Il Giorno della Memoria è dedicato alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto, uno tra i momenti più tragici vissuti dall’umanità. Noi abbiamo voluto ricordare quei drammatici eventi attraverso l’opera caritatevole svolta da Gino Bartali (1914-2000), persona piena di coraggio e di amore verso il prossimo ancor prima che immenso campione di ciclismo.

27 gennaio, il Giorno della Memoria

La risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (1 novembre 2005) ha stabilito la celebrazione del Giorno della Memoria il 27 gennaio di ogni anno, in onore della liberazione del famigerato campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa (forze armate dell’Unione Sovietica), avvenuta il 27 gennaio 1945.

Qualche anno prima rispetto alle Nazioni Unite, la Repubblica italiana aveva già deciso di commemorare questo terribile evento, sempre nella stessa giornata, emanando gli articoli 1 e 2 della legge numero 211 (20 luglio 2000), intitolata: “Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti“.

La storia di Gino Bartali salvatore di numerosi ebrei

Gino Bartali, fino a pochi anni fa, era identificato esclusivamente come uno dei più grandi campioni nella storia ciclistica, fiero avversario di Fausto Coppi e, in modo un po’ epicizzato, salvatore della patria da una possibile guerra civile in seguito all’attentato subito da Palmiro Togliatti grazie alla sua rocambolesca vittoria al Tour de France 1948.

Ma… a un certo punto è stata fatta luce su alcune vicende riguardanti i periodi più cupi della seconda guerra mondiale e il nome di “Ginettaccio” è emerso in modo autorevole fra quelli che, ponendo a rischio la propria vita, hanno aiutato persone di religione ebraica durante i rastrellamenti nazifascisti.

Gino Bartali “Giusto tra le Nazioni” per lo Yad Vashem

Lo Yad Vashem, cioè l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah, ha dichiarato Gino Bartali “Giusto tra le Nazioni” il 23 settembre 2013 in onore del suo aiuto verso il popolo ebraico, avvenuto soprattutto fra il settembre 1943 e il giugno 1944.

Durante quel periodo, il vincitore di tre Giro d’Italia (1936, 1937 e 1946), due Tour de France (1938 e 1948), quattro Milano-Sanremo (1939, 1940, 1947 e 1950) e tre Giro di Lombardia (1936, 1939 e 1940), funse da corriere per un’organizzazione di salvataggio degli ebrei organizzata dal rabbino Nathan Cassuto e dal cardinale Elia Angelo Dalla Costa, trasportando documenti falsi nella propria bicicletta in modo che i perseguitati potessero fuggire verso lidi più sicuri.

Il campione toscano, a cui è inoltre dedicata una stele al Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, percorse migliaia di chilometri nascondendo quelle carte in modo che, durante possibili perquisizioni, non venissero scoperte.

Come ha ricordato la moglie Adriana, venne anche arrestato a Firenze dalla polizia fascista e fu imprigionato nel carcere di via della Scala per tre o quattro giorni, ma ciò non lo fece demordere e continuò così nella propria opera.

Per chi voglia saperne di più, consigliamo la lettura del libro “Gino Bartali, Mille diavoli in corpo” di Paolo Alberati (Giunti Editore, 2006) e concludiamo con il motto che lo rappresenta forse meglio: “Il bene si fa, ma non si dice!“.

Grazie Gino!

iscrizione newsletter

Iscriviti alla newsletter di BiciLive.it


Ho letto e accetto le Politiche di Privacy

A proposito dell'autore

Ha gareggiato per diverse stagioni nel mondo dell'atletica leggera come velocista prima di dedicarsi al ciclismo amatoriale. Grande appassionato di storia e di cultura sportiva, ha intrapreso la carriera giornalistica dopo la laurea in Lettere e ha fondato il team dilettantistico Fondocorsa assieme ad alcuni amici. In estate potreste trovarlo su Stelvio e Gavia, ma la salita non è proprio la sua specialità migliore.