Se fosse un corridore avrebbe un palmares inimitabile, irraggiungibile e incomparabile con le I tutte maiuscole

Da oltre 70 anni domina tutte le corse più importanti del calendario mondiale. Nelle ultime stagioni però, sarà per l’età, sarà per il tempo che passa, inizia a perdere qualche colpo e il futuro che gli si prospetta innanzi è del tutto incerto. Nonostante ciò il cavo o “cavetto”, diminutivo che per nulla sminuisce il suo prezioso lavoro, ci ha fatto frenare e cambiare, ci ha fatto accelerare e rallentare, ci ha fatto gioire e qualche volta anche dannare.

I tempi cambiano, le mode passano ma a volte s’impongono e fanno sentire il rinnovamento alle porte.

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Il cambio elettrico è già una realtà consolidata tra le squadre professionistiche di vertice e non. Shimano, prima azienda sul mercato a lanciare il cambio elettrico strada, ha già aggiornato il suo Dura Ace che nella versione 9070 si è ulteriormente alleggerito ed affinato. Campagnolo ha fatto lo stesso, allargando però la gamma a ben tre gruppi elettrici: Super Record, Record e Chorus. Sram sta testando addirittura il primo cambio wireless. In mezzo a tutta questa tecnologia il cavo sta tentando un’orgogliosa resistenza. I suoi estimatori hanno nomi altisonanti come Fabian Cancellara e Vincenzo Nibali. L’elvetico, nonostante abbia a disposizione tutta la complessa tecnologia Shimano, continua ad utilizzare il cambio meccanico, e nella passata stagione l’ha portato sul podio più alto del Giro delle Fiandre. Nibali ha vinto il suo primo Tour con un Super Record meccanico.
Il discorso cambia per il reparto freni, in cui il cavo non è ancora stato sostituito dal freno a disco, a parte una timida apparizione di un freno idraulico Magura sulle bici da cronometro del Team Garmin Sharp. L’Unione Ciclistica Internazionale è una buona alleata del ”cavetto” in quanto non ha ancora deliberato l’uso dei dischi in competizioni su strada. Sarà comunque questione di tempo. Forse un paio d’anni.

Il ”cavetto”, nostro invisibile quanto fondamentale compagno di pedalate, resisterà o sarà destinato come molti pensano ad un’anonima estinzione? Nel ciclismo su strada, dove il peso gioca sempre un ruolo fondamentale nel raggiungimento del risultato, riuscirà il freno a disco a diffondersi anche ai normali pedalatori oltre che ai campioni che vediamo in tv?
In un mezzo ecologicamente perfetto come la bicicletta hanno ragione di esistere batterie, fili elettrici e tubetti dell’olio in ragione del ”verde” cavetto? La direzione che stiamo prendendo è sicuramente quella di un futuro in cui la bici sarà un mezzo evoluto e tecnologico. Saprà adattarsi al nostro modo di pedalare, di cambiare e di frenare. Sarà forse in grado di prevedere il rapporto che vorremo usare appena la strada spiana o di alleggerirlo appena la pendenza diventa maggiore.

L’ago della bilancia, quello che misura il peso, pende al momento dalla parte di cavetto: la soluzione più leggera, anche per l’ambiente. Ma l’ago della bilancia, quello del mercato e dei fatturati non hanno ancora una direzione certa e saremo ancora una volta noi pedalatori/consumatori a deciderne le sorti.

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A proposito dell'autore

16 anni passati in sella a sfidare la strada, il vento ed il pavè. Ex ciclista professionista su strada adesso si dedica alla promozione del ciclismo attraverso il suo team. Bike test, training camp, lunghe pedalate vista mare sono ciò di cui si nutre quotidianamente.