La punzonatura, della bici, è una di quelle parole che nel ciclismo ormai non si usa quasi più. Una di quelle parole che sanno di bianco e nero, di Coppi e Bartali e di tubolari a tracolla.

Parole e ricordi che sanno di distacchi epici, di drammi di corsa e di tubolari cambiati al volo sul ciglio della strada. La Punzonatura, questa parola ormai semisconosciuta ai più e di cui il ciclismo si è servito per anni per indicare un’operazione tecnica, un rito, un appuntamento che da troppo tempo ormai non c’è più. In nessun modo si può essere più chiari e limpidi della prestigiosa Treccani che alla parola Punzonatura recita: “Nello sport del ciclismo, operazione ufficiale, prescritta in passato prima di ogni corsa, consistente nell’applicazione di speciali piombini al telaio e alle due ruote, affinché il corridore non possa (tranne che nei casi previsti dai regolamenti di gara) cambiare queste tre parti della bicicletta

Nei tempi del ciclismo moderno, di internet e di mille altre diavolerie, la punzonatura bici ha cambiato nome ed è diventata “verifica licenze”. Un appuntamento per soli addetti ai lavori: giudici di gara e direttori sportivi, a volte qualche sparuto giornalista. Solo in occasione dei grandi giri o delle classiche del nord e nemmeno in tutte, un minimo di tradizione è rimasta. Al Giro d’Italia“>Giro d’Italia, al Tour de France e alla Vuelta, il giorno precedente l’inizio della corsa è dedicato alla “presentazione delle squadre”.

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Un palco, uno speaker, i corridori e tanti tifosi. Sarebbe una ricetta semplice per far vivere la vigilia di corsa come Dio comanda. Una formula da resuscitare, rispolverare e tirare a lucido ancor di più in tempi di doping tecnologico. In tempi di presunti motorini, nascosti in ogni angolo a bordo delle bici dei campioni, atti ad aiutare le gambe, lo sforzo e la vittoria. I particolari che sono emersi da numerose indagini sono allarmanti, molto allarmanti. Motorini nascosti nei telai e forse anche nelle ruote, azionati con un bottone dal corridore stesso o via bluetooth addirittura dall’ammiraglia. Roba da fantascienza. Da geni del male, in questo caso male del ciclismo.

L’Unione Ciclistica Internazionale è corsa immediatamente ai ripari inserendo a stagione in corso un nuovo regolamento: il 12.1.013bis “Frode tecnologia”. Esso prevede ammende dai 19.000 ai 192.000 euro per i corridori e dai 96.000 ai 960.000 per i team. Per combattere i “furbetti del motorino” l’UCI ha messo in campo dapprima gli scanner, con cui venivano passate ai raggi X le bici dei sospettati. Il costo troppo elevato delle apparecchiature ha però suggerito il passaggio alle sonde, con cui i commissari nel dopo gara controllano le biciclette.

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La ricerca dei motorini ha mosso persino la magistratura con un eclatante blitz alla Milano Sanremo che ha scatenato accese discussioni tra i team manager delle squadre e i commissari per i modi non proprio cavallereschi utilizzati da questi ultimi, in un momento di sospetti e di inutili illazioni, perché non rispolverare “lei”? “Lei” che dopo tanti anni di penoso oblio potrebbe tornare in auge. “Lei”, la punzonatura, che potrebbe darci la possibilità di fugare i nostri dubbi e al tempo stesso far tornare un rito del ciclismo d’antan.

Perché non ripensare alla punzonatura bici in chiave moderna?

Perché non verificare a tappeto e quindi punzonare un tot di biciclette e ruote per ogni corridore? Perché durante quest’operazione non rendere i corridori primattori quali sono di un rito, una cerimonia quale la presentazione delle squadre? Perché non rendere le vigilie frizzanti e cariche di attesa come si addice ad eventi di così tale spessore sportivo? L’UCI si appresta a breve ad una riforma epocale del ciclismo.

Sarebbe bello e soprattutto auspicabile che i più alti dirigenti di questo sport lo riformassero partendo dalle sue radici più profonde e dalle sue tradizione, senza isterismi e inutili complicazioni.

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A proposito dell'autore

16 anni passati in sella a sfidare la strada, il vento ed il pavè. Ex ciclista professionista su strada adesso si dedica alla promozione del ciclismo attraverso il suo team. Bike test, training camp, lunghe pedalate vista mare sono ciò di cui si nutre quotidianamente.