Visita a Cinelli: la storia e lo stile di un brand iconico BiciLive.it 1 Ottobre 2021 Bike News Articolo sponsorizzato Siamo stati in visita da Cinelli (www.cinelli.it), probabilmente una delle case produttrici più dense di storia al mondo: in una calda mattina d’inizio estate io, Matteo, Claudio e Pietro ci siamo ritrovati fuori da un cancello dell’area industriale di Caleppio di Settala (MI). Nonostante abbastanza presto, l’atmosfera era già emozionante: eravamo tutti curiosi di cominciare la visita presso una delle case che, in un modo o nell’altro, ha catturato l’attenzione di tantissimi appassionati di biciclette in tutto il mondo. Ci accoglie all’ingresso Francesca Luzzana, aprendoci le porte dell’azienda e indirizzandoci verso l’ingresso degli uffici, dove appena varcata la soglia troviamo appeso al muro un cartello che recita “Welcome Bicilive.it” su uno di quei cartelli componibili in stile anni 60. La personalità di questo brand è molto marcata e la si percepisce in modo importante spostandosi nei locali in cui le idee del brand milanese iniziano a prendere forma per poi concretizzarsi nei modelli e nei progetti che la C alata porta puntualmente sul mercato. Un po’ di storia di Cinelli La storia dell’azienda inizia grazie a Cino Cinelli nel 1947, ciclista professionista in grado di porre nel 1943 la sua firma sull’albo d’oro della Milano-Sanremo. Cino tradusse in manifattura la sua esperienza maturata negli anni da corridore, cercando di portare innovazione e performance nel mondo del ciclismo. Sua la prima sella con scafo in plastica, la Unicanitor, così come il telaio Supercorsa, vero e proprio oggetto del desiderio dell’epoca. Cinelli rimase alla guida dell’azienda fino al 1979, anno in cui cedette l’attività ad Antonio Colombo che, intuendone il potenziale, decise di rilevare l’azienda per farla crescere e portare il suo estro nel mondo del ciclismo. Il giovane industriale non era nuovo a quest’universo, in quanto già presidente della Columbus, importante azienda specializzata nella produzione di tubi d’acciaio. Da questo sodalizio nacque la Cinelli che tutti conosciamo oggi, basata su design, lifestyle e competizione. La contaminazione artistica di Cinelli Antonio Colombo è un grande appassionato d’arte e questa sua passione non poteva che riflettersi sull’anima dell’azienda e sul suo modo ci comunicare nel mondo. Cinelli è un azienda atipica nel mondo del ciclismo il cui DNA porta al suo interno una comunicazione molto forte che talvolta sfocia nella provocazione. La bicicletta come testimonianza di perfezione tecnica, di trasporto ideale, un tema oggi più che mai attuale. Per Cinelli il ciclista non dev’essere un semplice essere umano che si muove grazie a una bicicletta, dev’essere portatore di un messaggio, testimone di una visione di movimento che trascende dal trasporto e si traduce in stile di vita. La Cinelli Laser decorata dai disegni di Keith Haring. Camminando per i corridoi dell’azienda è facile percepire quest’aspetto, nelle stanze e sui muri è pieno di rappresentazioni o d’installazioni scaturite da partnership con diversi artisti che testimoniano la voglia di esprimersi attraverso un mezzo che è diventato simbolo di un movimento urbano. L’opera più celebre probabilmente è quella compiuta da Keith Haring sulla Laser da inseguimento: l’artista statunitense infatti dipinse le sue celebri figure sulle due ruote lenticolari e un bambino che gattona sul lato sinistro del tubo orizzontale. Quest’opera divenne il simbolo del forte legame che Antonio Colombo ha creato tra arte e ciclismo e, di fatto, anche uno dei manufatti che meglio incarna i valori dell’azienda. L’archivio storico dell’azienda Dopo l’interessante visita agli uffici dove abbiamo potuto ammirare l’anima creativa e artistica di Cinelli, ci siamo spostati verso il magazzino al cui interno si trova anche uno showroom estremamente curato e pregno di storia del brand. Inutile evidenziare che per qualsiasi appassionato della casa milanese, questo magazzino rappresenta un luogo mistico in cui si può fisicamente camminare attraverso la storia di Cinelli, ritrovando tutte quelle creazioni che un tempo furono innovazioni e che oggi sono delle vere e proprie pietre miliari della bicicletta in Italia e, perché no, nel mondo. Anche per noi della redazione è stata una grande emozione poter visitare questo luogo e ritrovare bici che abbiamo sognato e pedalato da ragazzi, come per esempio la Rampichino per Claudio: questa è stata una delle prime mountain bike arrivate in Italia negli anni 80 (1985) che ha riscosso un grande successo e il cui nome ha definito per anni la disciplina della MTB tanto che ancora oggi c’è chi la chiama così. Claudio ne ha posseduto un esemplare acquistato nel 1989 e poi purtroppo venduto nel 2007 per comprare una biammortizzata. Tra le tante bici c’era anche la Hobootleg, antesignana dell’odierno gravel, icona di avventure in giro per il mondo ha senza dubbio catturato l’attenzione di Pietro che sogna da tempo un giro intorno al globo in sella a una bici. Anche il mio viaggio è stato particolarmente emozionante, cominciato con gli storici modelli di Laser per poi approdare alla Nemo: modello che ha catturato la mia attenzione specialmente nella configurazione scaturita dalla collaborazione con Zagato per festeggiare il centenario di entrambi i Brand (Colombo acciai e Zagato), una bici con telaio in acciaio interamente montata Campagnolo che non può lasciare indifferente un appassionato. La storica mtb Cinelli Hobootleg. Cinelli: dal passato al presente Percorso che non si è snodato solo attraverso storia e bici da collezionisti, ma in cui ho avuto anche il piacere d’imbattermi in produzioni moderne per alte performance, come il telaio Pressure in dotazioni al team Colpack, un esempio di come l’esperienza e la storia di Cinelli siano in grado di dar vita a creature ad alte performance pronte a dare battaglia nei gruppi di oggi. Non solo strada ma anche gravel: il brand ha sempre cercato di tracciare nuove strade o di percorre quelle già esistenti con una diverso approccio, difatti non poteva mancare un modello come la Zydeco, tributo allo stile musicale nato in Louisiana che prevede una contaminazione dello Swamp Blues con le tradizioni musicali locali. Il nome non è scelto a caso, vuole evidenziare l’anima di questa bici competitiva e stradista ma in grado di sporcarsi e “contaminarsi” nei sentieri sterrati. A testimonianza della modernità che Cinelli cerca sempre di coniugare alla sua storia, esiste anche una versione elettrica di questa bici, che noi di Bicilive.it abbiamo avuto il piacere di testare, la Cinelli Zydeco Electric Mud. La Cinelli XCR. Lo Showroom è un luogo estremamente accogliente che si pone a metà strada tra gli uffici e l’archivio storico presente nel magazzino, qui è possibile trovare alcune bici iconiche della produzione e alcuni accessori che contribuiscono al patrimonio artistico della casa. Infatti è presente un’installazione con tutti i cappellini da ciclismo scaturiti dalle collaborazioni con atleti e artisti, così come i nastri manubrio con grafiche caratteristiche spesso impiegati sulle bici Cinelli per renderle distinguibili a un primo sguardo. Muoversi all’interno di Cinelli ci ha permesso di percepirne in modo tangibile la storia e la passione che l’hanno sempre contraddistinta, una mattinata ricca di emozioni che ha dato modo di godere di alcuni degli oggetti più iconici della produzione meneghina. Vedere tutto sarebbe stato impossibile, ma la visita non ha deluso le aspettative facendo riaffiorare piacevoli ricordi a tutta la redazione. In questa visita abbiamo avuto modo di apprezzare la struttura di un’azienda e la sua volontà di farsi promotrice di una cultura della bicicletta a 360 gradi, un viaggio affascinante che meriterebbe un’altra tappa alla scoperta di molte altre novità ancora nascoste all’interno di Cinelli. Per maggiori informazioni sul brand visita il sito ufficiale Cinelli.