Il francese Arnaud Démare della Fdj si aggiudica l’edizione numero 107 della Milano-Sanremo con uno sprint da brividi nel finale. Ma i concorrenti lo accusano: “Prima si è fatto trainare dall’ammiraglia”.

Un nome che sa di salsedine e iodio, “De-Mare”, un uomo venuto dal mare, col vento nei capelli. Un vento buono e imbattibile, ma anche carico di dubbi. Arnaud Démare, 24 anni della Fdj, riporta la Classicissima di primavera in Francia 21 anni dopo il successo di Jalabert (1995). E lo fa con un’azione da grande campione, in poche centinaia di metri. Una vittoria a sorpresa, quanto bellissima e irresistibile. Ma piena di incertezze.

Nel dopogara sarebbero emersi infatti particolari inquietanti. Démare era rimasto vittima, con Matthews, di una caduta poco prima della Cipressa. Molti concorrenti, tra cui Matteo Tosatto, hanno dichiarato di averlo visto agganciarsi all’ammiraglia per rientrare in corsa.

Eros Capecchi ha poi rincarato la dose: “Ci ha superato a 80 all’ora, era attaccato alla parte destra dell’ammiraglia, ho visto benissimo. È una vergogna!”.

Particolare non da poco, se venisse confermato: l’aiutino gli avrebbe consentito di rientrare in fretta e arrivare “fresco” allo sprint finale. A differenza degli altri rimasti coinvolti, invece, che hanno dovuto sputare sangue per colmare il gap dovuto alla caduta.

Polemiche destinate a non spegnersi, episodio che sminuirebbe la vittoria del francese, per altro bellissima. I giudici di corsa non hanno potuto confermare le accuse dei corridori perché hanno dichiarato di non aver visto e di non poter dimostrare l’accaduto.

Arnaud Démare parte dall’esterno, si allarga e poi si accentra. È nettamente staccato dai primi, sembra impossibile che riesca a riprenderli con così pochi metri davanti. E invece ce la fa.
Pare vada in modo, metro dopo metro, spingendo un rapporto lunghissimo recupera ogni distacco e impone con impressionante sicurezza la sua supremazia assoluta. Schianta uno per uno Swift, Roelandts e Bouhanni (il “Pugile”, suo connazionale, e suo ex compagno di squadra, nonché grandissimo rivale).

La Milano- Sanremo numero 107 era stata fin lì piuttosto noiosa a dire la verità.

Soltanto l’italiano Fedi e poi il polacco Kwiatkowski avevano provato ad accendere la miccia sul Poggio. Ma nessuno dei due era riuscito a fare l’azione decisiva. Poi ci ha provato anche Cancellara, uno dei favoriti. Niente da fare anche per lui. Arrivo in volata in via Roma, as usual.

Negli ultimi 300 metri, un’altra caduta rovinosa, forse per inesperienza, del colombiano Gaviria compromette le chance di un altro favorito, il campione del mondo Peter Sagan.

Lo slovacco resta in piedi ma perde l’attimo decisivo. E allora ecco che mette il turbo Démare, l’uomo che non t’aspetti. Non guarda nessuno e tira dritto per la sua strada. Davanti a sé ha Bouhanni, Roelandts, Swift. Per lui sono come pupazzi immobili. Si accentra, li raggiunte e poi li schianta come un cecchino con le sue vittime. Nulla da fare. Si può andare a casa.

Uno sprint così è dieci e lode. C’è solo da applaudire. 

Consolazione italiana: Pozzato ottavo. Nibali (33° a 8”), buona prova: “Più di così non avrei potuto fare.”

Peccato vedere il ciclismo ancora al centro di polemiche e dubbi sulla sua regolarità. Episodi come questo non aiutano il nostro sport.

MILANO-SANREMO 2016 – ORDINE D’ARRIVO

1. Arnaud Démare (Fra, Fdj) in 6h54’45”
2. Swift (Gbr)
3. Roelandts (Bel)
4. Bouhanni (Fra)
5. Van Avermaet (Bel)
6. Kristoff (Nor)
7. Haussler (Aus)
8. Pozzato (Ita)
9. Colbrelli (Ita)
10. Trentin (Ita)

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A proposito dell'autore

Classe '72, scrittore, giornalista, blogger: le sue "Confessioni di un ciclista pericoloso" sono uno dei blog più letti dai ciclisti milanesi. È stato direttore editoriale di Bike Channel, il primo canale dedicato al ciclismo in onda su Sky ed è autore di 2 libri: "Il carattere del ciclista" (Utet 2016, in uscita nel 2017 anche in Olanda) e "Ma chi te lo fa fare – Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita" (Fabbri 2014). Socio di UpCyle, il primo bike cafè restaurant d’Italia, soffre di una dipendenza conclamata per le salite alpine sopra i 2000 metri.