Paola Gianotti e la Red Bull Trans Siberian Extreme 2015 Elena Martinello 20 Agosto 2015 Cicloturismo Coraggio, tenacia, curiosità sono le caratteristiche di una ciclista avventuriera come Paola Gianotti Se ne parla sempre molto poco, ma tra gli atleti italiani si nascondono personalità forti e tenaci, sempre alla conquista d’imprese che sembrano impossibili. Nel ciclismo non ci sono solamente le classiche gare su strada o il cross country, ma anche altre discipline, come l’ultracycling, che vedono le donne italiane veramente forti a livello mondiale. Questo ce l’ha dimostrato Paola Gianotti, unica donna a partecipare alla Red Bull Trans Siberian Extreme 2015. Un’atleta polivalente che, nella vita, ha sperimentato il vero spirito di avventuriera nel mondo, ha assaporato le difficoltà dell’estremo e ha conosciuto angoli di paradiso terrestre. La curiosità di capire che cosa la spinga ad andare così oltre le forze fisiche ci ha permesso di intrufolarci, con qualche domanda, nella sua vita di donna-atleta. In Groenlandia Paola Gianotti ha pagaiato nei fiordi tra gli iceberg. Ma chi è Paola Gianotti? Piemontese, classe 1981. Laureata in economia e commercio, ho sempre fatto sport per passione e viaggiato da quando sono piccola. Per descrivere meglio chi sono ecco alcuni dei miei ricordi più emozionanti… In India sono finita intrappolata nei monsoni e dopo tre lunghi giorni sull’Himalaya tra piogge torrenziali, frane e inondazioni continue, il recupero da parte di un elicottero è stata la salvezza da un incubo infinito. Nel parco del Kakadu australiano ho cercato gli occhi dei coccodrilli di notte con la pila e ho attraversato la baia di San Francisco a nuoto partendo da Alcatraz. In Venezuela ricordo di aver provato il dolore maggiore della mia vita in un piccolo ambulatorio dove due medici mi toglievano senza anestesia le uova di pulce che si erano annidiate sotto la carne delle dita dei miei piedi. Una notte in una città del centro del Venezuela colpita da una pioggia tropicale con l’acqua alle ginocchia mi sono trovata da sola con un venezuelano che voleva sposarmi mentre io cercavo una soluzione per andarmene via. Sul Kilimangiaro ho ammirato le distese della savana dal tetto dell’Africa e in Groenlandia ho pagaiato nei fiordi tra gli iceberg, perdendomi nella bellezza di una natura selvaggia e incontaminata. I vermi raccolti e impanati nella foresta thailandese non erano molto saporiti, ma le persone che di notte mi lasciavano il posto sul treno per dormire erano favolose. A meno trenta gradi, nel penultimo campo dell’Aconcagua, a quasi 6.000 metri ho avuto un inizio di edema polmonare e ho vissuto la pesante rinuncia di un sogno: la cima del tetto d’America. Ho visto le onde infrangersi nel punto sud più estremo della Nuova Zelanda e mi sono trovata a meno venti metri in una grotta nell’oceano delle Galapagos a guardare negli occhi una decina di squali martello girare su se stessi. Ricordo ancora il vento del Chimborazo, uno dei vulcani più alti dell’Ecuador, tagliarmi la faccia e il fiato mentre cercavo di risalirlo a 5.000 metri in mountain bike. L’8 Marzo 2014 sono partita per il mio giro del mondo in bicicletta. Ho vissuto 29.430 km di emozioni sui pedali in 144 giorni. La vera passione per le due ruote è nata quando ho iniziato a fare triathlon. Era la frazione che preferivo. Durante i miei viaggi vedevo sempre tanti cicloviaggiatori con le borse che giravano per per il mondo con la bicicletta. Ho iniziato seriamente ad allenarmi pedalando quando ho deciso di fare il giro del mondo in bici. Le imprese portate a termine con successo e non I miei successi sono stati il giro del mondo in bici, l’attraversamento della Russia, la scalata del Kilimangiaro e l’aver attraversato in kayak le coste della Groenlandia. Invece devo ritenere un insuccesso il tentativo di scalare l’Aconcagua in Argentina, che segna come altitudine 7.000 metri, ma purtroppo non sono arrivata alla cima. Preparare sfide dure e lunghe Mi alleno tutti i giorni della settimana in base al tempo che riesco ad avere a disposizione. Seguo un’alimentazione equilibrata fatta di carboidrati la mattina e a pranzo, mentre la sera proteine e verdure cotte. Ma la parte più importante per affrontare sfide di questo tipo è la mente. Senza convinzione e determinazione non si arriva da nessuna parte. E soprattutto è necessario divertirsi e amare quello che si sta facendo, fatica compresa. Io lavoro sulle mie emozioni e sull’importanza di raggiungere i miei obiettivi. Le difficoltà di essere una donna atleta Spesso ti trovi a dover lottare contro preconcetti che vedono il ciclismo ancora prettamente maschile. Sicuramente gli sbalzi ormonali dettati dal ciclo non aiutano quando si è in gara o si affrontano sfide estreme. La Red Bull Trans Siberian Extreme 2015 Alla Red Bull Trans Siberian Extreme 2015 svoltasi a inizio agosto sono stata l’unica ciclista donna a parteciparvi e a concludere con successo la sfida che mi ero posta. La motivazione che mi ha dato forza per arrivare fino al traguardo è principalmente quella di credere molto in me stessa e nei miei obiettivi, quando mi metto in testa qualcosa difficilmente mi arrendo. Nei momenti di maggiore spossatezza e stanchezza pensavo che mi ero allenata tantissimo per arrivare lì e che non mi sarebbe più ricapitato di pedalare lungo la Transiberiana. Se ho un sogno, e quello per me era un sogno, penso sempre che possa essere realizzato, anche se sembra impossibile. Il ricordo più bello che porterò per sempre nel cuore è l’incontro che ho fatto con una signora di 74 anni russa che, sulla sua mountain bike, stava attraversando da circa 3 mesi la Russia… e il tuffo nel lago Bajkal. Amazing! Grazie al mio team, di cui non posso fare a meno, ho avuto il supporto necessario per raggiungere il mio obiettivo e inoltre grazie a Paolo Aste, ultracycler vicentino e il mio compagno di gara che in ogni momento difficile trovava le giuste motivazioni per non farmi mollare. Molte donne non conoscono il piacere di andare in bici, ovvio che per arrivare al livello di Paola Gianotti ci vogliano sacrificio e determinazione e non è da tutte… quale potrebbe essere una ragione per convincere più donne a provare l’ebbrezza di pedalare? Pedalare è libertà, sfida dei propri limiti, benessere e soprattutto conoscenza di luoghi e incontri con persone. Mentre si soffre in bici non si pensa alla prossima sfida, ma appena concludi la prova c’è solo gioia e ci si dimentica la fatica… La prossima sfida Al momento ho tante idee, ma ancora niente di preciso. 🙂 Segui le avventure di Paola Gianotti nella sua pagina facebook KeepBrave o visitando il sito ufficiale www.keepbrave.com.