Giro d’Italia 2015: 6 pensieri in zona Cesarini

Pensiero 1: We try harder

Instagram / Photocredit Giro d’Italia 2015


Il Giro d’Italia sorprende sempre. Forse proprio perché ha meno attese, meno pressione addosso rispetto al suo fratello maggiore, Le Tour de France. È più leggero, non ha niente da perdere. E alla fine, proprio per questo suo non aver niente da perdere, finisce che vince. Il Tour è un colosso, parte con tutti gli occhi puntati addosso, raccoglie ciclo-star che si allenano tutto l’anno solo per quello (e poi magari cadono e stagione finita), ha una potenza mediatica inavvicinabile e mezzi da mondiali di calcio. Eppure, forse proprio per questo peso eccessivo, spesso delude. Ci si aspetta il massimo, e arriva il minimo.

Il Giro, invece, è sempre il secondo, deve inseguire. E forse, citando un famoso pubblicitario americano, Bill Bernbach, essere secondi può trasformarsi in vantaggio. Perché, “ce la devi mettere tutta”, “We try harder”: solo così puoi sopravvivere. E alla fine magari arrivare anche primo. Beneaugurante.

Pensiero 2: La Montagna incantata

Instagram / Photocredit inve85


Ecco, se c’è una momento di questo Giro, una fotografia che ne immortala la bellezza, questa è sicuramente il Colle delle Finestre. Da brividi.
Penultima tappa: si affronta una salita devastante, che porta a quota 2.176 metri. E fin qui tutto normale, o quasi. Ma “il Finestre”, così come viene battezzato dagli amatori, ha una particolarità. Gli ultimi 7 km sono sterrati. Una pietraia lunare, con pendenze spesso a doppia cifra, e la ruota posteriore che affonda nella polvere. Roba da mozzare il fiato. Durante la tappa, la pietraia diviene un’enorme curva da stadio. Uno spettacolo nello spettacolo. Come se tanti astronauti fossero scesi sulla luna alla chetichella, durante la notte, per godersi l’allunaggio quello vero, che avviene il giorno dopo. Quello di Fabio Aru da Villacidro. Il colle delle Finestre diventa così la montagna incantata di questo Giro d’Italia 2015. Il luogo più bello e inospitale mai toccato dalla carovana rosa. Thomas Mann onorato. Sublime (nel senso kantiano del termine)

Pensiero 3: Polvere da sparo

Instagram / Photocredit woals1385


Il vincitore, e protagonista assoluto, nel bene e nel male, di questo Giro d’Italia 2015 è stato Alberto Contador. Lo spagnolo cade due volte, la prima si lussa una spalla e riparte, la seconda perde secondi preziosi e maglia rosa ma li riprende subito. Con gli interessi. Prima in una crono capolavoro di potenza, poi con un’impresa da grimpeur: sulla Montagna Pantani, il Mortirolo. Nella tappa dell’Aprica, con 5 GPM, rifila oltre 5 minuti in classifica generale al povero Aru. Distacchi d’altri tempi. Umiliato.
E poi? Poi capita che anche al pistolero finisca la polvere da sparo. Capita in un giorno di montagna, su a Cervinia. Ricapita però anche il giorno dopo, in cima alla Montagna incantata, Colle delle Finestre. A momenti perde tutto, il pistolero. O forse no: sa e controlla. Ma farsi recuperare più di 3’ dal diretto rivale, in due tappe, vuol dire una cosa sola. Che fai fatica anche tu e che per questo ci piaci di più. Umano, troppo umano.

Pensiero 4: Rolling Stone

Instagram / Photocredit ale_esposito_89


Ecco, se c’è una cosa che mi è rimasta impressa di Fabio Aru sono i suoi mitici labbroni. Una bocca così non la si era mai vista. Aperta da un orecchio all’altro sempre. Pronta a scoppiare in un pianto a dirotto quando perde. Pronta ad allargarsi di gioia quando vince. Anzi, stravince. Praticamente il logo dei Rolling Stones stampato in faccia. Questo sorriso e questa sofferenza sono il marchio di fabbrica più bello del ciclismo italiano di oggi. Il ventiquattrenne di Villacidro ci farà sognare, statene certi. La maglia rosa, lo sapevamo, era solo passeggera questa volta. Non era destinata a lui..
Era giusto che la prendesse il Pistolero. Giusto che se la tenesse, magari non troppo stretta, quello sì, fino a Milano. Per Aru tocca aspettare. Ma il gusto di aver messo paura al grande Contador, quello di aver dominato due arrivi in salita fin quasi a strappargliela, ci ha fatto sognare. Ne avessero messo un in più di arrivo in salita, chissà come andava a finire. Morale: Fabio Aru secondo e maglia bianca. E se i tratti somatici non ingannano, dallo sterno di Coppi alle orecchie di Pantani, con queste labbra avremo di che divertirci. Brown Sugar.

Pensiero 5: Dove vai se il Dream Team non ce l’hai?

Instagram / Photocredit tinkoffbank


Il Dream team doveva essere quello di Sky, quello del motor home di Porte e delle superdiete ipocaloriche per andar più forte in salita. Bene, non pervenuto.
Alla fine la supersquadra è stata l’Astana di Fabio Aru. Un dream team perfetto. Le manca solo la maglia rosa. Da chiedersi come sarà al Tour per il capitano Nibali. Speriamo non troppo stanca. La Tinkoff Saxo del magmatico, a volte persino incandescente, Oleg Tikov lascia invece molti dubbi sul futuro. Contador lasciato sempre solo, il che accresce i meriti dello spagnolo nella vittoria finale. Ma lascia anche molto perplessi sulle strategie di un team tanto decantato alla vigilia. Vero, Basso?
Tornando agli Astana, mica solo di Aru si vive. Landa, spagnolo come il pistolero, fa il numero all’Aprica, e sembra a guadagnarsi i galloni di capitano. Fabietto Aru se li riprende però con gli interessi a Cervinia nel giro di qualche ora. Competizione nella competizione. Affamati.

Pensiero 6: Squalo, se ci sei batti un colpo

Instagram / Photocredit chrisfroome


L’ultimo pensiero va a chi non c’era. Vero Wiggins? Ti avevano messo un crono di 60 chilometri per stuzzicarti, ma tu eri in altre faccende affaccendato. Ma vero anche Froome? Sicuro valga la pena puntare tutto e sempre solo sul Tour? Mica c’è solo il giallo di colore. Chissà che tu non ti possa divertire anche sul Mortirolo. Sempre che le tue gambe mulinino ancora come al Ventoux nel 2013. E tu, caro Quintana? Ci sei mancato tanto Nairo, chissà che sfida sarebbe stata con il Pistolero e il Labbrone. A te Vincenzo, non lo chiediamo neanche. Lo Squalo dello stretto lo teniamo ben chiuso in un cassetto, pronti a tirarlo fuori a lucido tra un mese. Dovrai fare i conti con un bel po’ di amichetti. Vero che sei pronto, ’Enzino? Stimolante.

iscrizione newsletter

Iscriviti alla newsletter di BiciLive.it


Ho letto e accetto le Politiche di Privacy

A proposito dell'autore

Classe '72, scrittore, giornalista, blogger: le sue "Confessioni di un ciclista pericoloso" sono uno dei blog più letti dai ciclisti milanesi. È stato direttore editoriale di Bike Channel, il primo canale dedicato al ciclismo in onda su Sky ed è autore di 2 libri: "Il carattere del ciclista" (Utet 2016, in uscita nel 2017 anche in Olanda) e "Ma chi te lo fa fare – Sogni e avventure di un ciclista sempre in salita" (Fabbri 2014). Socio di UpCyle, il primo bike cafè restaurant d’Italia, soffre di una dipendenza conclamata per le salite alpine sopra i 2000 metri.