Alberto Contador, il “Pistolero” di Pinto Federico Guido 28 Febbraio 2023 Bike News Che un corridore professionista debba affrontare sulla sua strada un’infinita alternanza di salite e discese è un fatto assolutamente normale. Non è così scontato invece che costui debba superarle anche nella vita reale dove, spesso, l’ostacolo maggiore non è rappresentato da tornanti o pendenze, bensì da imprevisti molto più ostici. È questo il caso di Alberto Contador, uno che di salite, tanto in bici quanto lontano da essa, ne ha conosciute e scalate parecchie. Lo spagnolo, unico assieme a Bernard Hinault capace di vincere per almeno due volte in carriera tutte e tre le grandi corse a tappe, è stato uno dei campioni più iconici del nuovo millennio, un’era in cui, a suon di scatti in salita e grandi performance a cronometro, è riuscito a lasciare un segno indelebile. Contador però, oltre che per attestarsi come fuoriclasse assoluto in sella, ha dovuto sudare tanto anche per superare le diverse sfide e difficoltà che la vita gli ha presentato durante la carriera, sperimentando così un susseguirsi di gioie, sofferenze e momenti complicati. Il “Pistolero” in ogni caso, con classe, feroce determinazione ma allo stesso tempo molta umanità, ha affrontato di petto tutte le prove in cui è stato chiamato in causa, finendo per marchiare a fuoco sia gli albi d’oro di molte manifestazioni che, soprattutto, i cuori di tantissimi tifosi. Contador e il ciclismo, un amore tardivo Alberto Contador nasce il 6 dicembre 1982 a Pinto, paese sito nella comunità autonoma di Madrid dove qualche anno prima il padre Francisco Contador e la madre Francisca Velasco avevano deciso di trasferirsi. La famiglia è piuttosto numerosa visto che, assieme a lui, i genitori in casa devono occuparsi della sorella Alicia, di suo fratello Francisco Javier e, soprattutto, dell’ultimo arrivato Raul che nasce con una paralisi cerebrale. Alberto comunque è un ragazzo sorridente che cresce in maniera semplice, andando a scuola (con risultati non dei più eccelsi) e sfogando tutta la sua vitalità nell’atletica e nel calcio: il ciclismo dunque, inizialmente, non è nei i suoi pensieri. L’idea delle due ruote fa capolino nella sua testa (e si concretizza subito) a 14 anni, età in cui Francisco, il fratello, si diploma e gli cede la sua bici dopo averne ricevuta una nuova in regalo dai genitori. Sulla pesante Orbea in acciaio del fratello, Alberto scopre la magia e il senso di libertà dato dal pedalare e comincia ad allenarsi con piacere assieme a “Fran” e ai suoi amici. Dopo poco entra a far parte della squadra del paese, la Unión Ciclista de Pinto, dove trascorre due anni prima di passare tra le fila del Real Velo Club Portillo. L’approdo in questa rinomata formazione (responsabile in passato dello svezzamento di campioni del calibro di Federico Bahamontes e Julián Berrendero) viene accompagnato dall’importante decisione di abbandonare gli studi per dedicarsi anima e corpo alla carriera ciclistica. La scelta si rivela azzeccata: mettendo in mostra una notevole propensione per le salite, nel 2001 trova un posto nei dilettanti con l’Iberdrola, team che ha come manager Manolo Sainz, al tempo noto anche per essere direttore dei professionisti della ONCE. I risultati e i numeri totalizzati quell’anno convincono l’esperto dirigente a farlo provare come stagista la stagione successiva, esperienza questa che Contador alterna all’attività fra i dilettanti che, nel frattempo, gli frutta sette vittorie. Grazie a queste, Sainz si convince definitivamente ad aprirgli le porte del professionismo e così nel 2003, a 19 anni ancora da compiere, Contador debutta tra i grandi del pedale. L’esordio, la grande paura e il ritorno Nella prima stagione da pro’ Alberto prende le misure alla categoria ma riesce comunque a lasciare subito la sua impronta vincendo la cronometro conclusiva del Giro di Polonia. L’anno successivo è determinato a fare ancora meglio ma la sua stagione dura poco più di 4 mesi. Al Giro delle Asturie, infatti, è vittima di una caduta che è tutto fuorché una banale scivolata. Le convulsioni e la lingua girata in bocca sono chiaramente segno che qualcosa di più grave ha colpito lo spagnolo e di ciò se ne accorgono i medici dell’ospedale dove Alberto viene trasportato d’urgenza. Qui gli viene riscontrato un aneurisma cerebrale congenito, un problema che poteva non lasciargli scampo e per il quale Contador si sottopone a una delicata operazione al cervello. L’intervento fortunatamente va bene e permette allo spagnolo di risolvere una complicazione che, se non scoperta, gli poteva risultare letale. La ripresa comunque non è immediata né automatica: Alberto deve affrontare una dura riabilitazione dopo la quale, nel 2005, riceve nuovamente il via libera per riprendere a correre. Il ritorno, per certi versi già stupefacente di suo, è reso ancora più sorprendente dalle cinque affermazioni ottenute quell’anno, trionfi arricchiti da un incoraggiante terzo posto nella classifica dei giovani al Tour de France, la sua prima grande corsa a tappe della carriera nonché quella dei suoi sogni. Nel 2006 il numero dei successi personali diminuisce ma Contador corre solo una parte di quella stagione perché la sua squadra, la Liberty-Seguros, resta pesantemente invischiata nella vicenda di doping dell’Operacion Puerto. Tra i corridori indagati si fa anche il nome di Alberto ma alla fine, dichiarando “di essere finito nella squadra sbagliata al momento sbagliato”, il nativo di Pinto viene assolto da ogni accusa. 2007-2011: gli anni magici del “Pistolero” Nel 2007 ha inizio il periodo più florido della carriera di Contador, quello che, in appena cinque anni, lo consegna alla leggenda. A partire dal Tour de France di quell’anno, il corridore iberico fa suoi 6 dei successivi 7 Grandi Giri a cui prende parte certificando un dominio che gli consente di conquistare la prestigiosa “tripla corona” in appena 14 mesi (luglio 2007-settembre 2008). Tutto parte dalla 94ª edizione della Grande Boucle dove, con la maglia della Discovery Channel, dopo aver vinto la frazione di Plateau de Beille a tre tappe dalla fine riceve la maglia gialla del leader Michael Rasmussen, escluso dalla corsa per avere mentito alla sua squadra riguardo alla reperibilità nel mese di giugno. Il peso di guidare la corsa non schiaccia Alberto che non affonda nelle tre tappe conclusive e a Parigi può esultare per la vittoria del suo primo Tour, il trionfo più prestigioso di una stagione che lo vede conquistare tra le altre anche le classifiche generali di Parigi-Nizza e Vuelta a Castilla y León. Contador a questo punto è chiamato alla prova della riconferma, una missione in cui però nel 2008 non può cimentarsi visto che l’Astana (squadra in cui è approdato dopo la chiusura della Discovery) a causa dei casi di doping dell’anno prima non viene invitata dagli organizzatori del Tour. Alberto quindi, dopo aver messo in bacheca i successi a Vuelta a Castilla y León e Vuelta al País Vasco, viene chiamato all’ultimo a disputare il Giro d’Italia. Trovandosi fino a qualche settimana prima in vacanza al mare, la sua condizione non è affatto delle migliori ma, resistendo tappa dopo tappa, alla fine mette assieme una forma più che discreta. Questa, pur senza regalargli alcun successo parziale, gli permetterà di condurre una corsa accorta e molto regolare che lo porterà a vestire la maglia rosa al termine della quindicesima tappa e, soprattutto, a indossarla poi sul gradino più alto del podio di Milano sette giorni più tardi. Tre mesi dopo, la stagione di Contador diventa una di quelle da incorniciare col successo alla Vuelta Espana, corsa dove (con una condizione decisamente migliore) prende la maglia oro dopo il trionfo sul temibile Alto de l’Angliru e, non mollandola più fino a Madrid, completa a soli 26 anni il Grande Slam delle corse a tappe di tre settimane. Nel 2009, messe in tasca Volta ao Algarve e Vuelta al País Vasco, arriva finalmente il momento di ritentare la campagna oltralpe al Tour de France. In squadra però si trova a dover convivere con l’ingombrante presenza di Lance Armstrong che, nel frattempo, ha deciso di tornare nel ciclismo che conta e reclama per sé il supporto del team. Contador, nonostante il fastidio, decide di far parlare la strada e questa alla fine gli dà ragione: con tre successi parziali e dopo non esser mai sceso oltre la quarta posizione in classifica generale, a Verbier lo spagnolo si veste di giallo e con autorità va a trionfare sui Campi Elisi lasciandosi alle spalle il texano (3°). A fine corsa Alberto non nasconde la propria antipatia per il nativo di Austin dichiarando di non aver “mai avuto alcuna stima personale nei suoi confronti”, parole che fanno da preludio a un’inevitabile separazione: l’anno seguente Armstrong si rifugia nella Radioshack, mentre lo spagnolo opta per restare (continuando a vincere) tra le fila della compagine kazaka. I due quindi si ritrovano ad essere rivali alla Grande Boucle 2010, evento in cui però il peso degli anni si fa sentire per lo statunitense che non riesce ad essere granché competitivo. Lo è certamente di più invece Andy Schleck che, tappa dopo tappa, diventa l’unico vero rivale di Contador per la maglia gialla. A decidere la contesa tra i due è la 15ª frazione con arrivo a Bagneres de Luchon, località dove Contador si impossessa della maglia gialla attaccando il lussemburghese nel momento in cui questo, durante la scalata del Port de Balès, ha un salto di catena. L’azione dello spagnolo genera una lunga serie di polemiche che però, ovviamente, non servono a cambiare l’esito della frazione, una tappa dopo la quale Alberto non si guarda più indietro: cinque giorni più tardi, infatti, l’alfiere dell’Astana vince a Parigi il suo terzo (discusso) Tour de France. Il verdetto dei Campi Elisi torna però clamorosamente in discussione a settembre quando al “Pistolero” viene notificata la notizia della positività al clenbuterolo durante un controllo antidoping effettuato il secondo giorno di riposo al Tour de France. Il corridore si difende sostenendo di esser vittima di una contaminazione alimentare: è l’inizio di un lunghissimo caso legale che, tra assoluzioni e ricorsi, si protrae per mesi e porta Contador a correre sub judice in attesa della sentenza per tutto il 2011. Nell’arco di questa stagione Alberto vince Vuelta a Murcia, Volta Ciclista a Catalunya e poi domina in lungo e in largo il Giro d’Italia dove conquista con un attacco di inusitata potenza la tappa dell’Etna e amministra la leadership con assoluta autorità. Forte del successo alla Corsa Rosa, il nativo di Pinto muove alla volta del Tour de France con l’obiettivo di centrare la storica doppietta: due cadute e un fastidioso dolore al ginocchio però gli impediscono di lottare per la maglia gialla e così alla fine chiude 5° nella generale, un piazzamento comunque dignitoso che tuttavia, da lì a qualche mese, gli verrà cancellato. Un nuovo Contador A inizio 2012 infatti arriva la tanto sospirata sentenza del TAS di Losanna che lo condanna per due anni con effetto retroattivo. In una volta sola, Contador perde tutti i risultati acquisti a partire dalle vittorie a Tour 2010 e Giro 2011. Il contraccolpo, per un’accusa di fronte alla quale Alberto ha fatto ogni cosa (compresa addirittura la macchina della verità) per dimostrarsi innocente, rischia di essere pesante ma lo spagnolo si appella a tutta la sua forza di volontà e ad agosto torna a gareggiare animato da una fortissima voglia di rivalsa. È l’inizio di una seconda fase, l’ultima, della carriera del “Pistolero” il quale, d’ora in avanti, pur di provare a vincere esce dallo spartito classico improvvisando sempre più spesso scatti spettacolari e attacchi a lunga gittata, gesta che raccolgono ampiamente i favori del pubblico. Fra queste, spicca ad esempio l’azione che gli consente di ribaltare e far sua la Vuelta 2012 nella 17ª tappa con arrivo a Fuente Dè. Qui Contador, distante in classifica poco meno di mezzo minuto dal leader Joaquim Rodriguez, scatta quando al traguardo mancano 55 chilometri: la sortita sorprende la maglia rossa che, chilometro dopo chilometro, naufraga accumulando un ritardo sempre maggiore dall’indemoniato “Pistolero” il quale, con l’aiuto di alcuni gregari presenti nella fuga di giornata, vince la frazione (e difatti anche la corsa) con 2’38” su Purito. Sulle ali dell’entusiasmo, qualche settimana dopo il trionfo in terra iberica Contador si impone in solitaria anche nella Milano-Torino, primo (e unico) successo della carriera in una gara di un giorno. Dimostrato di possedere ancora lo spunto dei giorni pre-squalifica, l’anno seguente lo spagnolo torna all’assalto del Tour de France con l’obiettivo di riprendersi la vittoria del 2011 sottrattagli a tavolino. Nonostante le bellicose intenzioni però, l’andamento di Alberto è troppo altalenante e il margine progressivamente accumulato nei confronti di Christopher Froome lo porta addirittura a mancare l’appuntamento con il podio. Prova quindi a rifarsi, visti i risultati dell’anno prima, nelle classiche di fine stagione ma nemmeno queste gli arridono e così il suo pensiero volge presto al 2014, annata che sembra promettere bene visti i successi accumulati nei primi mesi alla Tirreno-Adriatico e alla Vuelta al País Vasco. Il Tour de France tuttavia, per la seconda stagione di fila, non gli regala le soddisfazioni sperate: nella quinta tappa sul pavé della Roubaix non riesce a tenere il ritmo dei migliori, mentre nella decima cade a poco meno di 100 chilometri dal traguardo e, con una microfrattura alla tibia, è costretto ad alzare bandiera bianca. Ancora una volta, l’occasione per rialzare la china e riaffermare il proprio status gliela offre la Vuelta Espana dove Contador dimostra fin da subito di fare sul serio conquistando la maglia rossa nella decima tappa. I suoi rivali diretti però lo tallonano da vicino e così Alberto è chiamato a distanziarli per mettere al sicuro il proprio primato. La missione riesce alla perfezione conquistando le tappe con arrivo ai Lagos de Somiedo e al Puerto de Ancares, traguardo questo dove Contador pone definitivamente la firma sulla sua terza Vuelta. Il successo in patria gli dà la spinta e il coraggio per lanciarsi nuovamente all’inseguimento della doppietta Giro-Tour nel 2015. Alla Corsa Rosa, Contador, pur arrivando senza successi in stagione, conferma di essere subito l’uomo da battere conquistando la vetta delle generale sull’Abetone, nella quinta tappa. Superando anche una caduta che gli provoca una sublussazione alla spalla, lo spagnolo mantiene la leadership fino alla frazione di Jesolo dove cede (momentaneamente) la maglia rosa a Fabio Aru. Il giorno dopo Alberto si riprende il primato nella crono di Valdobbiadene e successivamente, con le azioni di forza nelle tappe di Aprica e Verbania, amplia il gap di vantaggio coi diretti contendenti per il successo finale. La mossa, a posteriori, si rivela quanto mai provvidenziale perché lungo le rampe del Colle delle Finestre nella penultima tappa Contador va in crisi ma, pur perdendo molto del vantaggio accumulato, riesce a salvare la maglia rosa e la sua seconda affermazione sulle strade del Bel Paese. Con in tasca la vittoria al Giro, il “Pistolero” fa dunque rotta sul Tour dove, purtroppo, finisce per pagare le fatiche accumulate qualche settimana prima in Italia. Lo spagnolo, infatti, complice anche una caduta nella diciassettesima, non dà mai l’impressione di essere veramente pericoloso per la maglia gialla e alla fine, conducendo comunque una corsa orgogliosa e regolare, chiude al 5° posto della generale. I due anni conclusivi e l’addio a 34 anni L’ultima stagione in maglia Tinkoff vede Contador fare incetta di piazzamenti (2° a Volta Ciclista a Catalunya e Parigi-Nizza, 3° alla Volta ao Algarve) piuttosto che di vittorie (unico successo ai Paesi Baschi). Tenta allora di rifarsi al Tour de France ma due cadute nelle tappe iniziali lo tagliano subito fuori e lo costringono ad abbandonare dopo nove tappe. Il rilancio, come già accaduto in precedenza, passa dalle strade di casa dove, dopo aver trionfato alla Vuelta a Burgos, si presenta con ambizioni al via della Vuelta Espana. Anche in questo caso però la malasorte non lascia in pace Alberto che cade nella settima tappa ma riesce comunque a proseguire. Acciaccato, continua a lottare con avversari molto più freschi di lui che non gli consentono di riavvicinarsi troppo in classifica. Assecondando allora il suo spirito battagliero, nella quindicesima tappa con arrivo ad Aramon Formigal Contador prova allora a far saltare il banco attaccando a oltre 100 chilometri dall’arrivo: l’azione non sortisce gli effetti sperati per lui ma aiuta Nairo Quintana a distanziare Chris Froome e a mettere un’ipoteca sulla vittoria finale di una corsa che Alberto invece chiude a ridosso del podio (4°). La stagione seguente, la prima in maglia Trek, segue la falsariga di quella 2016. Alberto, infatti, accumula secondi posti importanti (Ruta del Sol, Volta Ciclista a Catalunya, Parigi-Nizza, Vuelta al País Vasco) fallendo in più occasioni l’appuntamento con il successo. Come l’anno prima, prova a sbloccarsi alla Grande Boucle ma in Francia, tolto lo spettacolare attacco nella tappa di Foix che gli vale un 3° posto parziale, non riesce a tenere il passo dei primi e chiude in nona posizione. Qualche giorno dopo la conclusione sui Campi Elisi annuncia che la successiva Vuelta Espana sarebbe stata l’ultima corsa della sua onorata carriera, un’ultima fatica che Contador, spillatosi il numero sulla schiena, affronta sempre con piglio propositivo. Attaccando appena la strada glielo consente, Alberto rende omaggio al suo pubblico e combatte per le posizioni di vertice della generale ma, soprattutto, riesce a lasciare un’ultima zampata vincendo la tappa con arrivo sul terribile Alto d’Angliru. Con questo trionfo, il passo d’addio assume un contorno dolcissimo per Contador che il 10 settembre, arrivando a Madrid, appende emozionato ma soddisfatto la bici al chiodo dopo 15 intense stagioni tra i professionisti. Palmares 2002: Campionati spagnoli a cronometro Under 23, 4ª tappa (1ª e 2ª semitappa) Bidasoa Itzulia (cronometro), Santiago-Mendi, 5ª e 6ª tappa Vuelta a Palencia, Escalada a Montjuïc Under 23. 2003: 8ª tappa Tour de Pologne (cronometro). 2005: 5ª tappa Tour Down Under, 3ª tappa e classifica generale Setmana Catalana, 5ª tappa, 2ª semitappa Vuelta al País Vasco (cronometro), 4ª tappa Tour de Romandie. 2006: 3ª tappa Tour de Romandie, 8ª tappa Tour de Suisse. 2007: 4ª tappa Volta a la Comunitat Valenciana, 4ª, 7ª tappa Parigi-Nizza e classifica generale Parigi-Nizza, 4ª tappa e classifica generale Vuelta a Castilla y León, 14ª tappa e classifica generale Tour de France. 2008: 1ª tappa Vuelta a Castilla y León (cronometro), 4ª tappa Vuelta a Castilla y León, Classifica generale Vuelta a Castilla y León, 1ª tappa Vuelta al País Vasco, 6ª tappa Vuelta al País Vasco (cronometro), Classifica generale Vuelta al País Vasco, Classifica generale Giro d’Italia, 13ª tappa Vuelta a España, 14ª tappa Vuelta a España, Classifica generale Vuelta a España. 2009: 4ª tappa (cronometro) e classifica generale Volta ao Algarve, 1ª (cronometro) e 6ª tappa Parigi-Nizza, 3ª, 6ª tappa (cronometro) e classifica generale Vuelta al País Vasco, Campionati spagnoli a cronometro, 15ª, 18ª tappa (cronometro) e classifica generale Tour de France. 2010: 3ª tappa e classifica generale Volta ao Algarve, 4ª tappa e classifica generale Parigi-Nizza, 4ª tappa (cronometro) e classifica generale Vuelta a Castilla y León, Prologo (cronometro) e 6ª tappa Critérium du Dauphiné, 2011: nove vittorie cancellate dalla squalifica retroattiva del TAS nel 2012. 2012: 17ª tappa Vuelta a España e classifica generale Vuelta a España, Milano-Torino. 2013: 6ª tappa Tour de San Luis. 2014: 4ª tappa Volta ao Algarve, 4ª, 5ª tappa Tirreno-Adriatico e classifica generale Tirreno-Adriatico, 1ª tappa e classifica generale Vuelta al País Vasco, 16ª, 20ª tappa e classifica generale Vuelta a España. 2015: 3ª tappa Vuelta a Andalucía, Classifica generale Giro d’Italia, 3ª tappa e classifica generale Route du Sud. 2016: 5ª tappa Volta ao Algarve, 6ª tappa (cronometro) e classifica generale Vuelta al País Vasco, Prologo Critérium du Dauphiné (cronometro), Classifica generale Vuelta a Burgos. 2017: 20ª tappa Vuelta a España.