Cominciamo il nostro viaggio all’interno del mondo dilettantistico con la giornata clou del periodo invernale: la domenica. Questo allenamento finalizza tutti i lavori della settimana e simula le condizioni di gara con lavori specifici fatti con la squadra al completo. Ma è molto più che un semplice allenamento…

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La sveglia suona presto e ci si prepara subito per partire. Fuori fa ancora freddo e dopo aver fatto colazione si preparano i panini con la marmellata da portarsi in allenamento. Durante il periodo delle gare anche a colazione è facile mangiare un piatto di pasta ma per fortuna durante l’inverno non è “obbligatorio”…

 

 

Sono quasi le 10 e i primi raggi di sole riscaldano questa fredda giornata invernale. Tutto è pronto quasi, le scarpe, il casco ed i “rifornimenti“. Ci si copre nel migliore dei modi: giubbino termico, calzamaglia, copriscarpe, guanti lunghi e fascia scaldacollo. Ma il metodo migliore per non raffreddarsi nella lunga discesa verso le sponde del lago è indossare l’antipioggia, almeno per i primi chilometri.

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Finita la fase della vestizione si passa al check della propria bicicletta: si controlla se la pressione delle gomme è corretta, se il cambio è regolato e se ogni particolare del proprio mezzo è perfetto. Ovviamente qualcuno trova qualcheinghippo e c’è bisogno dell’intervento di mani esperte per risolverlo alla svelta.

 

 

In queste prime pedalate dell’anno si gioca anche sull’altezza sella. Si parte qualche millimetro più bassi per poi andare via via più su e arrivare all’altezza ideale prima delle gare. Così si evitano problemi articolari e muscolari che i lunghi sforzi di inizio preparazione richiedono.

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Non rimane che montare in sella e utilizzare gli ultimi minuti di riunione con il ds per abituarsi alla temperatura esterna. Non importa per quanti giorni è stata pianificata la domenica, il giro che si andrà a fare sarà sicuramente più lungo e duro del previsto, soprattutto se in previsione dell’esordio stagionale. Ecco, forse è questo il primo momento in cui ci si sveglia davvero “dall’abbiocco” mattutino. Forza, in sella e… pedalare!

 

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La fase della partenza non mi è mai piaciuta e forse non mi piacerà mai. Complice il freddo, la lunga discesa per arrivare sul Lago di Garda e quella “non voglia” di pedalare che ti accompagna per i primi chilometri. Per fortuna le giornate di sole non mancano e appena la valle si apre e si cominciano a intravedere le sponde del lago è tutta un’altra storia.

 

In questo periodo dell’anno le strade che costeggiano il Garda sono quasi deserte e i turisti non si vedono ancora. A popolare questi paesaggi c’è invece un fiume di sportivi, primi fra tutti i ciclisti. Ci si ritrova tutti, dall’esordiente all’amatore più “attempato”. Tutti godono del clima mite e grazie al vento che soffia per tutto l’anno costante anche gli amanti degli sport acquatici a vela non mancano. Mi chiedo ancora come facciano a resistere in acqua con questo freddo per ore

Passano i primi chilometri e l’andatura si alza, si comincia con i primi saliscendi che riscaldano le gambe e le prime gallerie che caratterizzano la sponda bresciana del lago si fanno avanti. Neanche il tempo di sentirsi stanchi che il primo “piscè” è d’obbligo… con un panorama del genere come si potrebbe dire di no?

Ora è il momento però di aprire la manetta: arrivati a circa 20 chilometri da Riva del Garda ci si prepara per la simulazione della volata. Si comincia ad andatura medio alta “girando” in “doppia fila”, formando quindi due file, nelle quali una continua a sopravanzare sull’altra come in un continuo sorpasso per mantenere alta la velocità senza faticare. Si prosegue così fino agli ultimi cinque chilometri, momento in cui ci si mette in un’unica fila e ognuno prende le posizioni pre assegnate e “tira” a tutta manetta. L’ultima galleria, quella che si apre su Riva, è il traguardo di queste prove e ognuno da tutto quello che ha per arrivare alla massima velocità possibile negli ultimi 300 metri, quelli fondamentali per la volata.

Si ha solo il tempo di rifiatare finito questo primo lavoro specifico, arrivati nella parte più a nord del lago ci si trova ad affrontare la prima “asperità” di giornata, la salita che porta al lago di Tenno. Non molto difficile e dalle pendenze dolci è perfetta per tutti i lavori di forza e progressione tipici di questa stagione e anche per i velocisti non è troppo impegnativa.

Ricordiamoci però che ogni salita può diventare un inferno: dipende sempre dal ritmo e dalla velocità alla quale si affronta

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Arrivati in cima è tempo per il primo rifornimento: thè caldo o acqua nelle borracce, banane, crostatine o mele sono gli alimenti classici che rifocillano tutta la squadra. Questa prima pausa consente anche a coloro che sono rimasti attardati da forature o problemi meccanici di  tornare in “gruppo” e riprendere l’allenamento con gli altri.

 

E’ tempo di mollare i freni! La discesa dal versante opposto di Tenno, verso Riva, è veloce e spettacolare e guidando tra i tornanti e le curve veloci ci si dimentica delle fatiche che stanno per arrivare…

 

Rifocillati dal rifornimento e un po’ infreddoliti dalla lunga discesa non rimane altro che aprire di nuovo la manetta e ricominciare con i lavori specifici. Il ritorno verso Salò è tutto in salita anche se non lo si avverte così marcatamente. Ad aiutare c’è però il vento che soffiando da dietro alleggerisce la fatica sui pedali e fa tenere alto il passo. Per i più allenati si ricomincia con la doppia fila, mentre per gli altri ci si fa tirare dall’ammiraglia per un po’ di “dietro macchina”, sperando ovviamente che il piede destro del ds non schiacci senza pietà l’acceleratore su ogni strappo…

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La salita fino a Gargnano è l’ultimo scoglio per questa parte dell’allenamento e da qui in poi ci si rilassa per l’ultima fatica di giornata, i “giri della morte”. Il nome dice tutto, o niente. Tornati verso Salò, si passa dalle sponde del lago alla zona collinare della Valtenesi, terreno ricco di saliscendi e strappi “spaccambe”.

Ormai famoso in squadra, questo circuito passa dal vecchio castello di Padenghe e prosegue fino alla salita di Canale, che con il suo falsopiano culminante in un’ultima parte abbastanza ripida chiude il giro, non prima però di essere passati da altri mille saliscendi.

In sé questo anello di circa 12 km non è così duro da affrontare, ma arrivati in zona si scatena una vera e propria “guerra” e il clima diventa molto simile a quello in gara, con scatti e controscatti a tenere alta l’andatura. Menare!

 

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Poi c’è sempre qualcuno che a manetta ci va su una ruota sola..

Sono ormai passate alcune ore dalla partenza e i primi segni di stanchezza si fanno sentire, per fortuna nessuno perde la voglia di scherzare e finiti i “giri” ci si può rilassare per un momento, parlare con i propri compagni o andare all’ammiraglia per un rifornimento al volo.

 

Arriviamo quindi alle ultime fasi di questo allenamento: c’è chi arrivato faticosamente fino a qui si dirige verso casa, mentre chi ne ha ancora va ad affrontare l’ultima fatica della giornata, il San Michele. Superati i 150 km di allenamento, questa salita, seppur non impegnativa, si fa sentire. Ancora più duro è il rientro fino a Soprazocco. Finiti infatti i “giri della morte” bisogna tornare a Salò, arrivare fino a Gardone Riviera, salire a San Michele e poi tornare verso il ritiro salendo dal golfo.

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Ciliegina sulla torta è poi l’ascesa finale che porta fino al cancello di casa, un vero e proprio “muro” al 23% di pendenza che preferiresti fare a piedi piuttosto che pedalare, ma il ciclismo è anche questo. Per fortuna ad aspettare tutti c’è una doccia calda e un bel piatto di pasta… questo è solo l’inizio di una nuova lunga e dura stagione di gare

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A proposito dell'autore

Andrea Ziliani è un appassionato di ciclismo a tutto tondo. Corre su strada dalle categorie giovanili e da qualche anno anche in enduro. Appassionato di motori, fotografia ed ogni cosa che riguarda la meccanica e la velocità.