“Il carattere del ciclista” (ed. UTET) è il titolo del nuovo libro scritto da Giacomo Pellizzari, storico autore su strada.bicilive.it. Dopo il successo ottenuto dal precedente volume: “Ma chi te lo fa fare? Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita” (Fabbri Ed., 2014), il nostro esperto di granfondo si è cimentato nella stesura di questa nuova opera dedicata al mondo del ciclismo.

Dal 19 aprile nelle librerie, la presentazione ufficiale avverrà mercoledì 27 aprile alle 19:30 all’Upcycle Bike Café di Milano (via Ampère, 59) alla presenza dell’ex ciclista Claudio Chiappucci e del giornalista di Sette (Corriere della Sera) Stefano Rodi.

Da dov’è nata l’idea e di che cosa tratta? A tal proposito, abbiamo posto alcune domande a Giacomo.

Il nuovo libro dello scrittore Giacomo Pellizzari intitolato Il carattere del Ciclista

La copertina del libro “Il carattere del ciclista” (copertina e illustrazione di Riccardo Guasco, progetto grafico di xxy studio) e la dedica dell’autore Giacomo Pellizzari a Bicilive

“Il carattere del ciclista”, il nuovo libro sul ciclismo di Giacomo Pellizzari

BiciLive: Ciao Giacomo. Innanzitutto, da dove è nata l’idea di pubblicare “Il carattere del ciclista”?

Giacomo Pellizzari: Ciao a tutti voi. “Il carattere del ciclista” era un progetto che avevo nell’incubare da un po’ di tempo. Mi immaginavo una carrellata di ritratti di ciclisti un po’ come i quadri di Andy Warhol, trattati cioè come icone pop. Colorate e allegre, come rock star. Ognuno immediatamente riconoscibile per qualche strano motivo, per una sorta di ingrediente magico, un X factor, capace di differenziarlo con immediatezza dal resto del gruppo. Non tutti i ciclisti ce l’hanno, è ovvio. E io ne ho scelti 14 degli ultimi 40 anni. Mi sono interrogato su che cosa potesse essere questo qualcosa che li ha resi speciali. Alla fine mi sono accorto che era il loro carattere. Ognuno dei 14 ciclisti ritratti in questo libro è un modo d’essere in cui chiunque si può riconoscere: c’è il guascone, il cocciuto, l’introverso, lo scriteriato, persino lo iellato. In fondo, il ciclismo è uno sport di fatica e nella fatica si torna umani. Sotto sforzo, viene fuori il nostro carattere: mentre soffri non ti puoi nascondere. Chi sei veramente, viene fuori. Da questo punto di vista, la bici è come l’alcol, uno straordinario strumento disinibitore. E in questo tra professionisti e amatori non c’è differenza.

BL: Perché hai scelto proprio quei 14 corridori?

GP: Difficile rispondere. O forse, semplicissimo. Perché sono quelli che ho amato di più. Per ciascuno di loro, ho provato, seppure per un solo momento, un sentimento di empatia. Mi sono sentito cioè come loro, umanamente e spontaneamente. Nei loro tic, nelle loro paure, nelle loro gioie. Perché sono tutti ciclisti che hanno saputo raccontare una storia. Ed è una dote rara. Quando capita, non puoi che amarli.

I campioni delle due ruote raccontati dallo scrittore Giacomo Pellizzari nel suo ultimo libro Il carattere del ciclista

BL: Tra questi 14, qual è il tuo preferito e potresti raccontarci un aneddoto su di lui?

GP: Uno preferito davvero non ce l’ho. Ripeto, li ho amati, per motivi diversi (a volte antitetici) tutti e 14. Aneddoti ce ne sono tanti, almeno due o tre per ognuno dei ciclisti ritratti. Potrei dirvi delle chitarre elettriche di Bradley Wiggins, o del Guttalax nella minestra di Beppe Saronni, o della bicicletta aerodinamica di Francesco Moser smarrita tra i bagagli di Linate, o di quella volta che Hinault fece a pugni con alcuni scaricatori di porto, oppure della Porsche vinta per scommessa da Peter Sagan. Ma non faccio spoiling. Vi toccherà leggervelo tutto.

BL: Grazie Giacomo.

GP: Grazie a voi.

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