Giro d’Italia 2016, seconda settimana: 10 cose a ruota libera Giacomo Pellizzari 23 Maggio 2016 Brainstorming È finita la seconda settimana del Giro d’Italia. Ed eccomi qui con le 10 cose che mi hanno colpito di più. C’è apparentemente tanto da dire, ma in realtà, trovo, ci sia ben poco. Tra ritiri, crisi e altro mi sembra un Giro molto in sordina, modesto, insomma al di sotto delle aspettative. Il divario con il Tour de France è ormai incolmabile. E, quel che è peggio, la Vuelta, è pronta a mettere la freccia. Da domandarsi come tutto questo sia successo e come mai, soprattutto, sembri un processo inarrestabile. Detto, questo, in questa seconda settimana di Giro d’Italia, nel nostro piccolo, è successo tanto. Vediamo di capirci qualcosa. Leggete anche il mio commento alla prima settimana. [Update gennaio 2020]: Ti interessa il Giro d’Italia? Abbiamo pubblicato sul nostro sito un approfondito articolo dedicato alla sua prossima edizione: clicca oltre per leggere del Giro d’Italia 2020. 1 – Vincenzo Nibali Tra sfortuna e scelte non troppo fortunate, in questo Giro Nibali non è ancora riuscito a imporsi. C’è ancora un’intera settimana per riscattarsi… Iniziamo dalla fine, che non è bella, ma va spiegata. Così così nel tappone dolomitico (altro attacco a vuoto), molto male (anche per sfiga: guasto meccanico e secondi preziosi buttati per cambiare la bici) la cronoscalata all’Alpe di Siusi. Vincenzo Nibali ha una pressione addosso di migliaia di Bar, Vinokurov – il suo team manager – non lo ama e non manca occasione per ribadirlo ai media, ha scelto di puntare tutto sul Giro e gli sta andando male. Vincenzo merita tutto il nostro appoggio, credo. Ne ha bisogno come del pane. I veri tifosi si vedono adesso. Bisognoso. 2 – Le costolette del Team Sky Lo scorso lunedì nel profilo Twitter del Team Sky è comparsa questa foto; il giorno dopo Landa si è ritirato per un influenza intestinale. Chissà cosa avranno preparato questa volta? Quelli del Team Sky nel primo giorno di riposo, gozzovigliano. Su twitter lunedì è apparsa una foto di un’invitante griglia da Festa dell’Unità proprio dietro il Motorhome tanto famoso per essere luogo disinfettato e controllato come Alcatraz. Eppure il giorno dopo Landa si ritira. Indovina per cosa? Virus gastro-intestinale. Non erano meglio le barbabietole di Froome? Scellerate. 3 – Greipel Vince la seconda tappa in volata e saluta tutti. Si ritira come il suo connazionale Kittel: arrivano le montagne, ommamma, scappiamo che si fa troppa fatica! Questo non è correre, né tantomeno onorare una corsa a tappe. Ricordo un Cipollini che non veniva invitato al Tour perché non arrivava fino a Parigi. E ho detto Cipollini. Un ritiro quello di Greipel che offusca le sue due vittorie. Pavido. 4- Francesco Guccini 10ª tappa. Va in onda “Tra la via Emilia e il Giro”. Francesco Guccini scende in strada e saluta il Giro d’Italia come si faceva una volta. Quando la gente, il sindaco e i personaggi noti dei comuni e delle località toccate correvano in strada con l’emozione nel cuore. Questa resterà una delle istantanee più belle di questo Giro 2016, altrimenti piuttosto anonimo. Poetico. 5- La fidanzata di Ciccone La commozione di Giulio Ciccone alla sua prima vittoria al Giro. Colta di sorpresa la fidanzata, in quel momento al supermercato. Sempre 10ª tappa. Lei è al supermercato a fare la spesa, lui sta correndo per le strade emiliane e sta vincendo la tappa. Ha solo 21 anni e la faccia da bambino. Lei appoggia i sacchetti e si blocca, i commessi, stupiti, le chiedono: “Cosa fa?”. “Scusate il mio fidanzato là in tv sta vincendo al Giro!”. Tutti si voltano a guardare lo schermo. Magia del ciclismo. Giulio Ciccone vince la sua prima tappa al Giro d’Italia. Ma la vera vittoria è della sua fidanzata. Cotta. 6 – Finalmente le Montagne! Essì, non so voi, ma io, francamente, non ne potevo più della pianura. Le vedevo, loro, da lontano, con la coda dell’occhio. Ogni giorno si avvicinavano un po’. Come i Tartari nel deserto. Non sai mai se arriveranno davvero. Non me ne abbiano i velocisti, ma io di queste tappe muscolari, di queste volate a spallate, di queste partite a scacchi “controllo e mi gestisco in attesa delle salite” cominciavo a non poterne più. Volevo le salite! E finalmente eccole. Salvifiche. 7- I Monti Pallidi Le Dolomiti sono state le protagoniste del finale della seconda settimana, con il tappone che ha visto i ciclisti girare attorno al maestoso gruppo del Sella. Signore e signori, le Dolomiti. Le montagne, forse, più belle del mondo, patrimonio UNESCO e patrimonio anche “storico” del Giro d’Italia. E la giornata le ripaga pienamente: sole e cielo azzurro. Manciate di case lungo le salite, la maestosità del Pordoi, con il monumento a Coppi, la durezza (10 km al 10%) del Giau, il Valparola anche detto ”Intra i sass” perché incastrato tra le rocce. La tappa perfetta. Chiunque abbia partecipato alla Maratona dles Dolomites, non può che commuoversi. Stordenti. 8 – Valverde o l’avversario immaginario Che Valverde sia un avversario inventato dai media per Vincenzo Nibali è chiaro nella tappa n.14: quella dolomitica di cui sopra, con arrivo a Corvara in Badia. Lo spagnolo va in crisi nera sul Falzarego, rimedia una voragine di minuti di ritardo dai migliori in classifica e non appare mai in grado nemmeno di impensierire. Si rifà, in parte, nella cronoscalata del giorno dopo. Ma lì, come detto, è Nibali a perdere colpi. Incerto. 9 – Le spalle di Steven Kruijswijk Sono in pochi quelli che si aspettavano vedere il possente olandese Kruijswik primeggiare nelle tappe di montagna. Ha scapole che paiono disegnate con la squadra da un architetto. Dritte e perfettamente in bolla come un comodino. Mentre sale, prima del rosa della maglia e della potenza delle gambe, si notano quelle. Le spalle. Perfette. Sembra un nuotatore. E in effetti a giudicare da come pedala c’è da pensarlo: nuota in apnea nella cronoscalata all’Alpe di Siusi. Un olandese in cima al Giro d’Italia? Possibile, forse probabile. Il vantaggio su Chaves (2’12”) e su Nibali (2’51”) è ora consistente. E il ragazzotto va forte, molto forte. Possente 10 – Alessandra De Stefano Alessandra, in diretta Rai, si chiede, dopo il ritiro di Greipel: “Perché al Tour tutti arrivano a Parigi e al Giro invece si ritirano tutti?”. Ed è una bella domanda, emblematica, è quello che ci stiamo chiedendo tutti. La De Stefano sintetizza appieno la crisi di una macchina che non funziona più. Inutile nasconderlo. Sincera. Continuate a seguire gli aggiornamenti su risultati di tappa e classifiche nel nostro articolo su strada.bicilive.it.