Disfunzione erettile, infertilità e problematiche alla prostata e ai testicoli. Sono queste le principali preoccupazioni (di tipo urogenitale, almeno) dei ciclisti di sesso maschile. Ma quali sono i rischi reali?

Hanno provato a rispondere alcuni ricercatori inglesi con uno studio osservazionale trasversale analitico, condotto nel Regno Unito, in cui hanno analizzato uno specifico gruppo (5.282 ciclisti maschi over 50) per valutare eventuali correlazioni con disfunzione erettile, infertilità e cancro alla prostata.

Va subito notato che il gruppo in esame era composto da persone con più di 50 anni perché le possibilità di ammalarsi di tumore alla prostata aumentano sensibilmente da quell’età. Per lo stesso motivo, non è stato possibile valutare la prevalenza del tumore ai testicoli che, invece, colpisce prevalentemente persone sotto i 45 anni.

Il campione è stato quindi suddiviso in base all’attività settimanale (<3,75, 3,75-5,75, 5,75-8,5, >8,5 ore a settimana), senza però fornire dati sulla tipologia di allenamento. Sappiamo dunque solo per quante ore stessero approssimativamente in sella.

I dati raccolti sono stati aggiustati per gli eventuali fattori confondenti (cioè fattori che potevano essere la reale causa dei problemi) ed elaborati.

Questi i risultati

  • Non sono state riscontrate associazioni positive tra pratica regolare di ciclismo (anche in caso di elevato volume di allenamento) e disfunzione erettile, contrariamente a quanto suggerito da altri studi (effettuati però durante gare di lunga durata). È dunque possibile che allenarsi e gareggiare in bici aumenti il rischio di disfunzione erettile? Probabilmente sì, se si dovesse gareggiare sopra le proprie possibilità. Va comunque ricordato che la pratica regolare degli sport in bici ha un effetto protettivo sulla disfunzione erettile rispetto alla sedentarietà.
  • Non sono state trovate associazioni lineari tra allenamento in bici e riduzione della fertilità; pare che ci sia addirittura un effetto protettivo nel gruppo 3,75-5,75.
  • È stata però dimostrata un’associazione dose dipendente tra pratica regolare di ciclismo e cancro alla prostata, in modo particolare per i volumi di allenamento più elevati (> 8,5 ore a settimana).

Il test è stato realizzato dai ricercatori del Department of Epidemiology and Public Health e della Medical School alla University College London.

Se ho più di 50 anni devo quindi evitare di stare troppo tempo in sella?

Non saltiamo a conclusioni affrettate. Gli stessi autori fanno notare che, pur avendo tentato di eliminare il più possibile i fattori confondenti, ciò che hanno trovato è una semplice correlazione, non un rapporto causa-effetto.

Non dimentichiamoci, inoltre, che l’allenamento in bici non è tra i fattori di rischio per il cancro alla prostata, che sono, come riportato dall’AIRC:

  • Tra i non modificabili l’età, la familiarità, la predisposizione genetica (BRCA1, BRCA2, HPC1), alcune alterazioni ormonali (testosterone e IGF-1);
  • Tra i modificabili obesità, dieta ricca di grassi saturi e scarso esercizio fisico.

Come al solito, è probabilmente più dannosa la mancanza di esercizio fisico che l’esercizio fisico in sé, specie se fatto bene!

Continuate ad andare in bici

Anche se avete più di 50 anni. Ovviamente allenandovi in modo responsabile e adeguato alle vostre capacità e possibilità, gestendo bene l’alimentazione e garantendovi i giusti periodi di recupero. E, in caso di problemi alla zona perineale o di disfunzione erettile, rivolgendovi al medico per valutarne attentamente le cause.

Poiché il possibile meccanismo fisiopatologico identificato dagli autori riguarda i continui e ripetuti traumi alla zona perineale, la scelta della sella adeguata potrebbe avere una certa importanza nel ridurre il rischio di incorrere in problematiche urogenitali. A tal proposito, vi invito a leggere l’interessante articolo di Riccardo Tempo sulla scelta della sella per le bici da corsa.

II test PSA

Apro infine una piccola parentesi sul PSA, l’antigene prostatico specifico, utilizzato a volte nello screening del tumore alla prostata (a causa dei falsi positivi e del rischio di sovradiagnosi, l’esecuzione del test deve essere attentamente valutata con il proprio medico).

È stato suggerito da alcuni studi che la pratica di ciclismo possa aumentare temporaneamente i livelli di PSA. Ciò sembra confutato da una recente meta-analisi pubblicata su “Prostate cancer and prostatic deseases”, che suggerisce l’assenza di link tra ciclismo e aumento dei livelli di PSA. Gli autori concludono però rilevando la carenza di studi sull’argomento.

Vista la poca chiarezza, sembra che al momento il miglior consiglio per chi debba eseguire il test del PSA sia quello di astenersi per qualche giorno dalla pratica del ciclismo prima del test, per evitare falsi positivi.

Articolo realizzato per BiciLive.it da: Emanuele Pavesio

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