolazione locale, quasi sempre gentile e curiosa? Biking Man è anche e soprattutto questo, la scoperta di un paese: quello di Biking Man è concetto unico, che mette insieme l’esperienza della fatica, fisica e psicologica, all’esplorazione in quasi completa autonomia di un paese. Ed è per questo che di anno in anno, molti dei partecipanti ritornano a partecipare, creando così pian piano una comunità molto interessante. Evento nato due anni fa dalla passione del fondatore francese Axel Carion, Biking Man sta piacendo molto a tutti, da chi della bicicletta su lunghe distanze ne fa una professione, come il francese Steven le Hyaric o l’irlandese Jason Black, fino a chi invece approfitta di queste occasioni per fare una settimana di vacanza alternativa. Biking Man Oman 2019 L’iscrizione è aperta a tutti, e ogni partecipante (singolo o in team da due) può decidere come vivere l’esperienza: c’è chi come il campione italo-peruviano Rodney Sonnco (già vincitore della Inca Divide nel 2017), in 38 ore aveva già chiuso i giochi e vinto la gara, e chi come Helen e Jan, team di Belgi, ha invece deciso di prendersela con calma e di pedalare godendosi sì, la fatica, ma anche il paesaggio… approfittando dell’arrivo sulla costa per mettere anche i piedi a mollo nell’acqua. Il percorso, di 1.038 km, è molto vario: partendo dall’elegante capitale Muscate, si inoltra nel massiccio montuoso degli Hajar, con la temibile salita di Jebel Shams (più di 20 km di curve tra canyon e falesie, con pendenze fino al 18%), per poi ridiscendere nel deserto di dune e arrivare sulla magnifica costa omanita. Un percorso lungo ma permette di vedere ed apprezzare la maggior parte dei paesaggi che l’Oman offre, lasciando la curiosità di tornare per poter scoprire di più. Nonostante vista dall’esterno questa possa sembrare un’esperienza da folli, o da atleti molto allenati, a un livello di estrema difficoltà, vivendo Biking Man Oman al fianco dei suoi ci siamo resi conto di come l’endurance, la competizione, la fatica estrema, possano diventare davvero qualcosa di piacevole, conviviale e turistico, se affrontati con questo spirito. I concorrenti diventano una famiglia, le distanze infinite diventano paesaggi, tramonti e albe da toglier il fiato. Tutto quello che una competizione rappresenta di solito, può essere vissuto in maniera completamente diversa, sicuramente più accessibile e meno estrema. Vi abbiamo incuriosito? Non vi resta che provare, la prossima edizione è prevista per febbraio 2020. Biking Man: avventure estreme in tutto il mondo Biking Man é uno dei più duri circuiti di ultracycling al mondo. La sua particolarità? Si tratta di competizioni senza assistenza, in ambienti estremi. Una bella sfida di resistenza per atleti e amatori pronti a pedalare in autonomia, in tutti i tipi di terreno e condizioni. La stagione 2019, seconda edizione di Biking Man, é iniziata proprio nel deserto dell’Oman, per poi passare alle meravigliose montagne della Corsica ad aprile, alla giungla del Laos a maggio. Prossime tappe saranno l’alta quota delle Ande peruviane ad agosto, poi l’estremo sud-ovest del Portogallo a settembre, fino agli infiniti passaggi di Taiwan a Novembre. Un anno intero di competizioni, un anno intero di avventura e viaggio, un anno per mettersi alla prova sul circuito. Attenzione: per classificarsi è necessario arrivare al traguardo in almeno due tappe. La cifre di Biking Man? Lunghezza minima: 700 km (Corsica) Lunghezza massima: 1.650 km (Perù) Dislivello minimo: 7.200 (Oman) Dislivello massimo: 32.500 (Perù) Per informazioni: bikingman.com Articolo scritto per BiciLive.it da: Sofia Parisi Sofia Parisi ha 26 anni, é cresciuta nel varesotto, oggi vive ad Annecy, e domani non si sa. Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, mantiene vivi progetti e passioni paralleli, tra cui la montagna in tutte le sue forme, il volontariato con l’associazione Karibujua, e una carriera da freelance nel mondo della comunicazione dello sport outdoor.